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Usura, incendi e spaccio: sgominata la banda dei “Draghi”

Marginale il ruolo del legnanese che faceva parte della banda - I ladri e usurai hanno seminato il terrore tra gli imprenditori del varesotto e comasco.

C'è anche un legnanese nella banda di ladri e usurai che hanno seminato il terrore tra gli imprenditori di Busto Asizio, Varese e anche dell'Alto Milanese. A fermare i delinquenti, che si erano soprannominati i "Draghi", è stata la Polizia di Stato di Busto Arsizio sotto la guida del pm Cardellicchio e D’Amico della Procura della Repubblica. I Gip ha emesso 13 custodie cautelari, otto in carcere e cinque ai domiciliari.

L'operazione "The Uncle" è stata spiegata oggi, giovedì 26 ottobre, dal vice questore aggiunto Franco Novati (nella foto) che tenuto un incontro stampa nella nuova sede del Commisariato in via Foscolo. Gli agenti hanno sgominato una vera e propria organizzazione criminale guidata da A. P., detto "zio Gianni", che agiva con il suo braccio destro, noto come il "Moro". Tra i delinquenti, che si è scoperto essere tutti noti alle Forze dell'Ordine, anche un castellanzese.

Marginale il ruolo del legnanese G.B., fermato solo per spaccio di sostanze stupefacenti. Due le vittime accertate dagli agenti che in questi anni hanno subito violenze e minacce di ogni tipo. I balordi studiavano nei particolari i loro piani di azione sia per estorcere denaro, sia per rubare nei capannoni di diverse ditte della zona, in particolar modo tra il Varesotto e il Comasco. Lungo l'elenco delle accuse: associazione per delinquere, estorsioni, usura, lesioni personali, incendi, fabbricazione, detenzione e porto di bottiglie “molotov”, furti in aziende, ricettazione, falsi documentali e appunto spaccio di cocaina (accusa, quest'ultima, pendente sulle sole spalle del legnanese).

La vasta operazione messa in atto dagli investigatori del Commissariato di Busto Arsizio e della Squadra Mobile della Questura di Varese è iniziata nel 2015, quando un imprenditore disperato ha deciso di denunciare i suoi aguzzini. L'uomo, con un'attività nella Valle Olona, ha raccontato ai poliziotti che in un momento di difficoltà ha chiesto un prestito a "zio Gianni". E da lì è iniziato il suo incubo: la somma di denaro dovuta, nell'arco di poco tempo è lievitata a dismisura, sino a superare i 200mila euro. Continui i pestaggi e le minacce subite dalla vittima, che non riusciva a sanare il debito. In un caso i balordi gli hanno spento addosso una sigaretta e in un secondo episodio hanno dato fuoco all'auto della sua compagna.

Neppure la denuncia presentata in commissariato ha fermato i "Draghi", che ha tentato di convincerlo a ritare ogni accusa. Stessa storia per la seconda vittima, un imprenditore di Busto Arsizio, aiutata dai poliziotti.

Parallelamente all'attività d'usura la banda, si organizzava per effettuare furti in diverse ditte del territorio. Oltre una decina i tentati e riusciti che portano la loro firma. Dalle intercettazioni è emerso che i delinquenti, appena individuavano il capannone in cui fare irruzione, affermavano «Qui ci torniamo di notte e lo abbattiamo».

I delinquenti progettavano e studiavano anche quali erano i giusti quantitativi di gasolio e benzina per poter costruire molotov efficaci da utilizzare per atti intimidatori. «Quando ci siamo io e te brucia tutto: arrivano i draghi – affermazioni intercettate dai poliziotti -. Servono almeno 30 litri di benzina e 70 di gasolio: la benzina fa la botta e il gasolio è più difficile da spegnere».

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 26 Ottobre 2017
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