Quantcast

Ricerca

» Invia una lettera

In visita ai profughi di via Quasimodo, per deporre malumori e condividere le loro storie

11 Ottobre 2014

Caro Direttore, abbiamo letto che per oggi è annunciata una marcia contro la presenza dei profughi, accolti dagli undici comuni della zona del Legnanese in base a una richiesta del Prefetto.

Se a suo tempo ci aveva colpito la notizia del loro arrivo, altrettanto ci interroga questa marcia “contro”. Immaginiamo che dietro ci siano visioni culturali e forse antropologiche diverse dalle nostre, e per questo ci abbiamo riflettuto parecchio e con rispetto. Poi abbiamo pensato che fosse meglio andare a dare un’occhiata di persona. Così ci siamo recati in via Quasimodo, dove sono collocati i 25 giovani provenienti da vari Paesi: Gambia, Costa d’Avorio, Senegal. Abbiamo trovato un gruppo di ragazzi, tutti molto giovani, chi intento a studiare italiano con l’aiuto di una operatrice, chi addetto alle pulizie delle stanze secondo turni auto-organizzati, chi a riordinare gli spazi comuni, chi a curare il giardino, chi a leggere, chi a guardare con preoccupazione le notizie su Ebola alla tv, chi a pregare.

Alcuni operatori dei Padri Somaschi (altrettanto giovani, ricchi di una professionalità e di una umanità davvero ammirevoli) erano intenti ad affiancarli nei loro impegni, a sollecitare il dialogo tra loro, a predisporre i ritmi della giornata seguente. Una volta entrati nella struttura di via Quasimodo sono bastati pochi istanti per fare conoscenza, tra mille “ciao ben arrivati” in un italiano ancora incerto, le presentazioni, qualche scambio di battute, tra l’inglese dei gambiani e il francese di senegalesi e dell’ivoriano. Ascoltandoli abbiamo sentito vicende di grande sofferenza, ragazzi scappati dalla loro terra per sfuggire a conflitti di cui noi ignoriamo persino l’esistenza, veri e propri esodi tra paesi stranieri per giungere infine sulle sponde italiane dopo aver perso parenti o amici, aver visto morire tragicamente il compagno di viaggio. Nei loro occhi si legge tanta paura, ma anche nuove speranze legate al fatto che qualcuno ha teso loro la mano. A un certo punto un giovane prepara un the, altri organizzano una merenda improvvisata apparecchiando la tavola (con le stoviglie a disposizione) come se fosse arrivata a trovarli la regina d’Inghilterra con il suo seguito. In ogni gesto c’è una grande dignità. Ti mettono al centro della tavola, ti danno la sedie più bella e inizia un racconto personale, attraversato da mille sorrisi. C’è un misto di pudore e di fierezza nel raccontarsi; poi ti ascoltano – quelle povere cose che hai da dire di te – e concludono con applausi, pacche sulle spalle, altre parole in italiano. Infine l’invito a tornare nel cortile antistante l’edificio per un po’ di musica, mediante un piccolo e scalcinato bongo, e le loro danze tradizionali, in cui si viene coinvolti, tra canto, tam-tam e ancora altri sorrisi.

Quindi i saluti, “bye bye”, “nice to meet you”, “tornate presto a trovarci”. Ci sono risuonate nelle orecchie le parole di Papa Francesco, che invita a liberarci dalle nostre “indifferenze”, ad “andare nelle periferie”, a farci carico del “prossimo”. Questi giovani danno chiaramente l’impressione di sentirsi lontani, spaesati, con una incertezza assoluta sul futuro. Ma al contempo trasmettono una semplicità, una vitalità e una mite ospitalità che te li fa vedere sotto un’altra luce. In fin dei conti hanno l’età dei nostri figli, forse le medesime aspettative dalla vita: hanno però dovuto percorrere strade diverse da quelle che si erano immaginati, e da quelle che noi ci auguriamo per i nostri stessi figli…

Ci permettiamo, infine, solo di invitare chi oggi s’era riproposto di partecipare alla marcia, di deporre striscioni e malumori e di recarsi, nei prossimi giorni, alla casa di via Quasimodo, per incontrare questi ragazzi, per incrociare il loro sguardo, per condividere le loro storie e le loro pene. Osservata da un’altra prospettiva, anche la realtà sulla quale ci siamo fatti un’idea certa può riservarci nuove e belle sorprese.

Monica e Gianni Borsa – Legnano

 

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.