Legambiente Lombardia contro “l’ennesimo data center” a Bollate
L’associazione ambientalista chiede di arrestare la ratifica autorizzativa prevista il 9 dicembre, per valutare alternative che comportino minori disagi per la popolazione e riducano un sacrificio territoriale evitabile
«A Bollate l’ennesimo progetto di data center minaccia le aree verdi collocate tra le frazioni di Cascina del Sole e Cassina Nuova a ridosso della tangenziale Nord: un altro tassello verde dell’area più cementificata d’Italia rischia di saltare, completando la cementificazione lungo il già esile corridoio che collega il Parco Nord Milano con il Parco delle Groane». La denuncia arriva da Legambiente Lombardia, attraverso una nota stampa:
«L’area milanese è un formidabile attrattore per queste piastre di cemento, pensate per ospitare le apparecchiature per l’elaborazione e la conservazione dei dati, compresa la loro gestione in sicurezza mediante i generatori di emergenza, sempre attivi per scongiurare i rischi di interruzione della fornitura di energia – scrive Legambiente -. Già oggi in Italia un data center su tre si localizza nell’area milanese. In futuro la metropoli lombarda appare destinata a diventare uno dei principali data hub europei, con la conseguente esplosione del fabbisogno di aree per realizzare queste strutture, stimabile in diversi milioni di metri quadri, oltre ad una domanda di energia paragonabile a quella di molte centinaia di migliaia di abitanti».
Legambiente sottolinea che i data center aumentano le domanda di energia e di suolo, ovvero le risorse più scarse, e dunque preziose, del territorio metropolitano. “Non è accettabile – commenta Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – che uno sviluppo industriale avvenga senza la pianificazione sostenibile di queste risorse. La previsione del data center tra Cascina del Sole e Cassina Nuova a Bollate appare particolarmente insostenibile, sia sotto il profilo del consumo di suolo sia della connessione elettrica»
In particolare, i nuovi edifici del data center, immensi capannoni alti quasi venti metri, sono progettati sull’area che fiancheggia la A52, impedendone il formale ripristino ad utilizzo agricolo e generando oneri e disagi per l’allacciamento alla rete elettrica, per la necessità di realizzare una connessione ad alta tensione di quasi sette chilometri, interferendo quindi con strade, edifici e sottoservizi esistenti. «Si tratta di un’operazione immobiliare non solo destinata a distruggere una delle nostre poche aree verdi superstiti, ma anche a sconvolgere il centro abitato con i cantieri necessari alla realizzazione di una infrastruttura lineare ad elevato impatto per i residenti – precisa Marco Moschetti, presidente del circolo Legambiente di Bollate -. È vero che si tratta di un lotto reso edificabile quaranta anni fa, ma è anche vero che nei decenni il territorio adiacente si è andato saturando, rendendo anacronistica e insostenibile una previsione urbanistica che, se realizzata, aumenterebbe fortemente la criticità ambientale di quartieri ad alta densità di popolazione».
La richiesta dell’associazione ambientalista all’amministrazione e al consiglio comunale bollatese è quella di arrestare la ratifica autorizzativa prevista il 9 dicembre, per valutare alternative che comportino minori disagi per la popolazione e riducano un sacrificio territoriale evitabile: «Cementificare quell’ambito equivale a vanificare ogni sforzo per il recupero ambientale e paesaggistico di un’area che già gravemente compromessa dalle mega opere della tangenziale Nord» conclude Marco Moschetti.
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