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FORMIGONI: PERCHE’ SFIDUCIARLO

3 Luglio 2012

Gentile Daniela Colombo,

è con piacere che rispondo alla missiva che gentilmente ha deciso di inviarmi mezzo stampa.

Cercherò di rispettare l’ordine con il quale ha posto le sue questioni.

Credo innanzitutto che ormai, della vicenda del Governatore della Puglia, nonché Presidente del mio partito Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, lei sia rimasta uno degli ultimi giapponesi a cercar di attaccarci aggrappandosi ad una storia che, certamente dal punto di vista mediatico, si è rivelata una vera e propria gigantesca bolla di sapone.

Questa sua tendenza mi porta però anche a credere che sia una profonda conoscitrice della vicenda, alla quale, certamente, non saranno sfuggiti alcuni “dettagli” che con piacere ricorderò insieme a lei e ai lettori. Nel frattempo, come richiestomi, sarà mia premura evidenziare le “decise similitudini” che accomunano questi fatti con gli ultimi che hanno come protagonista il Presidente Roberto Formigoni, che ha tanto tenuto a difendere.

Sarà certamente al corrente che le inchieste sul Governatore Vendola nascono esclusivamente dopo le accuse avanzate nei sui confronti dalla dottoressa Lea Cosentino, a circa ben tre anni dagli accadimenti dei fatti, all’epoca direttrice dell’azienda sanitaria di Bari.

Per comprendere a fondo la vicenda occorre perciò tornare indietro di qualche anno, esattamente nel giugno del 2009, quando l’accusatrice è stata sospesa (e poi licenziata da Nichi Vendola stesso) dall’incarico ricoperto perché raggiunta da un avviso di garanzia nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti nella sanità con l’accusa di turbativa d’asta. Inoltre, il 14 gennaio 2010, la dottoressa Cosentino è stata arrestata per falso in atto pubblico e peculato e risulta anche essere indagata con le accuse di associazione a delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione, peculato, turbativa d’asta, falso materiale e ideologico, frode in pubbliche forniture e truffa, nel medesimo fascicolo d’inchiesta che vede indagato quel Gianpaolo Tarantini le cui alte frequentazioni politiche con colleghi del suo partito e del Presidente Formigoni sono ormai conosciute anche al di fuori dei confini nazionali.

Il tutto, condito da alcune intercettazioni telefoniche nelle quali “la dottoressa Cosentino era terrorizzata dal fatto che Vendola potesse sapere che commetteva illeciti” e nelle quali emerge che “Vendola ci ha ordinato di sorvegliare l’appalto”. A quanto pare, conoscendo a posteriori l’esito dei fatti, l’efficienza dei controlli non è proprio una prerogativa squisitamente lombarda che tanto ci si affanna a sbandierare.

Insomma, diciamo che questa Lea Cosentino un po’ di risentimento nei confronti del Presidente Vendola poteva anche nutrirlo, dopo che quest’ultimo ha cercato, con successo, di porre fine alle sue scorribande affaristiche.

Inoltre, come lei certamente ricorderà, in quel giugno 2009, dopo pochissimi giorni dalle prime inchieste della magistratura, il Presidente Vendola ha letteralmente azzerato la Giunta Regionale Pugliese rimettendo nelle sue mani i mandati di tutti gli assessori. Francamente, questa mi sembra una prima “decisa similitudine” che delinea una certa omogeneità di comportamento rispetto a colui che dopo la straordinaria mobilitazione sociale sul caso di Pietrogino Pezzano (ex direttore dell’Asl 1 coinvolto nella più grande inchiesta sulla ‘ndrangheta lombarda Infinito) si è affrettato a dichiarare che “la scelta di Pezzano è stata condivisa da tutta la Giunta, ed è questo quello che conta” e che “Pezzano mostra il senso delle istituzioni”; oppure rispetto a chi rimane saldamente incollato alla poltrona dopo che la magistratura ha quasi completamente azzerato il proprio Ufficio di Presidenza con gli arresti e le pesantissime indagine su Filippo Penati, Franco Nicoli Cristiani, Davide Boni e Massimo Ponzoni.

Sig.ra Colombo non le sarà certamente nemmeno sfuggito neanche la circostanza che la notizia delle indagini è stata dallo stesso Vendola ampiamente diffusa, convocando con urgenza una conferenza stampa nella quale non ha esitato minimamente a spiegare all’intero Paese quale era la natura dei provvedimenti spiccati nei suoi confronti. Anche in questa circostanza lascio alla sua intelligenza e a quella dei lettori la capacità di leggere le “decise similitudini” di stile tra il Presidente Vendola e colui che invece, nelle recenti vicende sul caso Daccò ha pubblicamente dichiarato tutto e il contrario di tutto.

Per amor di verità innanzitutto e poi perché richiestomi da lei, mi permetto di ricordare ai lettori questa cristallina coerenza. Nel novembre 2011 il Celeste dichiarava pubblicamente “nessun tipo di rapporto con Daccò”, mentre già ad aprile 2012: “lo conosco […] un presidente di Regione conosce tanta gente” e addirittura “l’amicizia non è un reato, anzi è il segreto della vita buona”. Mentre Daccò nei verbali degli interrogatori ha fatto annotare che è “accreditato in Regione dal 1978, Formigoni sapeva” e che “ovviamente negli anni ho sfruttato la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi di fronte ai miei clienti”; inoltre il direttore amministrativo dell’Ospedale Maugeri (intorno al quale fa perno l’inchiesta) dichiara che “Daccò ha moltissima influenza nell’assessorato alla Sanità ed è un uomo importante in Comunione e Liberazione, in particolare per i suoi rapporti con il Presidente della Regione Lombardia”.

Insomma, Sig.ra Colombo, concordo pienamente con lei, “brutta bestia la coerenza!”.

Tutto ciò, unito ai quotidiani scandali sulle mega-truffe al Sistema Sanitario derivanti dalla criminale pratica del gonfiare i rimborsi, che in un sistema iper-privatizzato come quello lombardo trova certamente il terreno più fertile, oppure alla trasformazione degli ospedali in supermercati o aereoporti, dove le Aziende Ospedaliere sono trasformate in imprese, nelle quali l’obiettivo è il contenimento dei costi, da compiersi buttando fuori i pazienti il prima possibile, e l’espansione del profitto dell’imprenditore sanitario, non la cura e la salute del malato.

E che dire poi delle ancora fumosissime vicende legate alla raccolta firme per la lista in sostegno del Governatore Formigioni alle ultime elezioni regionali.

Ecco, queste sono solo alcune delle “prove provate” del drammatico fallimento del modello formigoniano di Regione Lombardia, non certo “altre informazioni di natura giudiziaria” di cui io sarei a conoscenza (nel riportare il copione ha dimenticato di scrivere di recarmi dall’autorità giudiziaria se ho altre informazioni, altrimenti risponderò delle mie accuse; ma sono certa che si tratta solamente di un errore di svista) e il pensar, come fa lei, di ridurre la questione del modello formigoniano di gestione della Lombardia ad un dibattito sul settore sanitario, oltre che fuorviante, significa banalizzare le problematiche e i processi sociali ed offendere l’intelligenza delle migliaia di lombardi, che non basano certamente il loro giudizio su un operato politico generale e decennale sulla sola questione, seppur importante, di dove farsi curare o meno.

Esistono centinaia di altri indicatori, tra i quali la solidarietà, il clima che si costruisce all’interno del tessuto sociale, la coerenza, l’etica e la trasparenza non solo dell’azione amministrativa, ma anche delle frequentazioni e della gestione delle conoscenze e degli affari personali, la sobrietà negli stili di vita, la dedizione agli ultimi e ai sofferenti, la capacità di discutere con le persone e di farle partecipare ai processi decisionali, di avvicinarle e di far sentire loro che si è vicini.

Questi sono alcuni dei miei bisogni, queste alcune delle caratteristiche che pretendo da chi si candida per amministrarmi. Questo è ciò che si meritano i lombardi.

Rosanna Pontani – Coordinatrice Sinistra Ecologia Libertà Circolo del Legnanese

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