Quando la burocrazia frena i piccoli imprenditori agricoli
E' finito in commissione edilizia la richiesta di realizzare serre e una fattoria didattica all'interno di un orto biologico...
«Si parla tanto di incentivare l'imprenditoria agricola tra le nuove generazioni, ma quando queste accettano la sfida, la burocrazia si mette contro di loro». E' amaro lo sfogo dei titolari di un'azienda agricola rescaldinese che ha deciso di investire nella coltivazione biologica.
Dopo avere investito in un'area agricola facilmente raggiungibile dalle scolaresche, hanno iniziato a piantare insalata, pomodori, melanzane e zucchine seguendo rigorosamente il ritmo delle stagioni. Con il solo passaparola hanno iniziato a vendere a parenti, vicini ed amici, cassette colme di frutta e verdura a chilometro zero. La clientela è aumentata, così come le mamme e i papà che portano i figli nell'orto per mostrare come crescono i vegetali che ogni giorno trovano nei piatti.
Tutto bello. Fino a quando la coppia non ha deciso di consolidarsi con un piccolo deposito con ricovero per due cavalli e una casetta in prefabbricato con bagni accessori, zona lavaggio e stoccaggio, e pannelli fotovoltaici per scaldare la serra e fare crescere i prodotti anche in Inverno. L'obiettivo è quello di dare vita ad una fattoria didattica coinvolgendo i bimbi della città. Dopo avere presentato tutte le pratiche e i progetti del caso è arrivato, però, a distanza di molto tempo, il diniego da parte dell'ufficio tecnico comunale che si appella all'articolo 26 del Ptcp della Città Metropolitana, articolo che non consente costruzioni isolate in aree isolate. Il Pgt comunale, antecedente al Ptcp, non pone al contrario veti di questo genere. Da qui la "battaglia" legale. Secondo i proprietari, il terreno non è isolato e la norma non può essere applicata senza l'aggiornamento del Pgt, mentre per l'ufficio tecnico la norma del Ptcp provinciale è prevalente e prescrittiva rispetto al Pgt e, di conseguenza, non può essere ignorata
Quello che i titolari dell'azienda trovano inaccettabile sono i tempi di risposta, arrivati in ritardo, oltre ad alcune inconcruenze: «Il comune di Rescaldina secondo il PTCP non ha un centimetro di area agricola strategica – spiegano i titolari dell'azienda di orticole – nel contesto dove vorremmo continuare a lavorare sono insediate altre aziende agricole, allora la domanda sorge spontanea ma il Comune non doveva verificare la corrispondenza del PTCP con la realtà del territorio comunale?»
«Conosciamo tutti la lentezza dell'ufficio tecnico comunale – spiega il sindaco di Rescaldina, Michele Cattaneo – ma le regole sono regole, questo non è un problema politico ma tecnico e saranno i legali a confrontarsi sul tema. Non posso fare altro che sollecitare i nostri tecnici nelle procedure». Il caso è stato discusso in commissione edilizia insieme all'ampliamento di Auchan e dopo avere sentito la proprietaria del terreno i membri della commissione hanno chiesto di sentire l'ulteriore parere della Provincia (attuale Città Metropolitana).
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.