3 Novembre 2016

A proposito di…

“Quei monti azzurri che di qua scopro e che varcare un giorno IO mi pensava”: è difficile esprimere pensieri e quindi parole su un evento così devastante e prolungato nel tempo come il sisma che ha colpito il cuore dell’Italia, i monti Sibillini, le dolci colline, borghi e città dove la vita di comunità si trasmette di generazione in generazione. Ecco perché solo le rime di Leopardi rendono chiara e struggente quella bellezza e ci fanno capire quanto attaccamento a quelle radici esprimano di continuo i marchigiani tutti.

“Sempre caro mi fu quest’ermo colle…”: questo canto scritto dal Poeta e pubblicato la prima volta nel 1819, era custodito con altri manoscritti nel piccolo museo a Lui dedicato a Visso, un nome che ritorna spesso nell’elenco infinito, come quel Canto, di tanti borghi anche mai citati ma egualmente oggi in ginocchio. In ginocchio, non sconfitti, lo dobbiamo ripetere più volte poiché occorre ricoltivare la speranza così come occorre continuare a coltivare quelle terre ferite ma ricche di tante eccellenze. Gente dal buon carattere, Arte pregevole (scuole di Giotto e del Perugino), vie percorse da monaci operosi secondo la regola di San Benedetto, paesaggi che tolgono il fiato, cultura del buon cibo antico ma sempre nuovo: queste le Marche, che insieme alle altre regioni del centro, sono il cuore dell’Italia e d’Europa, forse (ahimè) da noi poco conosciuto. La fortuna di non avere vittime rispetto al sisma precedente di sicuro rincuora ma altrettanto dobbiamo abbracciare quei luoghi tutti, non dimenticarne nessuno affinché possano ritrovare e mantenere le proprie radici, la propria memoria guardando al futuro con fiducia.

Mabi Capocasa