Rinnovato il Consiglio pastorale nell’Oltrestazione a Legnano, eletto da 1500 fedeli
I votanti sono stati 1501, i voti validi 1425. Dati che muovono la considerazione sulla frequenza sempre in calo alle messe cittadine
E’ stato rinnovato il Consiglio parrocchiale e della comunità “Maria Madre della speranza e della gioia e Beato Carlo Acutis” nell’Oltrestazione a Legnano. La commissione elettorale presieduta dal diacono Marzio Consonni ha comunicato l’esito delle votazioni raccolte nelle messe celebrate ai Santi Martiri, San Giovanni e Beato cardinal Ferrari.
Risultato eletti: Giovanna Bruletti (San Paolo, voti ), Monica Patano (Comunità Parrocchiale Mazzafame), Valentina Troiani (San Paolo), Isabella Chiappa (Santi Martiri), Laura Pizzocoro (Santi Martiri), Fabrizio Tajè (Comunità Parrocchiale Mazzafame), Anna Vita (Comunità Parrocchiale Mazzafame), Matteo Gernetti (Santi Martiri), Alessandra Vita (Santi Martiri). Per la lista giovani, Gaia Cavaleri (Santi Martiri), Francesca Ponzeletti (San Paolo) e Raffaele Zampini (San Paolo). A questo elenco si aggiungeranno altri componenti, nominati a discrezione del parroco, don Walter Zatta.
I votanti sono stati 1501, i voti validi 1425. Dati che muovono la considerazione sulla frequenza sempre in calo alle messe cittadine. Infatti, pur aggiungendo minori e fedeli provenienti da altre parrocchie (come succede spesso a San Giovanni), non si arriva al 10 per cento della popolazione totale dell’Oltrestazione.
A questo proposito, piace ricordare una considerazione del giugno scorso pubblicato da don Fabio Viscardi, parroco ai Santi Martiri dal 2011 al 2o20, sul fenomeno che sta caratterizzando un po’ tutte le parrocchie della Diocesi di Milano: «I numeri – scriveva il sacerdote – parlano e questo ridimensionamento ci interpella circa la nostra identità di comunità cristiana: senz’altro il Signore ci sta dicendo qualcosa. Evitando la logica del ‘pochi ma buoni’, ci è chiesto di capire come essere oggi chiesa dalle porte aperte, luce e sale, segno e lievito dentro il mondo. Forse occorre percorrere con più decisione la strada feconda di una più intensa fraternità tra di noi, evitando sterili contrapposizioni tra laici e clero, associazioni e movimenti, fuggendo la tentazione di cercare colpevoli e responsabili del tramonto di un presunto ‘bel tempo antico’. A tal proposito non possiamo restare indifferenti di fronte all’incipit provocatorio con cui l’arcivescovo mons. Delpini ha introdotto l’omelia nella S. Messa crismale del Giovedì Santo in Duomo, lo scorso 28 marzo: “Dove abbiamo inciampato?”».
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