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La metropolitana di Milano compie 60 anni. È passata da 12 a 111 km

È stato il primo vero metrò d'Italia, nato nel segno dell'essenzialità e sulla fiducia dei cittadini. Quando fu aperta aveva ventuno stazioni, oltre sono 134

metropolitana 1 milano

La metropolitana di Milano compie 60 anni. Anzi, il metrò, al maschile, alla francese, come usavano dire i milanesi d’allora, anno 1964: pensata da decenni, attesa da sette anni tra mille disagi, la linea 1, “la rossa” aprì il 1° novembre 1964, proiettando la città nella modernità, fatta di convogli veloci e anche di una grafica essenziale e di avanguardia.

La prima tratta correva da Sesto Marelli (periferia Nord, al confine con Sesto San Giovanni) fino a piazzale Lotto, zona Ovest poco distante dallo stadio di San Siro. Erano 11,8 km, con un totale di ventuno stazioni, tra cui l’ombelico della città, piazza del Duomo.

A distanza di sessant’anni il sistema è cresciuto di dieci volte, arrivando – dopo l’inaugurazione completa della M4 – a 111 km e 134 stazioni, su cinque linee. 

La prima vera metropolitana d’Italia

Quella di Milano fu la prima vera metropolitana d’Italia: a Napoli dal 1925-27 era attiva la cosiddetta metropolitana che però era una ferrovia passante sotterranea, gestita dalle Fs: dotata sì anche di diverse stazioni intermedie, ma ancora legata a un servizio più extraurbano che locale.

A Roma c’era una linea sotterranea (la “linea dell’esposizione E42“, oggi Eur), ma era ancora nata con caratteristiche da ferrovia e tale sarebbe rimasta fino agli anni Ottanta. Torino aveva fermato durante la guerra i suoi progetti.

Quella di Milano era invece caratterizzata da una totale separazione dai servizi ferroviari, era dedicata solo al servizio locale con convogli che passavano a intervalli regolari.

Un sogno pensato a lungo

Anche a Milano, come a Napoli, i primi progetti di una ferrovia sotterranea risalgono a ben prima del Dopoguerra. La prima idea è addirittura nella Milano austroungarica, si pensava di trasformare in tunnel la sede del canale Martesana, nel Nord-Est della città.

Altri iniziarono a ragionare – come a Napoli – su un passante ferroviario che unisse le stazioni capolinea che andavano delineandosi o che si immaginavano nei vari quadranti della città: ne nacquero progetti anche molto interessanti, anche per la visione urbanistica. Altri invece pensarono a gallerie che unissero le principali linee tranviarie (passanti tranviari, come ne esistono in Germania o Belgio).

Gli ingegneri di Busto Arsizio che per primi “sognarono” la metropolitana a Milano

Diversi progetti individuarono poi come priorità la copertura dell’area Nord, l’asse Porta Venezia-Viale Monza-Corso Buenos Aires dove si concentrava l’espansione più moderna della città, tra popolosi quartieri e fabbriche che da officine di modeste dimensioni diventavano giganteschi poli, come Breda, Falck o Pirelli. E in effetti questa fu poi la primissima direttrice del progetto che vide effettivamente la luce.

Un decennio di progetti e lavori

Nel 1949 l’ingegnere e assessore ai lavori pubblici del comune di Milano Agostino Giambelli presentà un primo progetto di rete, che nel 1952 divenne ufficiale, con la previsione di quattro linee, di cui le prime tre si realizzarono effettivamente su tracciato molto simile a quello ipotizzato.

NMel 1955 venne creata una nuova società, Metropolitana Milanese (che oggi si occupa d’altro) per gestire tutta la complessa costruzione della sotterranea dentro al cuore della città.

Il primo cantiere fu aperto in viale Monte Rosa il 4 maggio 1958.

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Una foto che dà l’idea della complessità del cantiere nel centro città: piazza San Babila

Il progetto era stato finanziato con 500 milioni di lire dal Comune e il resto da un prestito da parte dei cittadini, che mostrarono grande fiducia nell’investire.

Ne nacque una storia di efficienza progettuale: «La prima regola di progettazione era quella che i costi dovevano essere in equilibrio con i benefici. Perché quella metropolitana la pagavano direttamente i milanesi. E noi non potevamo proprio sprecare i loro soldi» ricordava, in occasione del cinquantesimo, in un’intervista al Giorno, Mario Consonni, uno dei padri del sistema di metropolitana milanese.

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Il primo convoglio calato nel tunnel, davanti al Castello. Era stato preceduto da un tram interurbano usato per le prime prove

In parte figlio di quell’idea di efficienza e risparmio era anche la veste grafica  della metropolitana, molto avanzata e rimasta moderna per decenni: era opera del designer – olandese, ma milanese dal 1954 – Bob Noorda, che creò anche il logo della doppia M, semplice e molto identificativo.

Generico 28 Oct 2024
Una foto di Carlo Orsi, che restituisce l’atmosfera moderna della Milano dell’epoca. Risale però non al 1964 ma a un decennio dopo, quando la linea era già dotata di due diramazioni, verso Gambara e QT8

Dopo il 1964 la storia è proseguita su tanti binari diversi: la nascita della M2 come “interstazionale” (per collegare le stazioni capolinea e principali: Centrale, Garibaldi, Lambrate, Porta Genova), poi divenuta anche unica linea ampiamente i confini comunali (con le due diramazioni a Est); la M3 venuta alla luce con i mondiali d’Italia ’90, la M5 “lilla”aperta prima della M4. E infine appunto “la blu” completata poche settimane fa.

Curiosamente il progetto di prolungamento più immediato riguarda proprio la M1, la più antica: a breve si aggiungeranno altre due stazioni a Nord verso Monza e tre a Ovest, dall’attuale capolinea Bisceglie al quartiere di Baggio.

Il programma della festa per i 60 anni della metropolitana

Venerdì 1° novembre dalle ore 16 alle ore 19, sabato 2 e domenica 3 dalle ore 15 alle ore 19, la stazione di San Babila diventa il palcoscenico in stile pop e retrò dove cantanti, musicisti e ballerini intratterranno il pubblico con colonne sonore blues, rock e swing, da Mina ai Rolling Stones, da Battisti ai Beatles, da Gino Paoli ai Pink Floyd. L’iniziativa vede la collaborazione con Open Stage, che porta la musica nelle stazioni della metropolitana di Atm. Un’anteprima della kermesse è disponibile sul canale Instagram @atm_milano.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it
Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare.
Pubblicato il 30 Ottobre 2024
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