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INSIEME PER IL DOMANI DI CERRO MAGGIORE: MUSEO BOTANICO MEGLIO DELL'IKEA

11 Luglio 2011

Se si pensa che i posti di lavoro con un progetto ambizioso come questo siano pochi, allora si ha una visione piuttosto miope della realtà.

Basti pensare che un orto botanico analogo (quello di Vertemate con Minoprio) ha un numero di dipendenti che si aggira tra i 100 e le 200 unità; se poi ci aggiungiamo il relativo museo le persone impiegate ai vari livelli (dai tecnici, ai ricercatori ai semplici addetti alla manutenzione) allora emerge uno scenario occupazionale più variegato e qualificato rispetto a quello offerto da IKEA.

Il progetto per di più prevede anche un’area universitaria: anche qui le possibilità di impiego ovviamente non mancheranno, garantendo una maggiore stabilità di un posto al centro commerciale.

Passando alla parte ambientale del progetto c’è da specificare che l’edificio che costituirà il museo vero e proprio della botanica imposterà la sua struttura e la sua esistenza attraverso il riuso dell’acqua piovana: un grande muro tecnologico che si snoda lungo il percorso consentirà di sfruttare l’acqua per molteplici scopi e fino al completo riutilizzo della stessa attraverso il sistema interamente naturale della fitodepurazione, che consiste nel processo di purificazione delle acque reflue da parte di piante specializzate.

L’edificio, a contrario di quanto dichiarato da altri, non diventerà una cattedrale nel deserto, semmai un simbolo, un segno forte del paesaggio alla pari di tanti altri monumenti contemporanei celebrati altrove; Cerro non sarà quindi ricordata per la discarica o per un grande centro del mobile (come invece lo sono i vari Trezzano sul Naviglio o Carugate), bensì potrà diventare meta di un potenziale turismo non solo legato all’orto botanico ma all’opera architettonica stessa.

C’è chi si chiede chi finanzierà i progetti: ricordiamo che quest’area, denominata melting point, prevedeva, prima che venisse accantonato, un progetto tecnologico per il rilancio economico e imprenditoriale della zona, in quanto ricadeva tra le aree che avrebbero potuto beneficiare dei contributi dell’Unione Europea attraverso l’Obiettivo 2, una serie di fondi strutturali promossi tra il 2000 e il 2006.

Attualmente si è aperta una nuova fase di politica di coesione attraverso ulteriori stanziamenti per le regioni coinvolte nel periodo 2007-2013. Ad ogni modo, la riqualificazione e il rilancio del territorio cerrese non può che avvenire dal basso, puntando, oltre che a progetti ambiziosi (e forse quasi necessari) come il sopracitato, a piccoli interventi mirati a risolvere problematiche di scala minore, tra cui spicca la valorizzazione del centro storico sia in termini funzionali sia strutturali che estetici. Se facciamo un giro tra i comuni limitrofi noteremo come il nostro è forse l’unico a non avere una vera piazza cittadina vivibile.

Manca proprio un’area pedonale e di sosta che possa fungere da polo catalizzatore e permettere la socializzazione (oratorio escluso). Basterebbero pochi accorgimenti, e rivedendo la viabilità del centro, si potrà davvero donare al paese una nuova cera.

Pietro Speziale per “Insieme per il Domani” 

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