Forse, bisognerebbe andare oltre questi schemi preconfezionati e chiedersi se, ed eventualmente in che modo, si possano coniugare le varie esigenze della grande distribuzione con un fertile radicamento con la collettività.

Del resto, è inutile negare che i Centri Commerciali, da un po’ di tempo a questa parte, stiano sempre più diventando le Nuove Piazze, i nuovi luoghi di aggregazione, spesso affollati di gente.

Ed allora, laddove esigenze di bilancio e compromessi con i proprietari dei vari lotti, rendano inevitabile la realizzazione di un Centro Commerciale, sarebbe utile, forse, che le Amministrazioni negoziassero la destinazione pubblica di parte degli stessi. Sarebbe una intelligente soluzione, ad esempio, poter assolvere a necessità della collettività attraverso i nuovi insediamenti commerciali, riservando la presenza, in essi, ad esempio, di palestre, sale per conferenze, parchi giochi attrezzati per bambini, ed altri simili luoghi ad uso pubblico. L’idea, insomma, di rendere questi insediamenti dei luoghi a destinazione sociale e ricreativa pubblica, con una propria vita autonoma.

E quanto all’aspetto puramente commerciale, al di là della giusta richiesta di implementare, nei limiti di quanto le varie normative consentano, l’occupazione locale, bisognerebbe adottare strategie che favoriscano agli imprenditori, commercianti ed artigiani del territorio, l’accesso alle piattaforme logistiche di distribuzione con le quali sono legati questi marchi internazionali.

Forse, in tale modo, si coniugherebbero e si rafforzerebbero le potenzialità per una finalità sociale, con la necessità di creare ricchezza e occupazione, fornendo tutto il supporto necessario affinchè le aziende ubicate sul territorio possano entrare in questi cicli distributivi.

L’unica finalità che i la costituzione di Centri Commerciali non deve perseguire, ovviamente, è quella di una speculazione economica fine a se stessa e la deturpazione ambientale.

Mario Rimoldi
Coordinatore UDC Cerro Maggiore.