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DOLCE E GABBANA, L’INDIGNAZIONE DI CAROLINA TOIA (MARONI PRESIDENTE)

23 Luglio 2013

Stando alle parole dell'assessore al Commercio della giunta Pisapia il Comune di Milano "non avrebbe dovuto dare spazi a evasori fiscali come Dolce e Gabbana".

Non nascondo che le parole dell'assessore hanno suscitato in me, legnanese d'origine e milanese d'adozione, sbigottimento ed indignazione. Di seguito una paio di dati, che renderanno ai lettori la mia indignazione più comprensibile.

La sede amministrativa di Dolce&Gabbana è a Legnano, la mia cittá. Dei circa 2.200 dipendenti che lavorano riuniti sotto un'unica insegna, mille di questi lavorano nello stabilimento di Legnano, che costituisce così la più grande realtà produttiva dell'Altomilanese.

Al di là della discutibile eleganza di un'affermazione simile, trovo francamente fuori luogo questa versione giacobina dell'assessore che, a iter giudiziario non ancora concluso -in un paese che si regge sul principio garantista-, sentenzia la colpevolezza dei due stilisti, ghigliottinandoli senza processo alcuno.

Credo che in un momento come questo, l'ultima delle nostre esigenze sia un assessore che si improvvisa giustiziere al posto della Corte d'Appello.

Dolce&Gabbana è una casa di moda che, negli anni, ha dato a Milano (e non solo a Milano) prestigio e visibilità internazionale, posti di lavoro e sviluppo, combattendo ogni giorno per il vero Made in Italy all'estero. In un momento del genere è importante sostenere le imprese che ancora funzionano e, soprattutto, difendere la loro immagine nel mondo.

Ciò detto, credo che l'uscita di D'Alfonso altro non sia che la dimostrazione della distanza che separa la giunta da esigenze e sensibilità del settore della moda (che assicura alla città un quinto del suo PIL). E se proprio il Comune vuole ragionare in termini strettamente fiscali, ecco i numeri: nel 2005, prima che cominciassero i problemi con il fisco, i due stilisti pagarono circa 12,7 milioni di euro di tasse a testa su un reddito di 29,7 milioni di euro ciascuno. Mi permetto peraltro di evidenziare che proprio Milano dispone della più grande piazza coperta d'Europa (ovvero la piazza sottostante Palazzo Lombardia). Come ha già annunciato il Presidente Maroni, se il Comune non intende concedere né il Duomo né il Castello Sforzesco alla coppia di stilisti, Regione Lombardia sarebbe onorata di poter ospitare le sfilate della Maison (piazza Citta di Lombardia sarebbe una location perfetta).

Concludo. D'Alfonso dice che tutto è diventato "un'operazione di marketing per conquistare le prime pagine dei giornali, per la quale D&G sono autentici e giustamente celebrati maestri". Io non parlerei di marketing, ma del diritto -presumibilmente inviolabile- ad essere giudicati prima da un giudice naturale precostituito per legge che da un assessore.

Carolina Toia, consigliera regionale Maroni Presidente

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