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Operazioni più sicure: ospedale di Legnano all’avanguardia

Con il monitoraggio intraoperatorio, i neurologi sono accanto a chi opera per controllare e prevenire eventuali lesioni...

L'ospedale di Legnano tra le eccellenze italiane nel monitoraggio intraoperatorio, una pratica che vede il neurologo accanto al neurochirurgo in sala operatoria. La tecnica, iniziata più di 20 anni fa dalla dr.ssa Patrizia Perrone, primario di Neurologia, dal 2008 è diventata una pratica di routine. Una prognosi in tempo reale per evitare lesioni durante l'operazione. 

Non riuscire più a parlare, camminare, afferrare un semplice oggetto sono rischi possibili quando ci si sottopone ad un intervento complesso come quello al cervello o al midollo spinale, ma i progressi tecnologici in campo medico consentono da alcuni anni a questa parte di mettere in sicurezza, con un semplice macchinario, il paziente e chi opera. Tramite elettroidi ad uncino, il neurologo controlla sul monitor le tracce rilevate attraverso la stimolazione elettrica. Accanto alla dott.ssa Perrone, a parlare del funzionamento del monitoraggio anche Lucia Politini e Luca Chiveri, i neurologi alla guida del team di lavoro che raggruppa anche tecnici e anestetisti

«Grazie a questo strumento, donato privatamente all'ospedale nel 2008 al dott. Tonnarelli (allora primario), si cerca di ridurre il rischio di danno chirurgico consentendo a chi opera la massima precisione durante l'intervento, ma soprattutto la massima sicurezza del paziente» spiega la dott.ssa Perrone. In pratica, si cerca di tenere sotto controllo il malato per identificare la via chirurgica più sicura, monitorando la funzionalità di alcune strutture anatomiche che potrebbero venire compromesse, come la via motoria primaria che dalla corteccia cerebrale va al midollo e ai muscoli degli arti, la via sensitiva e l'attività corticale, oltre all'apparato sfinterico. I sistemi usati per il monitoraggio sono i MEP (potenziali evocati motori), i SEP (potenziali evocati sensitivi) e l'EEG (Elettroencefalogramma). 

Due le metodiche che recentemente sono state introdotte nel monitoraggio intraoperatorio: il mappaggio delle viti peduncolari nella patologia della colonna vertebrale e le tecniche per l'awake surgery, importante quest'ultima per i pazienti con lesioni vicine all'area del linguaggio, per cui nell'intervento si chiede all'operato, momentaneamente cosciente, di rispondere a semplici ordini. Il chirurgo in questo modo stimola con la corrente la zona determinata da preservare e la delimita per non andare a intervenire proprio in quel punto.

Da 2010 sono 500 i monitoraggi eseguiti, soprattutto in Neurochirurgia ma anche in Ortopedia: il successo in ognuno di questi si è potuto constatare nel post-operatorio, ma non solo. L'ospedale di Legnano si colloca tra i pochi centri ad utilizzare la tecnica ad alto livello (insieme a Bergamo, Verona, Torino, Firenze, Udine e Genova) e proprio i neurologi del nosocomio cittadino vengono chiamati fuori sede per insegnare a praticare il monitoraggio. Un riconoscimento nazionale inoltre riempie di soddisfazione il primario di Neurologia e direttore del dipartimento di Neuroscienze ASST Ovest. 

Redazione
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Pubblicato il 29 Marzo 2016
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