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25 aprile: “E’ giusto che i giovani siano critici con sè e con gli altri”

27 Aprile 2018

Buongiorno Direttore, mercoledì 25 aprile, purtroppo, per motivi di salute non ho potuto partecipare alla celebrazione in piazza, ma ho seguito sui media la giornata e tutte le polemiche nate dall’intervento fatto dallo studente del Bernocchi, Federico Volpi.

Non voglio entrare nel merito dei contenuti, delle parole e delle virgole dell’intervento di Federico, che ha tutto il mio supporto per quanto ha detto e per come lo ha detto, ma mi soffermo invece su quanto lei dice da “anziano” in merito a “come possono i giovani proiettarsi nel futuro, se hanno soltanto una visione tanto negativa di quello che li circonda?” Mi permetto, da anziano anch’io (siamo quasi coscritti), di dire che, onestamente, non vedo molta positività in tutto quanto ci circonda, anzi … Trovo invece positivo che finalmente un giovane sia intervenuto in modo così maturo e concreto, con un intervento aderente alle problematiche storiche e sociali odierne, che soprattutto – e ribadisco soprattutto – i giovani d’oggi devono vivere e subire.

Direttore, proprio perché i giovani si vogliono proiettare nel futuro nel modo migliore, devono essere critici e scomodi sia con se stessi sia con quanto li circonda. La realtà, che piaccia o meno, è quella che Federico ha spiegato nel suo intervento e non quella (commemorazione del 25 Aprile compresa) che invece da troppi anni ci somministrano e che tutti accettiamo senza battere ciglio. Il futuro è dei giovani ed è giusto che, combattendo, se lo costruiscano come vogliono.

Con affetto, cordiali saluti.

Rino Lattuada


(m.tajè) Che un anziano possa aver motivi e occasioni per valutare in maniera critica la società che lo circonda proprio per l'età (più o meno) avanzata, lo riteniamo scontato. Ma, chiedo a me stesso e all'amico Rino (auguri per guarire presto), come può un ragazzo tra i 16 e 18 anni, essere già così arrabbiato, come ha mostrato di essere Federico? Che ragioni avrà mai già avuto per manifestare tante criticità verso il mondo che lo circonda? Ha già toccato con mano il mondo del lavoro o quello del sociale, con esperienze tanto negative? Non potrebbe piuttosto aspettare e vivere con serenità questi anni giovanili e, poi, solo dopo dare un giudizio fondato su fatti più vissuti?

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