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SONDAGGI? CHI SI LODA S'IMBRODA

9 Novembre 2011

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Gianni Borsa, giornalista legnanese, inviato dell’agenzia di stampa SIR, si occupa di Unione europea e politiche comunitarie.

Già redattore e direttore di settimanali cattolici diocesani, dirige Segno, mensile dell’Azione cattolica italiana, e la rivista storica Impegno, pubblicata dalla Fondazione Don Primo Mazzolari.
 
È direttore della casa editrice AVE. 

“Chi si loda s’imbroda”, recita un antico adagio, tornato alla mente a margine della presentazione del sondaggio che rivelerebbe (il condizionale è più che mai d’obbligo) la percezione che i legnanesi hanno dell’amministrazione cittadina. 


Il sindaco Vitali e la Giunta di centrodestra hanno messo sul tavolo tabelle e numeri per affermare che a Legnano va tutto bene, che l’amministrazione è stata oculata e lungimirante, che il sindaco è competente e pure simpatico.

Qualche neo? Si evince, ad esempio, che due legnanesi su tre non sanno nulla del Pgt, ma questo preciso e preoccupante segnale di lontananza dei cittadini dal Palazzo non scalfisce i sorrisi della compagine assessorile.

Come sempre i sondaggi, o le “indagini di soddisfazione”, possono dire tutto e il contrario di tutto. Specie se le domande sono formulate in modo da indirizzare le risposte (e chi in questo caso è stato sondato telefonicamente ha già avuto modo di segnalarlo).

Soprattutto i sondaggi possono essere utilizzati per comprendere i problemi e focalizzare i risultati positivi, così da operare meglio in futuro; oppure possono essere semplicemente impiegati per manipolare l’opinione pubblica in chiave di spot elettorale. Ai legnanesi l’ardua sentenza.

Infine una annotazione che va oltre i confini del dazio. La presentazione del sondaggio – già ribattezzato “va tutto bene, madama la marchesa” – in coincidenza con l’implosione dell’impero magico di Silvio Berlusconi, fondato appunto su spot, false illusioni, promesse mancate e tristi vicende a luci rosse, dovrebbe far meditare i supporter locali del Cavaliere: a un certo punto, magari tra un anno, tra dieci o cento anni, i castelli di carta crollano inesorabilmente.

GIANNI BORSA  

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