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AUTO E BICI: TUTTI CONTRO TUTTI

3 Luglio 2013

Con la bella stagione emergono problemi che durante l'inverno non si presentano o che, per lo meno, rimangono latenti e nascosti. Uno di questi riguarda la sicurezza dei ciclisti e più in generale di tutti coloro che scelgono per spostarsi in città il binomio pedali/due ruote. Lo dimostra il fatto che nel giro di 24 ore e a poca distanza fra loro ci siano pervenute in redazione alcune segnalazioni di lettori che sull'argomento hanno qualche sassolino da levarsi dalla scarpa. Di seguito le loro considerazioni.


Caro direttore,    scusa il disturbo, ma ho bisogno del tuo aiuto.
Oggi uscendo in auto dal mio cancello, sono stato apostrofato diciamo in modo inurbano da un ciclista, che procedeva veloce in bicicletta sul marciapiede in contromano. e in divieto di transito.
Puoi farmi sapere gli articoli del codice stradale dove si evidenzia che i ciclisti possono andare in contromano, sui marciapiedi, attraversare  sulle strisce pedonali sempre in sella al proprio mezzo.?Nonché fare lo slalom nella ZTL o le gare di velocità nella stessa, anche in presenza di Pubblici Ufficiali, che non prendono nemmeno i tempi , visto che non dicono nulla?
Purtroppo non posso andare anch'io in bicicletta, ma vorrei capire almeno quando ho ragione o torto, oppure  se esistono  codici diversi per i vari mezzi di trasporto.
Ringraziandoti  per la pazienza ti invio i migliori saluti.

Lettera firmata


Mi preme evidenziare il mancato rispetto delle regole stradali da parte delle numerose biciclette che circolano nella zona centrale di Legnano. Punti nevralgici: incrocio Corso Italia-Via Alberto da Giussano, piazza Carroccio, ecc…dove nonostante gli STOP impressi sull'asfalto per le bici che percorrano la pista ciclabile, gli stessi vengono spesso ignorati. Inoltre faccio presente che molti ciclisti hanno l'abitudine, ormai consolidata, di sfrecciare sulle strisce pedonali senza fermarsi. Un pedone è chiaramente visibile da lontano, ma una bici in movimento rappresenta un vero e proprio pericolo. Insomma per percorrere le vie del centro con la macchina bisogna ruotare la testa a 360 gradi. Il rispetto delle regole stradali deve essere reciproco e non unilaterale.

Carlo


Ho letto la lettera avente per oggetto il comportamento poco civile tenuto da alcuni ciclisti e, come ciclista, vorrei dire anch’io due parole. Premetto che non voglio prendere assolutamente le difese di chi si comporta da maleducato, o peggio. C’è però una cosa che va detta: Legnano non è fatta per chi vuole andare in bicicletta. Prendiamo l’esempio più eclatante: il sottopasso ciclabile e pedonale della stazione. È possibile fare finire una pista ciclabile in contromano? E ciò è proprio quello che succede se dal centro, passando per il sottopasso, sbuchi verso via Venegoni. In verità mi dicono che esiste un cartello con l’obbligo di svolta a sinistra: per andare dove? A vedere giocare, anche in settimana, il Legnano? Sempre considerando questa pista ciclabile andrebbe anche meglio definito il diritto di precedenza all'incrocio “pista ciclabile – via Alberto da Giussano”.

Nell’area Cantoni è stata poi prevista una pista ciclabile? Non mi sembra proprio. A proposito, anni fa si parlava di fare un lungo Olona (pedonale e ciclabile) dall’ex area Bernocchi al castello, recuperando anche una frazione dell’area dove è posta la Famiglia Legnanese. Si sa qualcosa?

Propongo di prendere l’esempio dalla capitale dell’Europa, la città di Bruxelles: le vie a senso unico hanno un bel cartello che permette ai ciclisti di andare contromano (comunque anche da noi una volta questi cartelli c’erano), e in prossimità dei semafori, vi è un’area riservata ai ciclisti così che possano posizionarsi davanti alle macchine ferme in colonna (evitando quindi i pericolosi sorpassi sulla destra).

Alberto Landoni


 

Egregio Direttore,                                   abito a Legnano ed utilizzo spesso la pista ciclabile di Viale Gorizia.

Il buon senso dice che chi percorre una pista ciclabile dovrebbe avere la precedenza rispetto alle auto che la debbono attraversare. Non capisco perché all'altezza dell'incrocio tra viale Gorizia e via Renato Cuttica, un cartello segnala l'interruzione della pista ciclabile ed un altro segnala, dopo una decina di metri, il ripristino della stessa in entrambe le direzioni. Solo in questo incrocio c'è questa interruzione che non esiste agli incroci di Via Bissolati e di Via Santa Caterina., inoltre l'interruzione non è segnalata sull'asfalto e neanche con un segnale di stop per i ciclisti. Questa situazione genera obiettivamente una situazione di pericolo soprattutto quando si incrociano automobilisti  ( e sono la maggioranza, al corrente dei due anomali cartelli di interruzione di pista ciclabile) che odiano i ciclisti e vorrebbero arrotarli tutti. Inoltre il povero ciclista deve viaggiare con gli occhi sull'asfalto spesso sconnesso della pista di Viale Gorizia e sui tombini spaccaruote e può benissimo non accorgersi dei cartelli in questione.

La Giunta comunale che in questi giorni si è segnalata per andare incontro al cittadino… in bicicletta… non si è mai accorta di questa anomalia pericolosa? O, come sempre nel Belpaese, si aspetta il morto per provvedere? Da qualche parte ho letto che in India (e in Italia) la precedenza è sempre del mezzo più grosso (Tir o Suv) e più prepotente.  L'India e l'Italia sono paesi di antichissima cultura ma di contemporanea barbarie ed inciviltà e questo lo sapeva bene anche la Teresa dei Legnanesi quando affermava: "Chi vusa pusè la vacca l'è sua".
 
Grazie per l'ospitalità.                         
                          

Pier Giorgio Zanzottera


Ad Alberto Landoni, che ci coinvolge su temi addirittura di carattere internazionale, non possiamo nascondere che, forse, non siamo ancora un paese pronto per abbracciare la cultura ciclistica europea. In generale, sembra quasi mancare il rispetto per pedoni e cicloamatori, sia da parte delle consuetudini, sia da parte delle politiche infrastrutturali che non sempre si dimostrano efficaci.

La strada, tuttavia, concludiamo noi, che si percorra in bici, in auto, in moto o a piedi, non è un luogo dove dimenticare le proprie responsabilità o il rispetto per il prossimo. Il fatto che la viabilità ci agevoli o ci crei qualche difficoltà perchè non si integra perfettamente con le dinamiche del traffico, non può costituire un alibi per dimenticarlo. Di "Pirata" la storia ne ha nominato uno solo.

Alessandro Marchesin

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