La Resistenza di ieri, cos’è oggi e cosa sarà domani nel pensiero dei socialisti del Circolo Giacomo Matteotti
"La resistenza non è una bandiera che si può adattare e abbracciare per convenienza, ma rappresenta la volontà e le azioni delle genti europee di ogni età che hanno lottato per la liberazione dell’Europa dall’occupazione nazifascista"

Riceviamo pubblichiamo una riflessione del Circolo culturale Giacomo Matteotti nord ovest Milano metropoli sul tema del 25 aprile
I socialisti Circolo culturale Giacomo Matteotti nord ovest Milano metropoli ricordano nell’ottantesimo della resistenza, la lotta popolare e partigiana per la ricostruzione etica e morale di una Europa democratica e solidale, piegata dal ventennio nazifascista e dalle due guerre mondiali. Condividendo l’idea di un bene comune, nel quale tutti devono contribuire e vivere, è in atto da diversi anni una campagna di profonda revisione del significato della natura e del senso della resistenza. La resistenza non è una bandiera alla mercede del vento che si può adattare e abbracciare per convenienza, ma rappresenta la volontà e le azioni delle genti europee di ogni età che hanno lottato per la liberazione dell’Europa dall’occupazione nazifascista spesso col sacrificio della propria vita. Un pensiero e un abbraccio fraterno va a Papa Francesco che ci ha lasciati, ci mancherai, per la tua semplicità, tu che hai scelto la pace tra i popoli e di stare con i più deboli fino all’ultimo tuo respiro.
Riteniamo necessaria una riflessione politica e culturale, cos’è la resistenza di ieri, cos’è oggi e cosa sarà domani. Un tema complesso che non può certamente essere liquidato in poche righe. La resistenza è bene ricordare non fu solo armata, ma anche non violenta ma non passiva. Va riconosciuta e rivalutata. In verità spesso in modo spontaneo e autonomo organizzò sabotaggi delle attività industriali e scioperi nelle fabbriche, si prodigò nella diffusione della stampa clandestina, diede assistenza e accoglienza ai ricercati del regime, ai renitenti della leva, agli ebrei, fornendo loro alloggio e cibo, non fu meno importante di quella armata, fu una resistenza attiva popolare presente in ogni fase di quella armata, che insieme lavoravano nella stessa direzione, per liberare l’Europa dalla violenza e dal razzismo dei nazifascisti, creando un’Europa pacifica, democratica e solidale.
Oggi la resistenza è continuare a ricordare e a trasmettere i valori e quelle testimonianze che devono servire alle future generazioni, in modo che possano scegliere in futuro da che parte stare in piena consapevolezza e libertà. Parlare di pace e resistenza in un periodo di guerra è la migliore risposta in una fase complicata sia per il nostro paese, sia per l’Europa che per l’intero pianeta, con ben 57 conflitti armati tra cui uno nel continente europeo. Noi pensiamo che la resistenza e la pace non siano conseguenti e circoscritti in un evento piccolo o grande di guerra (chiusa la guerra, si fa pace) per noi può significare assenza di dominio e di comando ma non privo di organizzazione e di governo, ma è anche la fioritura di tutti e di ciascuna libertà di politica, civile, sociale, economica, culturale e religiosa.
In questa fase complicata, nel contesto del nuovo scenario internazionale, percorso dal forte vento della guerra e dalla volontà della corsa del riarmo dei ventisette Paesi che costituiscono lo Stato Europa, e dall’avviata guerra commerciale (dazi), avviata dall’amministrazione Trump, che accompagnati da una cultura e da una politica che predilige alla democrazia l’uso della forza, affidandosi alla donna o all’uomo forte del momento per affrontare le sfide future può diventare il preludio di nuovo conflitto bellico mondiale. Questo insieme e modello di vita, rischia di complicare ulteriormente le fragili vite dei Paesi democratici nati dopo la seconda guerra mondiale.
In questo complesso scenario si colloca la difficile situazione del nostro Paese che tra inflazione e recessione mette a dura prova la stabilità economica e sociale delle famiglie italiane, sulle quali pesa l’indebitamento pubblico, dovuto a scelte governative dell’ultimo trentennio, tagliando la spesa alla sanità, scuola, ricerca.
Riteniamo necessaria una riflessione politica e culturale, che ispiri l’azione civica degli italiani nel contesto nazionale ed europeo, per questo ultimo aspetto gli Stati Uniti d’Europa dove cittadine/i, lavoratrici/i contino, questo può essere realizzato solo in uno stato democratico sovrano.
Socialisti Circolo Culturale
Giacomo Matteotti Nord ovest Milano metropoli
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