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MAFIE E LEGALITA': I PROFESSIONISTI DEL COPIA – INCOLLA

12 Aprile 2011


È ufficiale: chi pensava che la mentalità del copia-incolla fosse estranea a Legnano, è bene che si ricreda. Se qualcuno credeva (ancora) che le strade della Città del Carroccio fossero libere dell’impostazione bigotta del “non penso quindi sono” è bene che si guardi allo specchio e si metta l’anima in pace. Così non è. Facciamocene una ragione, ma cerchiamo di scoperchiare il pentolone fumante. Qualcosa, alla libertà di pensiero, quantomeno per non sentirci tutti copia e incolla, la dobbiamo. L’arte del “controlcì controlvì” è cascata come lo spadone di Damocle sulle nostre teste. O meglio, sulla materia grigia che sta là dentro, dove i pensieri dovrebbero oliarsi di vita e cultura, ma, sempre ahinoi, stanno a zero nell’epopea del copia e incolla. Non mi spiego diversamente la polemica sollevata contro monsignor Carlo Galli, prevosto di Legnano, in merito agli incontri su “mafia e legalità” organizzati dal decanato di Legnano.

Un illustre cittadino legnanese -che non ho il piacere di conoscere- con una piccata lettera al giornale on-line Legnanonews.com, ha esternato il suo dissenso nei confronti della predetta rassegna perché, secondo lui, si è tramutata da momento di confronto a «sconfortante comizio». In un’altra epoca, nemmeno un rigo avrebbe dovuto esser vergato per analizzare tale bestialità. Ma nell’epopea del copia-incolla, bisogna dare manforte alla libertà di vita. Non mi arrogo il diritto di parlare di “libertà pensiero”, poiché nell’Italia delle barzellette il pensiero sta alla quotidianità come il limone nel latte; ma non accorgersi della carta carbone che segna le parole, i pensieri e i comportamenti dei professionisti del copia-incolla sarebbe un insulto alla nostra (mia) dignità di legnanese (e cittadino italiano, anche se ormai non va molto di moda). Non entro nel merito della tre giorni “mafia e legalità” perché ho seguito una sola delle tre serate (l’ultima; quella, per di più, incriminata dall’illustre legnanese); analizzo, come dovrebbe fare chiunque abbia un po’ di sale in zucca, le parole di sdegno che hanno politicizzato tale incontro. Intanto, l’illustre, scrivendo per conto terzi a una personalità religiosa, dovrebbe sapere che la maiuscola al pronome “lui” si utilizza esclusivamente quando si parla di Dio.

Nella missiva, il concittadino parla di «Lui, il “male assoluto”», riferendosi all’attuale presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Che qualcuno lo adorasse come fosse un dio non è cosa nuova (e giusta), ma che l’arte del copia-incolla mentale, già abbondante sui teleschermi al plasma 52 pollici, albergasse anche a Legnano, questa sì, mi ha colpito. Perché nel bene o nel male, Legnano ha sempre avuto dalla sua una certa lubrificante vitalità. Fatta di scontri politici, false promesse, chiacchiere vacue, idee brillanti. Insomma, tutto quello che il libero pensiero butta lì, giusto per non farci avvizzire come mummie. Un’isola felice dove -ripeto, nel bene e nel male- il pensiero copia-incolla era estraneo; dove la parabola televisiva stava a zero nel confronto sociale. Dove i cervelli, fini o grezzi, si sfidavano con galanteria, rispetto, onore. Parole estranee alla mentalità copia-incolla. Spiace, ma è ufficiale: gli sbarchi di disperati non avvengono solamente sulle coste di Lampedusa.

Ad maiora, Legnano.

Stefano Morelli
 

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