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“Ho rivisto mio padre tra i prigionieri di guerra, un’emozione!”

8 Gennaio 2016

Gentile direttore, Le scrivo per condividere con i lettori di Legnanonews l'emozione che ho vissuto nel rivedere l'immagine di mio padre defunto, il legnanese Giuseppe Arini, tra le pagine del Corriere della Sera.

Lo scorso 30 dicembre, leggendo il quotidiano mi sono soffermato sull'articolo culturale dedicato a "Giuseppe Berto: lezione dantesca per i prigionieri".  Nella foto centrale, insieme ai  prigionieri italiani detenuti nel campo di Hereford nel Texas, c'era anche mio padre. Nella foto, il terzo da sinistra. Era lì, in fila, con la divisa, la mano appoggiata al filo spinato e lo sguardo rivolto all'obbiettivo. Non riesco a spiegare l'emozione che ho provato in quel momento: non avevo mai visto una sua fotografia in guerra e, pur conoscendo i racconti di quel periodo trascorso tra l'Africa e gli Stati Uniti, è stata per me, e per la mia famiglia, una enorme sorpresa. 

I soldati italiani furono costretti alla resa nel maggio del '43, in Tunisia. Mio padre fu tratto in arresto dagli inglesi e poi "venduto" agli americani che lo condussero nel campo di concentramento texano. Con lui c'era anche Giuseppe Berto, membro della camicie nere. Ebbe modo di conoscerlo e dopo la pubblicazione de "Il Male Oscuro" gli scrisse una lettera alla quale non ricevette mai risposta. Giuseppe Berto, coerente alla sua appartenenza politica, rimase nel campo di concentramento; mio padre firmò per la collaborazione e fu mandato a Detroit a fare il traduttore. 

Nel periodo della sua prigionia in America, Giuseppe Arini ha riportato in un diario le ultime fasi della ritirata italo-tedesca in terra d’Africa, da lui vissute in prima persona. Il diario, trascritto a macchina, è ora disponibile anche on line sul blog del  professore Giancarlo Restelli, grande appassionato di storia locale. 

Franco Arini

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