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Centenario Legnano Franco Tosi Meccanica

C’è stata “mamma Tosi” ai tempi in cui era garanzia di lavoro e benessere. Ci sono state l’epoca Ansaldo, la “rivolta operaia” delle tute blu che bloccavano ferrovia e autostrada e gli anni del Gruppo Casti. Ci sono stati la “meteora” Gruppo Gammon, l’insolvenza, l’ipotesi della Termomeccanica di Enso Papi, gli oltre 400 milioni di euro di debiti. Ci sono stati il consiglio comunale aperto in fabbrica mentre pioveva dal tetto e nella sala montaggio dello stabilimento di piazza Monumento si gelava, la firma con la Bruno Presezzi di Burago Molgora, la “tentazione” della fuga in Brianza.

In quasi 150 anni di storia, una storia di altri tempi e insieme di quelle che più attuali non si può, di cose ne sono successe tante tra i capannoni della fabbrica più iconica di Legnano. Oggi, però, per l’azienda si è aperto un nuovo capitolo: un capitolo in cui la Franco Tosi Meccanica ha ricominciato ad assumere, ha un parco ordini acquisito che supera i 400 milioni di euro ed è tornata ad essere per Legnano sinonimo di lavoro.

Nei capannoni il set di “Hammamet”

Anche prima di tornare a vedere girare per la fabbrica i trasporti del calibro “monstre” di oggi, da oltre 50 metri di lunghezza e 6 di larghezza, anche negli anni in cui la “cittadella industriale” della Franco Tosi Meccanica sembrava una scatola vuota, la storia della fabbrica non è stata una storia ordinaria.

Nei capannoni tra via San Bernardino e il cimitero monumentale, quelli che ancora oggi aspettano di conoscere il loro futuro, negli ultimi 20 anni sono stati infatti girati spot pubblicitari con protagonisti calciatori del calibro di Ibrahimovic e Pelé o moto come la Vmax 1200 della Yamaha, e anche alcune scene di “Hammamet”, film di Gianni Amelio con Francesco Favino nel ruolo di Bettino Craxi. A Legnano, in particolare, sono state effettuate le riprese del congresso del PSI all’Ansaldo da cui Craxi uscì segretario del partito.

Una fabbrica pronta ad aprire le porte alla città

Oggi l’industria per antonomasia di Legnano è pronta a scrivere nuove pagine della sua storia. «Quando abbiamo acquisito la Franco Tosi Meccanica, l’azienda era in amministrazione straordinaria – racconta il patron della FTM Alberto Presezzi – : abbiamo acquistato prima il ramo di azienda, poi gli stabili. Questo secondo passaggio non era scontato, anche perché abbiamo incontrato più di una difficoltà, tanto che ad un certo punto avevamo deciso di spostarci e avevamo anche acquistato un terreno a Burago Molgora. L’amministrazione comunale e il Ministero, però, ci hanno fatto prendere contezza non solo della storia della Franco Tosi Meccanica, ma anche di quello che l’azienda voleva dire per Legnano: io e mia moglie Barbara, insieme ai nostri manager, ci abbiamo ragionato e abbiamo deciso di rimanere a Legnano».

E per la città del Carroccio la storica fabbrica continua ad avere grandi piani. «A Zurigo abbiamo toccato con mano un esempio di perfetta integrazione di un’impresa storica nella città – aggiunge Presezzi -: l’industria ha dato degli spazi alla città, una parte dei quali sono diventati piazze, pub e zone residenziali con una grande integrazione con la fabbrica. È un progetto bellissimo, ed è a questo traguardo che ci piacerebbe arrivare anche a Legnano».

Gomito a gomito con “colossi” come Siemens e General Electric

Quando in piazza Monumento è arrivata la Bruno Presezzi, la Franco Tosi Meccanica aveva alle spalle una storia di prodotti dismessi, alcuni tralasciati in parallelo alla dismissione della fabbrica, altri abbandonati già prima. L’esempio principe sono i compressori industriali, su cui da subito la nuova proprietà ha scelto di puntare facendone, a distanza di quasi dieci anni dalla scommessa iniziale, un prodotto di punta dell’azienda: lo dicono i numeri, che parlano di un carnet di ordini da 400 milioni di euro, più della metà dei quali legati ai compressori.

«Fin dal 2016 abbiamo lavorato per creare un team tecnico che ci permettesse di tornare a progettare compressori industriali – spiega Alberto Presezzi -. Al momento del nostro acquisto la Franco Tosi Meccanica aveva ancora mercati validi per le turbine idrauliche e per quelle a vapore; nel tempo aveva prodotto anche molti compressori, ma erano ormai anni che non lo faceva più. Abbiamo quindi dovuto lavorare molto sulla squadra e su nuove referenze per riuscire, faticosamente, a vendere i primi compressori e in dieci anni siamo riusciti a reinserire l’azienda in questo settore di mercato. Attualmente la Franco Tosi Meccanica è in grado di competere con gruppi internazionali come General Electric e Siemens su tre tipi di prodotti: è un risultato importante, anche perché è l’unica azienda privata al mondo a ricoprire questo ruolo sul mercato».

Un’azienda pronta a crescere

Oggi la Franco Tosi Meccanica, dopo gli anni bui, è tornata a crescere e non ha intenzione di fermarsi. «La nostra sfida più grande è continuare a far crescere l’azienda – sottolinea il patron della FTM -. Il primo nodo da sciogliere è sicuramente quello delle maestranze, perché, essendo noi e l’Ansaldo le uniche aziende in Italia che producono questo tipo di prodotti ad un certo livello, non è facile trovare personale specializzato. E non è facile nemmeno puntare sui giovani, perché sia dal punto di vista sociale che da quello scolastico nel nostro Paese è stato un po’ “abbandonato” l’obiettivo di formare operai e tecnici specializzati, sempre troppo pochi rispetto alle richieste del mercato. Per questo abbiamo pensato a progetti nuovi da lanciare, allo scouting e al reclutamento di personale all’estero per “importare” personale specializzato: l’obiettivo della Franco Tosi Meccanica, che ad oggi ha circa 200 dipendenti, è quello di aumentare a breve termine il personale di almeno 30/50 unità e di altre 100 nel giro di tre anni».

La crescita, però, non deve fare i conti “solo” con la manodopera, ma anche con la competizione internazionale, che soprattutto in alcuni mercati non è un’iperbole definire spietata. «Essendo il nostro un prodotto altamente tecnologico, ricerca e sviluppo sono molto importanti – aggiunge Presezzi -: creare macchine efficienti che costino sempre meno è fondamentale, anche perché negli anni abbiamo visto cambiare molto l’approccio internazionale di alcune potenze con cui ci confrontiamo quando lavoriamo all’estero, che soprattutto nei mercati emergenti hanno alle spalle uno Stato molto forte, pronto a proporre progetti da Paese a Paese. Per noi europei è difficile tenere il passo: a volte ci troviamo “indifesi” o con strumenti che hanno tempistiche troppo lunghe, difficili da conciliare con quelle dei progetti».

Poi la transizione ecologica, inevitabilmente all’ordine del giorno anche in via San Bernardino. «Credo che la transizione ecologica sia un dovere di tutti – è il pensiero del titolare -, ma non può essere solo uno slogan o un modo di dire: va guidata da tecnici competenti e va portata avanti con ragionevolezza. Per noi la transizione ecologica riguarda più i prodotti che non la produzione, e penso che una delle sfide sarà quella di arrivare ad avere benzine biologiche che non inquinino; la rivoluzione green passa poi anche per il nucleare, certamente gestito in modo adeguato».

«Un patrimonio nazionale»

Con 75mila megawatt installati nei cinque continenti, la Franco Tosi Meccanica può essere definita a buon diritto un’azienda di portata mondiale. «Industria e tecnologia sono un vero e proprio patrimonio per una nazione, che viene misurata nel mondo in base a quello che riesce a fare, inventare ed esportare – conclude Presezzi -. L’Italia in questo senso ha sempre coltivato una tradizione e ha sempre fatto scuola. Anche la Franco Tosi Meccanica è un patrimonio nazionale: quando abbiamo acquistato l’azienda lo abbiamo fatto, più che per denaro, per prestigio e per senso del dovere. Fare impresa non significa solo fare denaro ma creare valore, un valore che diventa nazionale».

Redazione
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Pubblicato il 24 Ottobre 2024
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