Brexit: cosa attende l’Europa?
Giovedì 23 giugno ci sarà il referendum che deciderà se la Gran Bretagna uscirà dall'Unione Europea o se invece rimarrà dentro, pur con qualche privilegio...
"Nulla sarà più come prima, dopo la Brexit". Ne sono convinti l’ economista Rodolfo Helg e l’esperto di diritto internazionale Gaetano Vitellino che lunedì 20 giugno hanno tenuto una conferenza sul tema all' università LIUC di Castellanza. Un incontro incentrato sugli aspetti economici e giuridici in vista del voto per il referendum che il 23 giugno sancirà o meno l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Con loro il rettore dell’università, Federico Visconti.
I due professori (nella foto con la nostra stagista Simona Giuffrè, che firma questo servizio) si sono soffermati sui numerosi giudizi di esperti che sottolineano gli effetti disastrosi che la Gran Bretagna, e non solo, subirebbe se decidesse di uscire. Infatti, essendo un partner politico, economico e militare di una notevole importanza, le conseguenze soprattutto economiche sarebbero drammatiche mentre noi ci troveremmo a dover affrontare problemi politici.
"Il Regno Unito, entrato nell’Unione Europea nel ’73, uscendo – ha evidenziato Vitellino – si troverebbe nuovamente nella situazione in cui era quando si faceva promotore dell’EFTA (Associazione europea di libero scambio) di cui attualmente fanno parte Norvegia, Islanda, Lichtenstein e in una certa misura anche Svizzera. Nell’eventualità in cui vi entrasse, la Gran Bretagna si troverebbe a dover rispettare normative europee pur non potendo sedere al tavolo di chi prende le decisioni. Inoltre, da tenere in considerazione, è l’importanza e la necessità per il Regno Unito stesso della cooperazione con l’Unione Europea che infatti, da quando ne fa parte, ha fatto sì che il suo export salisse del 55%".
Come dice il titolo della conferenza “Nulla sarà più come prima”, ma tutto cambierà in qualsiasi caso, anche se alla fine, indipendentemente dal risultato del referendum, Cameron e il Parlamento inglese dovessero decidere di seguire lo schieramento “Remain” di cui il primo ministro stesso sembrerebbe far parte. Infatti a febbraio sono state fatte concessioni a Cameron in modo tale che lui potesse “tenere a bada” gli euroscettici, fra cui alcune molto importanti perché potrebbero creare asimmetrie all’interno dell’Unione Europea o potrebbero scatenare reazioni da parte di altri stati.
"L’eventuale vittoria al referendum della parte “Leave”, però, porterebbe anche al venir meno all’interno del Parlamento Europeo di una componente liberale quale quella inglese. La Gran Bretagna occupa una posizione pro-competitività che, se saltasse, preoccuperebbe la Germania che avrebbe un alleato in meno contro l’approccio burocratizzante della Francia che invece avrebbe da guadagnarne, diventando l’unica potenza nucleare europea", ha poi sottolineato Helg.
Da non sottovalutare è l’effetto a catena che la “Brexit” scatenerebbe. Dopo la Gran Bretagna numerosi Paesi potrebbero seguirne l’esempio; stati come l’Ungheria, la Polonia o addirittura l’Olanda potrebbero decidere di staccarsi dall’Unione portandola ad una sempre più totale disgregazione.
In tutto questo chi ha nelle proprie mani il potere di votare è il popolo. Ma le persone votano di pancia, non fanno i calcoli degli esperti, sono facilmente influenzabili da ciò che viene detto nelle trasmissioni televisive dove ormai viene chiamato a parlare anche chi non ne avrebbe le competenze, e a questo si unisce ciò su cui i Social network e i media puntano l’attenzione.
Non resta che aspettare fino a Giovedì 23 giugno, quando si decideranno le sorti, forse, dell’intera Europa.
Simona Giuffrè
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