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Tifosi violenti: chiudiamoli davvero gli stadi e andiamo a giocare all’oratorio

10 Novembre 2015

Buonasera direttore vi seguo dall’inizio della vs. avventura e per la prima volta mi trovo a dover segnalare un “fastidio” che ho avuto leggendo l’articolo sui fatti di cronaca durante RESCALDINESE – DAL POZZO.

Ritengo non corretto definire il campionato di Terza Categoria poco più di un torneo dell’oratorio.

Non lo trovo corretto per i giocatori di tutte le squadre che vi partecipano siano esse in testa alla classifica o all’ultimo posto.

L’entusiasmo, l’impegno che ciascuno di loro (prima che giocatori sono lavoratori, mariti, fidanzati, genitori)  ci mette nelle sere (e l’inverno assicuro fa freddo), durante gli allenamenti  e la domenica nella partita, ma soprattutto il sacrificio di serate e domeniche rubate alla famiglia e al riposo dopo una giornata di lavoro, non sono da sottovalutare.

Senza poi aggiungere quelli come me che neppure ci vanno in campo a correre dietro a un pallone.

Grazie per l’attenzione

Aldo Banfi


Prima di rispondere al lettore, anch'io manifesto un "fastidio". Perchè, mi chiedo, bisogna leggere a tutti i costi qualcosa che non ho mai scritto e neppure pensato?
Non ho mai voluto svilire l'impegno sportivo, sociale, umano, aggregativo di alcuno. Ho definito invece il campionato di Terza categoria poco più di un torneo all'oratorio, perchè, tecnicamente, è così! E sfido chiunque sappia di calcio a pensarla diversamente. 
Il riferimento era piuttosto diretto all'evento spropositato accaduto a Rescaldina. Infatti, che calcio è quello che già in Terza categoria induce i tifosi a riunirsi in gruppi ultras e a indurre uno di loro ad aggredire, senza motivo, un militare?
Se il calcio è già malato nella categoria più bassa, chiudiamoli davvero allora tutti gli stadi e andiamo a giocare all'oratorio, l'unico posto dove il pallone rotola solo per sport e con quello spirito segnalato proprio dal nostro lettore.

marco tajé

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