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Riforma sanitaria regionale: l’opinione di Farioli

Il sindaco sottolinea come sia tuttora necessaria ripensare ad un'adeguata offerta di competizione pubblico-privata...

Di seguito il testo della lettera che il sindaco Farioli ha inviato oggi a Fario Rizzi, relatore della legge di evoluzione della riforma sanitaria, agli assessori regionali Mario Mantovani e Maria Cristina Cantù e ai consiglieri regionali della Provincia di Varese.


“E’ ovviamente con particolare attenzione che, in uno con le forze consiliari e politiche della Città, seguiamo l’ormai perfezionato progetto di legge che in queste settimane è sottoposto all’attenzione dell’aula consiliare.

Come noto, sin dalla fase matura dell’applicazione della legge 31, di cui l’odierno progetto di legge costituisce processo evolutivo, la comunità di Busto Arsizio, il suo ospedale e l’intero distretto del basso varesotto e dell’altomilanese si sono più volte interrogati sulle modalità, non solo burocratico-organizzative, con cui dare una sempre più efficace risposta al diversificato bisogno socio-sanitario.

Non sarà certo passato sotto silenzio, né sfuggito agli attori della politica regionale che le consolidate eccellenze sanitarie del territorio, la diversificata e plurima offerta di prestazioni ospedaliere pubbliche e private di cui l’asse del Sempione e l’area Malpensa sono ovviamente particolarmente ricche, il decollo del nuovo ospedale di Legnano, abbiano sottoposto alla classe dirigente la necessità di ripensare un’adeguata offerta in proficua competizione pubblico-privata.

E’ da qui che nacque nell’ormai lontano 2006-2007 l’ambizioso progetto, allora condiviso, almeno negli obiettivi, di semplificare la gestione delle aziende ospedaliere con un’unica azienda tra Busto e Gallarate e la prospettiva di realizzazione di un nuovo moderno ed efficiente ospedale.

Oggi è di tutta evidenza che l’evoluzione della riforma sanitaria che, giustamente, di fronte alle nuove necessità di rispondere alla diversificata domanda, si prefigge una maggior integrazione dell’ospedale con il suo territorio e conseguentemente ipotizza delle AST che pongano ancor più al centro il prendersi cura con una coerente unità di percorso d’accompagnamento pre e post ospedale, ripropone, senza negarle, le motivazioni che allora suggerivano tale impostazione. Ovviamente in un’ottica riveduta e corretta.

L’ipotesi base con cui il progetto di legge è stato licenziato dalla commissione e proposto al dibattito d’aula pareva tener conto di una equilibrata suddivisione territoriale e certamente in linea con la baricentricità che nel corso di questi anni ospedale, amministrazioni, piani di zona e territorio avevano e hanno consolidato.

Leggo e leggiamo oggi di una serie di ipotesi emendative che, da un lato ridisegnerebbero la proposta base, dall’altro porrebbero sul piatto una diversa destinazione e anche natura dei diversi presidi, con l’ipotesi sempre più avallata del mantenimento di una azienda ospedaliera che faccia perno sul forte legame con l’Università dell’Insubria.

Non sta a me né certamente ai sindaci e alle istituzioni locali sottolineare o manifestare ipotesi privilegiate rispetto ad altre. Mi corre però l’obbligo di risottolineare come sia indispensabile che, le pur legittime, anche se parziali rivendicazioni di campanile, di parte, oppure di preoccupazione personale, non facciano premio rispetto all’ambizioso obiettivo che il progetto nel suo complesso si pone.

E’ per questo che, affidandomi alla capacità di lungimirante ed equilibrata sintesi dell’aula consiliare, mi permetto sommessamente di sollecitare particolare attenzione ai percorsi attuati con coerenza negli ultimi anni ed in collaborazione costante con le Amministrazioni del basso varesotto, della Valle Olona, del gallaratese e dell’area di Malpensa.

E’ quindi nostra intenzione continuare sulla strada tracciata che ha, come noto, consentito una sempre più integrata azione tra l’ospedale per acuti e presidi territoriali di prevenzione, appoggio, cura e sostegno (vedi Casa della Salute di Borsano in cui il 14 settembre avrà tra l’altro ufficialmente il via il servizio di odontoiatria sociale) e che vede il distretto di Busto Arsizio baricentrico, strategico e funzionale a un sempre più efficiente utilizzo delle risorse economiche, finanziarie e professionali.

L’istituzione dell’azienda ospedaliera di Varese non ci vede certamente contrari, né vediamo in tale ipotesi alcun ostacolo al disegno di una prospettiva di crescita, di sviluppo e di garanzia per l’intero nostro territorio. Ciò che invece seriamente temiamo è che una non adeguata regia di insieme possa bloccare o pregiudicare le progettualità in essere coerenti alle diversificate domande socio-sanitarie.

L’integrazione e le specificità ospedaliere e territoriali oggi offerte anche nel combinato disposto dei presidi di Busto e di Gallarate (a meno di 5 km di distanza l’uno dall’altro e per di più insediati in un contesto urbano, da un lato unico ed omogeneo, e dall’altro fortemente condizionante il loro ampliamento o la loro ristrutturazione) ci suggeriscono di proseguire sulla strada tracciata, certi che così facendo il presente potrà essere meglio reso efficace ed il futuro non pregiudicato da un eccessivo condizionamento tra le eccellenze dell’alto varesotto e del comasco e quelle sempre più significativamente ambiziose dell’area metropolitana.

Resto ovviamente a disposizione per ogni ulteriore collaborazione o approfondimento si ritenga opportuno e confido, anche sulla base delle personali conoscenze, che le scelte che verranno poi adottate siano le più rispondenti al decollo di una evoluzione che so essere animata, come direbbe l’amico Luca Marsico, dal guardare la luna e trovare un’adeguata risposta e non il dito su cui si soffermerebbero gli occhi distratti dei non saggi”.

Redazione
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Pubblicato il 22 Luglio 2015
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