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MILITARI “FINTI” NEL CORTEO DEL 4 NOVEMBRE?

4 Novembre 2012

Caro direttore,
questa mattina ho assistito al discorso del Sindaco Centinaio in piazza San Magno ed alla sobria ma solenne cerimonia per la posa della corona di fiori sul monumento ai caduti.
Passando davanti alle delegazioni delle varie Armi, schierate con insegne e gonfaloni, si poteva notare che la maggior parte di quelli che le componevano erano in borghese con magari solo il cappello (per alpini e bersaglieri) o il basco dell'uniforme, ma tenevano comunque con grande dignità bandiere cariche di medaglie al valore.
Sono rimasto prima sorpreso e poi contrariato nel vedere che due "armati", in alta uniforme ottocentesca, armati di fucili giocattolo. Non un'arma d'ordinanza senza caricatore o una replica da cerimonia, ma bensì due di quelle pistole di plasticaccia in scala 1:2 ad aria compressa che si comprano al mercato con tanto di tappino rosso sulla canna!
Mi chiedo la necessità di questa scelta che sembra più una pagliacciata che non il modo giusto di presenziare ad una cerimonia, anche contenuta, ma comunque molto importante per i valori che in essa sono stati rappresentati.
Potrebbe sembrare una questione di puntiglio ma mi chiedo: come mai questa scelta? era proprio necessario mettere un giocattolo in mano a due soldati che avrebbero dovuto rappresentare, schierati nel quadrato, anche i loro compagni in servizio attivo in Italia e all'estero? se fossero semplicemente stati sull'attenti come tutti gli altri presenti (sindaco ed ufficiali compresi) la cerimonia avrebbe perso lustro?
Mi è sempre insegnanto che l'uniforme e le cerimonie come questa sono laicamente sacre, poiché danno importanza a ciò che siamo, allo stato ed ai suoi componenti.

Rivolgo a lei questa mia riflessione poiché mi sembrava giusto denunciare questo fatto di per se insignificante ma che assume tutt'altro peso all'interno di tale importante contesto.

La ringrazio in anticipo per l'attenzione e la qualunque risposta che vorrà darmi.

Sinceramente

Enrico Gussoni


Noi non abbiamo risposte. Forse, i reponsabili del corteo, ai quali lasciamo  tutto lo spazio disponibile.

marco tajè

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