Festa dei Migranti: la speranza per un mondo migliore
La giornata multietnica ha visto la presenza di numerose comunità straniere attive sul territorio e del console ecuadoriano...
"Un mondo che va costruito giorno dopo giorno". Fatima, energica e sorridente, ha così manifestato il senso della festa "Fratelli Migranti" che sabato 11 luglio si è tenuta al Cps (Centro Psico Sociale) di Legnano. Una quarta edizione in cui si è puntato sulla condizione della donna nel mondo e sul tosto argomento dell'immigrazione che chi, come Fatima, sa cosa significa concretamente lasciare il proprio paese in cerca di speranza, ha cercato di spiegare le proprie emozioni e speranze.
La festa è stata organizzata dall'Associazione ecuadoriana, con il patrocinio dell'Azienda Ospedaliera di Legnano, di Regione Lombardia, del Comune di Legnano e del Consolato dell'Ecuador.
Presenti il console ecuadoriano Jorge Moreno, il dottor Pierluigi Castiglioni, primario del reparto di psichiatria a Legnano, insieme al collega, il dottor Davide Maravita, la consigliera comunale del PD Monica Berna Nasca e Mabi Capocasa presidente della Casa della Volontariato.
La giornata multietnica ha visto la presenza di numerose comunità straniere attive sul territorio, per la maggior parte di paesi sudamericani, con al centro la tematica della creatività femminile: si sono infatti potute degustare delizie gastronomiche e piatti esotici, allietati da gruppi di musica e danza.
Tra le attività presenti anche Il Circolo Santa Teresa Mazzafame e il laboratorio "L'isola che non c'è", grazie alle quali si è potuto scoprire originali manufatti artigianali prodotti dalle persone che frequentano il servizio di Salute mentale. E poi ancora Youssra e Mariam dell'associazione GMI (Giovani musulmani italiani): nata nel 2001, GMI «ha lo scopo di far capire – spiegano le due ragazze – che l'identità religiosa e nazionale possono essere facce della stessa medaglia. Vogliamo cercar di far sentire a proprio agio l'italiano musulmano e far capire che l'Islam non è come i media raccontano».
Manuela Zoni
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