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Fenocchio e Parini lasciano I Legnanesi: “Noi, i gemelli della compagnia, insieme anche nei saluti”

La coppia di attori si confida: "Non un pensionamento per anzianità, ma per prenderci spazi nostri con progetti personali". Fenocchio collabora a un progetto con al centro la dimensione uomo di Felice Musazzi. Parini pensa alla sua contrada e ad altro ancora

Fenocchio e Parini lasciano I Legnanesi

Tre attori che, contemporaneamente, decidono di lasciare il loro affezionato pubblico non sono un evento ricorrente per il teatro legnanese. Se poi i protagonisti sono volti storici della compagnia dialettale I Legnanesi, la notizia finisce per rincorrersi ancor più dentro e fuori l’ambiente artistico.

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Giordano Fenocchio e Danilo Parini, legnanesi, e Mauro Quercia, varesino di Besozzo, dopo 30 e anche più anni in giro per l’Italia a portare il nostro dialetto, la nostra storia popolare, la nostra vita di corte, hanno lasciato la compagnia. Con la loro decisione, nel gruppo, tra gli “anziani”, sono rimasti soltanto in due, Giovanni Mercuri e Maurizio Albé.

Giordano Fenocchio

Nostalgia ma anche tanta voglia di restare un personaggio, una voce nel panorama teatrale cittadino da parte di Giordano Fenocchio: «Ho lasciato, in accordo con la compagnia, per una sola ragione. Una stagione di 150 serate non fa più per me, soprattutto se comporta viaggi lungo gran parte del Paese, da Trento a Roma compresa. Non lascio, quindi, per una questione di… pensionamento. Infatti, se c’è l’attore giovane e quello di metà età, c’è anche l’attore anziano. Ricordo due esempi. Paola Borboni, madrina dei Legnanesi con Felice Musazzi  e attrice fino a 94 anni, e Gianrico Tedeschi, che ha recitato anch’egli oltre i 90 anni. Sono convinto che, fino a quando ti sorreggono la memoria per le parole, il diaframma per le voce e le gambe per camminare, puoi calcare il palcoscenico senza difficoltà».

Fenocchio ha debuttato al “Teatro Galleria” di Legnano nel 1978 con Felice Musazzi, 46 anni fa. Una vita, insomma, dedicata al teatro e che proseguirà ancora, perchè si sente sempre e comunque impegnato come autore di altri progetti artistici. Tra questi, ricordiamo, una iniziativa per tenere viva la memoria del teatro del Novecento, tre spettacoli di impegno più discreto ma comunque di spessore e un altro progetto, curato dalla famiglia Musazzi, per ricordare la dimensione uomo di Felice, “unico legnanese cui la città ha dedicato una via e un monumento”, ricorda lo stesso Giordano. Il debutto avverrà nel prossimo mese di gennaio a Legnano, per poi esportarlo sul territorio.

E proprio tra i ricordi conservati con lo storico attore, ecco quello delle trasmissioni radiofoniche del 1988 con Rai2, in parte registrate a casa Musazzi, per portare ai radioascoltatori lo spettacolo “Fam, fum, frecc e fastidi”: «Un impegno diverso dal solito, che mi ha lasciato un profondo senso di nostalgia, anche perchè è stato l’ultimo che ho vissuto insieme a Felice», ricorda Giordano.

Danilo Parini

A Danilo Parini piace l’idea del treno per indicare la sua decisione di fermarsi: «Quello di mio papà, Giuseppe, si è fermato nel 2004. Il mio vent’anni dopo, alla fine dello spettacolo ad Arcore, proprio là dove un tempo era venuto a conoscerci e ad applaudirci Silvio Berlusconi. Il mio è stato un saluto alla compagnia che mi ha commosso, un saluto con il cuore in mano, anche perchè sono sicuro che avrei potuto proseguire ancora qualche anno. Ma chissà… meglio fermarsi adesso, nel pieno del successo, di un’altra stagione ricca di soddisfazioni e di applausi. Adesso, avanti i giovani!».

«Rimango vicino ai Legnanesi come socio – prosegue Danilo – anche perchè ricordo l’appello  di papà Giuseppe che mi ha spinto nel 2004 a riunire i due gruppi, quello di Felice Musazzi e quello rinnovato dei Legnanesi, e anche perchè non ho mai dimenticato i consigli di Dante Barlocco indirizzati all’impegno e al restare sempre umili».

Sul palcoscenico, Parini sarà sempre ricordato per la capacità di recitare anche improvvisando. Una abilità artistica che ha trovato una stretta collaborazione proprio con Fenocchio: «Siamo stati i due gemelli dei Legnanesi. Ci chiamano Franco e Ciccio della compagnia. Ci siamo sempre trovati a meraviglia. I nostri duetti uno spettacolo nello spettacolo. Il don Pedar, il vigile urbano, il Gegè, il giudice, sono stati i ruoli che ricordo maggiormente. Mi calzavano a pennello».

Come per l’amico Giordano, il vero pensionamento appare lontano: «Non sono più pronto per 150 impegni a stagione – conclude Danilo -, ma sono certo che qualcosa di buono posso ancora farlo. Anzitutto, penso alla mia contrada, La Flora, dove mi piacerebbe svolgere qualche ruolo anche impegnativo e poi ho in mente qualcos’altro, vediamo, aspettiamo a parlarne… Per questo, mi piacciono due frasi sulla mio attuale momento. La prima è lo spettacolo “Va la batèl ca sèm su tuti”, l’altra, quella storica, “del doman non v’è certezza”». Del doman non v’è certezza? Danilo ce la racconta da attore. Il sorriso finale nel saluto, infatti, nasconde più di una sicurezza sul suo futuro.

Marco Tajè
direttore@legnanonews.com
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Pubblicato il 27 Ottobre 2024
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