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Ogni giorno l’Italia si “mangia” boschi e prati equivalenti a 25 campi da calcio. In Lombardia il “caso” di Casorate Sempione

I dati 2022-2023, nell'ultimo report dell'istituto ambientale nazionale Ispra, mostrano che Lombardia ed Emilia Romagna sono le due regioni che consumano più suolo. Tra logistica, case, autostrade e ferrovie, come mostrano anche i dati puntuali sui singoli Comuni

consumo suolo lombardia

Ogni giorno, in tutta Italia, si consuma una risorsa che non sarà mai più rinnovata: è il suolo fertile, quello strato di terreno che si è formato in migliaia di anni e che – unico – garantisce la crescita di forme di vita.
Scompare perché ricoperto da nuovi edifici, strade e ferrovie, sempre più spesso piazzali e capannoni per la logistica: quale che sia la natura delle nuove edificazioni, il risultato è che il terreno diventa anche impermeabile, riducendo la capacità di assorbire le grandi piogge.

Il quadro del consumo di suolo in Italia resta sempre negativo, dice l’ultimo report dell’Ispra, l’Istituto di protezione ambientale.
“Il consumo di suolo continua a trasformare il nostro territorio con velocità elevate. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 72,5 km2, ovvero, in media, circa 20 ettari al giorno”.

Ci sono anche casi di ripristino del suolo traspirante (come sui terreni delle “zone delocalizzate” intorno a Malpensa): nel periodo 2022-2023 hanno consentito di recuperare 8,15 km2, ma anche sottraendo questo dato al totale il consumo di suolo netto resta di 64,39 km/2.

“Inoltre, altri 4,6 km2 sono stati coperti da serre permanenti e da altre forme di copertura del suolo che non sono, con l’attuale sistema di classificazione, considerate come consumo di suolo permanente o reversibile ma del quale è opportuno tenere traccia per valutare eventuali impatti minori sul suolo”.

La Lombardia, la regione d’Italia più “consumata” e che più consuma

La Lombardia è la regione d’Italia che oggi “consuma” di più la risorsa-suolo.
In Lombardia il consumo di suolo tra 2022 e 2023 è stato pari a 728 ettari, superata solo dai 735 ettari consumati dall’Emilia Romagna.
Con una differenza: la Lombardia ha in passato consumato molto di più: oggi è edificato il 12,19% del territorio, contro l’8,91 dell’Emilia Romagna. In mezzo Veneto e Campania, che si attestano intorno all’11%.

Tornando all’erosione tra 2022 e 2023, in Lombardia è come se fossero stato 3,05 metri quadri per ogni ettaro (cento per cento metri) di territorio.

Se si guarda al dato assoluto, l’erosione del suolo è stata più marcata nella provincia di Milano, con 137 ettari di terreni asfaltati, cementati, impermeabilizzati. Seguono le province di Brescia con 131 e Bergamo con 108, poi quelle di Pavia e Varese con dati vicini (64 e 61 rispettivamente) quindi la provincia di Monza e Brianza con 45.

Ovviamente però il dato isolato non è sufficiente per capire l’incidenza effettiva, perché si deve considerare la estensione della provincia. 
Se si guarda l’incidenza del consumo sul totale di suolo “vergine” il dato peggiore è quello della piccola provincia di Monza e Brianza,: è come se si fossero consumati in un solo anno 10.57 metri quadri per ettaro. Dato decisamente peggiore di quello di Milano (8,30). Da segnalare invece il dato di Varese, terza provincia per erosione tra 2022 e 2023, con 5.07 metri quadri consumati per ogni ettaro.

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Consumo di suolo annuale netto (2022 – 2023): densità dei cambiamenti rispetto alla superficie comunale (m²/ettaro). In rosso i Comuni dove l’erosione è stata superiore ai 3 m²/ettaro nell’arco di un anno

Rispetto a Varese, va considerato che sulla sola città capoluogo l’incidenza è di 4,19 metri quadri/ettaro, meno della media provinciale.
In sostanza, il consumo di suolo è più esteso in giro per la provincia, in particolare nel Basso Varesotto, a ridosso di Malpensa e dell’area metropolitana di Milano.

Il caso di Casorate Sempione

Un dato quanto mai significativo viene dalla tabella che indica i Comuni con maggiore incidenza di consumo di suolo assoluto, misurata in ettari: subito dopo la città di Milano (dove sono stati consumati 15 ettari in un anno), il secondo posto è occupato dal Comune di Casorate Sempione, nell’area di Malpensa, con 14 ettari di suolo permeabili consumati in un solo anno.
Si tratta dell’impatto della nuova ferrovia Gallarate-Malpensa, che incide su aree boscate all’interno del Parco del Ticino e in parte minore su terreni agricoli.

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Nuovi insediamenti di logistica ed edilizia abitativa incidono invece su altri due Comuni di piccole dimensioni, Segrate alle porte di Milano e Bascapè nel Pavese (ma a ridosso dell’area metropolitana di Milano), che hanno eroso rispettivamente 11 e 10 ettari.

Casorate è il Comune che ha perso più terreno “vergine” rispetto all’estensione del territorio comunale: in un anno sono stati erosi 201,18 metri quadri per ogni ettaro.
Im questa classifica negativa seguono Novate Milanese , Cirimido nella pianura comasca, Melegnano nel Sud Milano, Calvenzano nella bassa bresciana.
Chiudono la lista dei tre Comuni a maggior consumo nel periodo 2022-2023 i Comuni di San Vittore Olona e Marnate, entrambi sull’asse del fiume Olona, a cavallo tra Basso Varesotto e Alto Milanese.

Consumo di suolo: una tendenza in ripresa dopo la pandemia

Il rapporto Ispra segnala che il consumo di suolo, rispetto al passato, è parzialmente diminuito.
Se nel periodo 2006-2012 ogni giorno “scomparivano” 28,84 ettari, dal 2012 in avanti si è scesi sotto i 20, ma con una tendenza che non è chiara.
Prima la riduzione del consumo è stata più marcata (nel 2015 era di 12,82 ettari al giorni), ma negli ultimi anni si è tornati a “mangiare” territorio sempre più velocemente: nel 2020-21 si consumavano appena meno di 18 ettari al giorno – 17,97, per la precisione – nel 2021-22 si è passati a 19,81. L’ultimo dato dice che ogni giorno, tra 2022 e 2023, sono scomparsi 17,64 ettari di prati, boschi, campi agricoli in grado di fare cibo.

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L’accelerazione post-pandemia è stata legata anche al sempre maggiore impatto della logistica, che ha eroso in particolare nelle zone della pianura padana, soprattutto a ridosso delle grandi città e degli assi autostradali, come nel caso dell’autostrada A4 in Piemonte, Lombardia e Veneto.

Poi ci sono esigenze diverse: se sono diminuiti gli ampliamenti delle discariche, nel frattempo è aumentato l’uso di campi agricoli per pannelli solari. A ridosso degli aeroporti (come nel caso di Malpensa) e delle autostrade si costruiscono capannoni per rendere sempre più veloce l’invio dei prodotti dell’e-commerce – con un clic dalla Cina a casa – ma si costruiscono anche studentati a ridosso delle grandi città, come nel caso dei 9,2 ettari consumati in uno dei Comuni lombardi a maggior incidenza, Novate Milanese.
Si costruiscono nuove strade e autostrade, ma c’è anche il peso delle nuove ferrovie, sostenibili sì nell’uso (perché meno inquinanti e più efficienti del mezzo privato), ma comunque con un impatto.

Prese una per una, sono a volte esigenze “ragionevoli”. Il punto è che resta difficile governare il fenomeno, tra diritti acquisiti e “deroghe” per opere pubbliche, logistica o esigenze considerate prioritarie.
Alcune Regioni sono intervenute nel tempo: il Veneto ci sta lavorando, la Lombardia ce l’ha da quasi un decennio e la sta portando a regime.
Eppure nonostante tutto l’Ispra deve registrare che a livello nazionale “continua a mantenersi alto il tasso di artificializzazione e di impermeabilizzazione del territorio e che questo processo avviene a velocità elevata, causando la perdita, spesso irreversibile, di aree agricole e naturali”.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 07 Aprile 2025
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