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Salviamo il Paesaggio Casorezzo e la discarica dell’amianto

Il Comitato pone alcuni interrogativi sui rischi per il territorio...

Riceviamo e pubblichiamo:

Dall’11 marzo si aggiunge un altro edificante capitolo alla già lunga e complicata storia della cava estrattiva tra i comuni di Busto Garolfo e Casorezzo: la ditta Solter ha infatti presentato le sue
contro-osservazioni al preavviso di diniego al progetto di discarica di rifiuti contenenti amianto (RCA). Com’era prevedibile non si tratta in realtà di semplici osservazioni , ma di un vero e
proprio nuovo progetto per cui l’amianto verrà concentrato in un unico lotto, con un perimetro ridotto rispetto al progetto originario. Questo dovrebbe bastare a superare il vincolo ostativo della distanza dal centro abitato di Busto Garolfo , motivo del preavviso di diniego espresso dalla Conferenza dei servizi istruttoria del 13/01/2015.
Non sarà che l’inopportuna dilazione dei termini di legge concessi dalla struttura regionale competente (dirigente D.Sciunnach) avesse proprio l’obiettivo di dare il tempo necessario alla Ditta di rifare i conteggi e i disegni in questo senso? Lo abbiamo chiesto ripetutamente e per tempo a tutte le Amministrazioni, ma abbiamo ricevuto solo una arrogante risposta del funzionario Sciunnach che parlava di ‘normale prassi’.
Abbiamo anche informato i livelli politici (Presidente Maroni, Assessore Terzi, Presidente Consiglio regionale Cattaneo, Presidente VI Commissione Marsico) : “Siamo rimasti alquanto allibiti da questa risposta, ma non disponendo delle adeguate competenze giuridiche abbiamo consultato l’Enciclopedia Treccani che definisce ‘PRASSI’ come “Procedura abituale, consuetudine nello svolgere una determinata attività, specialmente con riferimento ad attività regolate solo da norme generali e incomplete, non codificate in una legge o in un regolamento “ . Dalla definizione si deduce quindi che non può esistere una prassi che non rispetti dei precisi termini di legge, quali sono previsti nella fattispecie dall’ Art. 10-bis comma 1 della L. 241/1990, benché l’interpretazione della norma possa non essere univoca e la giurisprudenza a riguardo possa considerare il termine di 10 giorni non perentorio. Comprendiamo inoltre l’intenzione del funzionario responsabile del procedimento di tutelare l’Amministrazione rispetto a possibili ricorsi legali da parte del Proponente, ma da cittadini residenti nel territorio interessato al progetto e assolutamente contrari allo stesso (come espresso dettagliatamente nelle nostre motivate osservazioni presentate alla conferenza dei servizi) intendiamo con la presente segnalarVi una possibile irregolarità procedurale operata da un Dirigente che, mediante una discrezionale forzatura della legge, potrebbe portare ad un sostanziale stravolgimento di quanto stabilito dalla Conferenza dei Servizi. “
Abbiamo avuto purtroppo ragione.
Ci ha risposto solo la Segreteria particolare del Presidente del Consiglio Regionale, Raffaele  Cattaneo: “Il Presidente ha appunto ricevuto la vostra informativa e vi ringrazia per avere portato alla nostra conoscenza i fatti descritti, cosa utile per potere avere la massima attenzione nei confronti del territorio.”
Ma altre domande sorgono insistenti:
1) Perché le Amministrazioni comunali direttamente interessate come quella di Busto Garolfo non si sono fatte sentire , accontentandosi di assistere passivamente agli avvenimenti e alle decisioni degli uffici regionali?
2) Perché le altre Amministrazioni comunali dei Comuni del Parco del Roccolo non hanno ancora espresso la loro contrarietà al progetto con atti deliberativi , ma solo con chiacchiere vuote finalizzate ad imbonire le popolazioni?
3) Perché la fantomatica ‘commissione intercomunale’ non ha ancora prodotto delle proposte operative efficaci al fine di bloccare il progetto di discarica di amianto?
4) Perché è in atto una campagna di disinformazione della popolazione sui reali rischi (sanitari, economici, ambientali) che stanno correndo soprattutto i circa 35.000 cittadini di Casorezzo, Ossona, Inveruno, Parabiago e Arluno?
Noi riteniamo che i documenti presentati da Solter srl non siano delle contro-osservazioni bensì un nuovo progetto e quindi che Regione Lombardia debba rigettare definitivamente la richiesta di autorizzazione alla discarica di amianto. Se così non succederà e gli atti saranno considerati delle
osservazioni atte a superare il criterio ostativo sollevato dalla conferenza dei servizi, sarà indispensabile ricorrere al TAR perché si esprima rispetto ad una sicura irregolarità nella procedura e in tal modo blocchi il procedimento.
Infine, come abbiamo chiesto pubblicamente e a gran voce durante le poche riunioni e assemblee pubbliche convocate sull’argomento, chiediamo che questa vicenda diventi un volano per
ridiscutere le modalità di smaltimento dell’amianto in Regione Lombardia. Sappiamo tutti quanto sia indispensabile la sua rimozione , ma il conferimento in discarica non può e non deve essere la soluzione unica. Perché è uno stoccaggio definitivo e non temporaneo (in attesa dello sviluppo di
tecniche sicure per la sua inertizzazione), perché sarebbe completamente in mano ai predoni mafiosi del movimento terra di cui purtroppo conosciamo l’assoluto disinteresse rispetto ai beni comuni e alla salute della gente, perchè esistono molti modi per stoccare temporaneamente l’amianto senza i danni presenti e futuri provocati dalle discariche, come l’utilizzo di miniere o di gallerie abbandonate.

Comitato Salviamo Il Paesaggio Casorezzo
Referente Giuliana Cislaghi cislaghigiuliana@gmail.com

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Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 15 Marzo 2015
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