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Cheminots Europei: “Riaprire almeno due tratte della Ferrovia della Valmorea”

L’appello arriva mentre cresce l’interesse per una riattivazione turistica e transfrontaliera della storica linea chiusa nel 1977. Tra passato e prospettive future, il dibattito resta aperto.

giugno 2022

Arriva dall’Associazione Europea Cheminots un nuovo appello per la riapertura della Ferrovia della Valmorea, con la proposta concreta di ripristinare almeno due tratte strategiche: da Castiglione Olona a Castellanza, in funzione turistica, e da Malnate al confine svizzero, per servire i numerosi frontalieri. Un’iniziativa che si inserisce nel solco delle politiche europee a favore della coesione territoriale e della mobilità sostenibile, con particolare attenzione ai territori interni e di confine.

Il nuovo Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sugli orientamenti per la rete transeuropea dei trasporti sottolinea la necessità di garantire a tutti i cittadini europei il diritto alla mobilità, promuovendo anche la riattivazione delle linee ferroviarie dismesse. Un principio che – sottolineano i Cheminots – deve valere anche per la Valle Olona, un territorio dalla forte vocazione turistica ma oggi penalizzato da collegamenti ferroviari inesistenti.

Un passato da collegamento internazionale

La storia della Ferrovia della Valmorea inizia il 18 luglio 1904, con l’apertura della tratta da Castellanza a Cairate, seguita, nel 1915, dalla linea fino a Malnate e poi, nel 1926, dalla fondamentale connessione Valmorea-Mendrisio, che ne fece un vero collegamento internazionale tra Italia e Svizzera.

Il sogno si interruppe nel 1928, quando per decisione del governo italiano la frontiera venne chiusa e la linea troncata a Valmorea. In Svizzera rimase attiva solo come raccordo merci. Nel 1938 il capolinea passeggeri fu riportato a Cairate, nel 1939 a Castiglione Olona, fino alla definitiva chiusura del servizio passeggeri nel 1952. Anche il trasporto merci si interruppe il 16 luglio 1977, con la chiusura della Cartiera Vita Mayer di Cairate.

I tentativi di recupero turistico

A partire dagli anni ’90, la linea è stata al centro di diversi tentativi di recupero, soprattutto a fini turistici. Il Club del San Gottardo, poi l’Associazione Amici della Ferrovia Valmorea (nata nel 2005), hanno promosso la riattivazione di alcuni tratti, utilizzati per treni d’epoca tra Rodero, Valmorea, Cantello e Malnate, fino al 2007.

Parallelamente, una pista ciclabile è stata realizzata lungo il sedime ferroviario da Castellanza a Castiglione Olona, con lavori di prolungamento ancora in corso.

Gli ostacoli alla riattivazione completa

Tuttavia, ostacoli infrastrutturali ed economici hanno finora impedito un recupero completo. Tra questi, la costruzione della diga di Gurone, che ha sommerso parte del tracciato, e la tangenziale di Varese, che ha ulteriormente compromesso la continuità della linea. Inoltre, la vecchia stazione di Castellanza è stata dismessa nel 2010, a favore del nuovo tracciato interrato Malnate–Malpensa.

Uno spiraglio dal riconoscimento nazionale

Nel 2020, la linea è stata ufficialmente inserita nell’elenco delle ferrovie turistiche da riattivare ai sensi della legge 128/2017, per la tratta da Malnate al confine svizzero. Ma nonostante questo riconoscimento, progetti concreti tardano ad arrivare.

L’AEC – Associazione Europea Cheminots propone una soluzione intermedia: riaprire la tratta Castiglione–Castellanza per treni turistici da Milano, e la tratta Malnate–Svizzera per i pendolari transfrontalieri. In questo modo si supererebbero gli ostacoli più gravosi, come la diga di Gurone, garantendo comunque un servizio pubblico su ferro a due fasce strategiche del territorio.

Un futuro da scrivere tra mobilità sostenibile e identità locale

Il futuro della Valmorea è ancora incerto, ma il dibattito è più che mai vivo. La riattivazione della ferrovia rappresenterebbe una risposta concreta alla necessità di ridurre l’uso dell’auto, migliorare la qualità dell’aria, valorizzare il patrimonio storico e offrire nuove opportunità di turismo lento in un’area dove, tra l’altro, è nato anche il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.

Resta da capire se, questa volta, alle proposte seguiranno fatti. I cittadini e le associazioni attendono da anni una risposta concreta. L’appello dei Cheminots è ora nelle mani delle istituzioni.

Redazione
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Pubblicato il 27 Marzo 2025
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