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TRIS DI ARGOMENTI SUI QUALI RIFLETTERE E AGIRE

4 Maggio 2013

IMU ok, ma se i risparmi verranno spesi per comperare più prodotti esteri al posto di prodotti fabbricati in Italia, nessun beneficio ci sarà per i milioni di disoccupati, cassa integrati, esodati, giovani senza lavoro, aziende chiuse o che chiudono, ossia coloro che più abbisognano di aiuti.

IVA ok, ma poiché allo Stato mancano le tasse gravanti sulla fabbricazione dei troppi prodotti importati, le quali vengono pagate dai fabbricanti nei rispettivi Paesi, saranno applicate più tasse su redditi, ecc., verranno tagliate spese utili ai cittadini d’ogni età, aumenteranno i debiti, in attesa che obbligatoriamente vengano ridotte della metà gli eccessivi costi dello Stato stesso e gli enormi sprechi.

SENZA LAVORO: sono decisamente troppi e gravi i problemi connessi. Sarebbe opportuno un Ministero specifico. Sta anche nella Costituzione. I pluri- ritornelli di belle parole non servono.Nuovi aiuti risolveranno solo in parte i molti problemi. Occorre dare subito onesto lavoro a tutti !

Tre esempi risolutivi, ma ben vengano altre soluzioni, purché efficaci e urgenti.

1) = Informare sulla realtà che: comperando metà prodotti fabbricati all’estero, quindi più prodotti fabbricati in Italia, verrebbero creati milioni di nuovi posti di lavoro. Ci sarà chi se ne frega, chi dirà che ora c’è la globalizzazione, l’Europa, ma se il Ministero o chi per esso svolgerà bene il delicato lavoro, la maggioranza rifletterà e cercherà consapevolmente di guarire dalla esterofilia che è una grave italiana malattia. Con la crisi, che coinvolge tutti, deve sentirsi orgoglioso chi usa prodotti nazionali, mentre purtroppo si verifica il contrario. Il nostro lavoro è il primo problema da risolvere! Assai più semplicemente basterebbe che Politici, Economisti, Opinionisti, Conduttori televisivi, ecc. dedicassero spazio alle suddette verità nelle molte occasioni che hanno in TV. Neppure i suicidi e le sofferenze per la mancanza di lavoro li inducono a trattare con coraggio l’impopolare argomento

2) = Rendere obbligatorio stampare su ogni prodotto in modo leggibile il Paese fabbricante e sequestrare i prodotti col marchio CE contraffatto. Dal lavoro sottratto derivano gravi problemi.

3) = Diffondere adesive da attaccare sulle porte dei negozi con scritte mirate. Una potrebbe essere: “Per procurare lavoro a chi non l’ha, riserviamo metà dello spazio a prodotti fabbricati in Italia”.

E’ lapalissiano: più si comperano prodotti esteri più aumentano i senza lavoro ed i problemi italiani. Investimenti, ricerca, aiuti alle imprese, assunzioni agevolate, esportazioni, parole, ecc. non bastano. E’ il mercato nazionale il più importante trampolino di lancio per ogni prodotto. Non può mancare. Confronti TV fra esterofili e genitori disoccupati con figli senza lavoro, sarebbero assai utili e di interesse per tutti, anche se il “fabbricato in Italia” potrebbe apparire meno conveniente o meno bello. Gli esempi dovrebbero venire dall’alto, mentre vediamo troppe auto straniere entrare in Parlamento. Riflessioni sarebbero opportune per stabilire se è giusto che i prodotti fabbricati nei Paesi mediante elevatissimo sfruttamento dei lavoratori facciano chiudere le nostre fabbriche e opportuno fabbricare sempre di più in un mercato già ingolfato, con problemi serissimi per l’inquinamento e le discariche. Ci sarebbe da riflettere anche sul pericolo che termini la moda di “arricchire” i prodotti con aggiunte superflue. Se girasse su “più semplice è più bello” altre aziende chiuderebbero lasciando tutti a casa.

Approfondimenti relativi a questi brevi riassunti e altro, a seguito di un Vostro ambito cenno vi saranno inoltrati, con mio piacere. Sarà un bene per l’Italia se venissero efficacemente divulgati. Gli altri Paesi industrializzati non abbisognano di questo perché i loro cittadini già istintivamente, o intelligentemente, negli acquisti privilegiano i prodotti da loro stessi fabbricati. In Italia interi settori produttivi sono scomparsi. Senza concreti interventi ne scompariranno altri… Aziende storiche italiane finiscono in mani estere. Sarà per produrre di più in Italia o per acquisire l’elevata tecnologia e la fama, per poi fabbricare in Paesi con bassissimo costo del lavoro…?

Non aspettiamo oltre ad agire. La situazione potrebbe aggravarsi con azioni illegali da evitare.

Segrate, Maggio 2013

DINO BARUFFALDI

(ex imprenditore, 83enne)

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