Un giovedì sera, venti donne intorno a un tavolo e una spaghettata. Potrebbe sembrare una serata come tante e invece è stata l'occasione per ragionare sulle problematiche affrontate dal movimento femminista Non una di meno. E' successo all'Arci Adua di Rho giovedì 2, quando le prime 20 rhodensi (tra cui una giovane donna di Sedriano) hanno deciso di mettersi – letteralmente – al tavolo e parlare del femminismo di ieri, ma soprattutto di quello di oggi e domani.

«Tra noi – ci racconta Paola Cassani, responsabile provinciale Arci per le politiche di genere e responsabile rhodense dello spazio donna del circolo di via Terrazzano – molte insegnanti e donne lavoratrici in diversi ambiti in un confronto tra femministe di ieri e femministe di oggi sui temi che riguardano l'educazione alle differenze di genere, sul problema sanitario in cui il diritto all'aborto è sempre più compromesso dall'obiezione di coscienza, la violenza di genere che colpisce una donna su 3, il patriarcato che incastra la donna in ruoli predefiniti dalla cultura dominante sessista».

L'evento organizzato a Rho rientra nel calendario degli eventi #nonunadimeno. Il suo obbiettivo era «quello di entrare in rete con altre donne, tra cui le donne migranti, e lavorare insieme per dare un segno visibile nella giornata dell'8 marzo, simbolo della festa della donna – spiega Paola Cassani, reduce dal summit bolognese di questo fine settimana del movimento Non una di meno, che ha richiamato oltre 1500 donne nella città delle due torri –, ma che diventerà data di sciopero dai ruoli di genere e dal lavoro produttivo delle donne, data di rivendicazione dei propri diritti sotto la voce LOTTO MARZO».