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Dramma a Torino: il racconto di un legnanese

Un'altra testimonianza di un giovane presente insieme a don Davide Toffaloni, sacerdote di San Magno In piazza San Carlo, che paura!

In facebook, domenica mattina, la testimonianza di un legnanese in piazza San Carlo, insieme a don Davide Toffaloni, sacerdote della Comunita del Centro città, che, così sembra dai commenti pubblicati sulla sua pagina, sarebbe dovuto ricorrere anch'egli alle cure in ospedale. Un racconto drammatico. Il testo è stato scrtito da Tommaso Leotta.

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Dramma a Torino: il racconto di un legnanese 4 di 7

Sono parole vere e rispecchiano quanto ho nel cuore, purtroppo non sono riuscito a correre via dalla piazza, ma sono rimasto schiacciato nella folla, finché un gruppo di ragazzi non ha sfondato un portone in legno, e li molte persone sono state schiacciate letteralmente, per non aver visto un piccolo gradino: Eravamo tutti in piazza, tutti concentratati su come e su quando la Juve si sarebbe svegliata contro il Real Madrid.
All'improvviso una serie di rumori indecifrabili risuonano da qualche trentina di metri di distanza.
Si intravede poco o nulla.
Buio. 
Poi ancora il rumore.

Qualcuno grida "sparano" altri "è una bomba".
Da lì si precipita.
Ti trovi travolto da non so quante persone che corrono da tutte le parti. 
Ti rialzi e capisci che quello è il momento che mai avresti voluto vivere.

Spingi giù le persone, non guardi in faccia nessuno, pensi a guardare avanti e a correre.
Solo sopravvivere, solo correre.
Correre e correre.
Corri da una parte, poi senti delle urla e corri dall'altra.
Ho visto un padre che cercava di consolare una figlia che piangeva di disperazione. 
Decisi (anche se decidere era impossibile) di correre con loro.
Siamo entrati in un cortile e lì è cominciato il vero panico.
Bambini che piangevano, ragazze che urlavano, genitori in lacrime che chiamavano i figli.
Ogni rumore veniva preso per sparo.
Come nei film ci siamo chiusi dentro e ci siamo nascosti nei pochi portoni e garage che c'erano.
Abbiamo bussato disperatamente a molte case per diversi minuti e poi una famiglia ci ha fatti entrare…
Un tempo interminabile prima che si potesse tornare a ragionare con più tranquillità.
Ho cercato di aiutare una persona per strada e quella mi è svenuta addosso. 
L'ultima cosa che ho visto è stata l'ambulanza con l'elettroshock.
Abbiamo portato un nostro amico, che si era ferito alla gamba, dentro un carrello per tutta Torino alla ricerca di un ospedale.

Non ve lo racconto per fare scena.
Ve lo racconto perché, ora, ho paura.
Ho paura che quello che ho vissuto in una "semplice" serata possa risuccedere. 
Ho paura a pensare che in realtà non c'è stato nessuno sparo e nessuna bomba ma mi sono letteralmente cagato addosso lo stesso.
Ho paura ad immedesimarsi negli uomini e donne di Londra perché so, ora, cosa si prova. 
Ho avuta, per la prima volta nella mia vita, la paura di morire.

Spero che non avrete mai modo di conoscere questo terrore perché fa sentire piccoli e insignificanti.

Ma in tutto quel casino c'erano gli "eroi". Quelli che mentre tutti correvano si fermavano ad aiutare chi stava male.
Quelli che pensavano solo a rassicurare gli altri.
Con semplici gesti.
Quelli che fanno la differenza tra combattere e fuggire.
Tra combattente e codardo.

Quando sono tornato a casa e mi sono levato il sangue di altre persone che avevo ancora addosso, ho pensato a loro.

Ho una paura cane, ma c'è sempre QUALCUNO pronto a tenerti la mano.

Queste le foto della piazza dopo il panico. Direi che parlano da sole.

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 04 Giugno 2017
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