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LA CRISI AL CENTRO DELLA GIORNATA DI APERTURA DELLA LIUC

Inaugurato l'anno accademico 2012/13 - Tra gli interventi, quello di Stefano Micossi, Direttore Generale Assonime e Presidente del Gruppo CIR...

La crisi sta producendo avanzamenti nella costruzione di una casa comune europea impensabili fino a poco tempo fa, pur se l’Unione politica non è ancora nelle carte. Resta l’ombra lunga degli andamenti divergenti della produttività e dei costi, che nel medio-lungo periodo può davvero rompere l’unione monetaria”: con queste considerazioni Stefano Micossi, Direttore Generale Assonime e Presidente del Gruppo CIR (Compagnie Industriali Riunite), ha chiosato il suo intervento di oggi all’Inaugurazione dell’Anno Accademico della LIUC – Università Cattaneo, che visto al centro il tema dell’Europa.

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La crisi finanziaria globale scatenata nel 2008 dal fallimento di Lehman Brothers – ha detto Micossi – non è la causa della crisi successiva dell’Eurozona, ma solo il detonatore. La causa di fondo è la progressiva divergenza della produttività, dei costi di produzione e dei prezzi all’interno dell’Eurozona, dove l’adozione della moneta unica ha imposto di rinunciare alla valvola di sfogo del cambio”.

Micossi ha messo in luce nel suo intervento quelli che ritiene essere alcuni seri difetti di architettura istituzionale dell’Eurozona, come “la mancanza di un sistema adeguato di disciplina e convergenza economica” e di un fiscal back-stop per la moneta comune, che ha impedito di utilizzarla per fornire liquidità ai mercati dei titoli di stato sotto attacco”, nonché “l’esistenza, o la presunzione dell’esistenza, di una garanzia generale degli stati alle proprie banche, che hanno assunto rischi eccessivi”.

Micossi ha poi ricordato poi le tappe salienti del cammino per salvare l’Eurozona, che, nonostante ci siano ancora molti passaggi difficili da fare, “non sarà travolta dai mercati finanziari”: “Nel complesso, nei quasi tre anni trascorsi dall’esplodere della crisi, l’Eurozona ha grosso modo realizzato gli interventi necessari a stabilizzare i mercati finanziari e avviare a soluzione il problema della disciplina di bilancio e dei necessari aggiustamenti strutturali. Non ha dissipato, tuttavia, i dubbi sulla possibilità di sopravvivenza nel medio-lungo termine, tuttora minacciata dagli squilibri competitivi accumulati e dalle divergenti qualità delle istituzioni nei paesi membri. Inoltre, la costruzione delle soluzioni è proceduta per strappi, introducendo notevoli mutazioni, e anche lacerazioni, negli assetti istituzionali. È emerso, inoltre, un serio problema di legittimazione democratica dei nuovi assetti della governance economica, decisi dal Consiglio e attuati da istituzioni tecnocratiche senza adeguati meccanismi di responsabilità nei confronti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento Europeo”.
All’Europa è stata dedicata anche la seconda prolusione della giornata, a cura del prof. Rodolfo Helg, Ordinario di Economia Politica e dal 1° novembre Direttore della Scuola di Economia e Management della LIUC – Università Cattaneo, che, dopo aver ricordato il contesto all’interno del quale è nato l’Euro, ha indagato, concludendo peraltro di escluderle, le eventuali correlazioni tra la moneta unica e la crisi economica nella quale l’Italia si trova.
“Da dove nascono le difficoltà di crescita italiane? – si è domandato – Qualcuno ha accusato l’euro. Anche se l’Area Euro non è mai stata una «area monetaria ottimale», non è facile trovare evidenza da usare come capo di imputazione contro l’euro. Anzi è facile trovare evidenza che, almeno a prima vista, falsifica questa tesi. Per esempio, le merci italiane hanno in media perso in termini di competitività di prezzo e di quote di mercato più o meno da quando è stato introdotto l’euro. Coincidenza? In realtà qualcosa di nuovo e di negativo per l’Italia è avvenuto durante gli anni ‘90: la produttività del lavoro ha progressivamente smesso di crescere”.

Il Presidente della LIUC Paolo Lamberti ha sottolineato nel proprio intervento il ruolo fondamentale delle istituzioni culturali: “Nel buio della crisi che ci attanaglia – ha detto – le istituzioni che si occupano dell'istruzione e della ricerca sono i lumi che bisogna tenere accesi. Saranno quelli a guidarci verso l'apertura del tunnel. Come diceva Flaiano a proposito degli scienziati, ma non solo, ‘stanco dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, lo scienziato si dedicò all’infinitamente medio’. Medio è di sua natura immediato nello scivolare dal medio al mediocre, il salto è minimo. Restiamo quindi vicini a tali istituzioni – ha concluso – e continuiamo a guardare con fattiva simpatia a questa nostra Università”.

Al Presidente Lamberti ha fatto eco il Rettore prof. Valter Lazzari, ricordando che se “la LIUC mira a essere un’Università radicata sul territorio, tuttavia oggi è obbligo educativo imprescindibile creare giovani istruiti che siano cittadini del mondo, veri cosmopoliti che sappiano comprendere e destreggiarsi con facilità tra diverse culture, ma preservino sempre la piena consapevolezza della propria per non scadere in un provincialismo un po’ patetico”.

Dopo aver ricordato le numerose attività in corso alla LIUC per quanto riguarda l’internazionalizzazione dei percorso di studio, il Rettore ha indicato nel cosmopolitismo, nella visione sistemica, nella valorizzazione personale e nello spirit of – learning i 4 obiettivi strategici che si pone l’Università per fornire ai propri studenti un sapere finalizzato al fare, su un corpo comune e condiviso di conoscenze e su un costante rimando al back to
basics. 

Immagini di Luigi Frigo

Redazione
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Pubblicato il 12 Novembre 2012
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