Ius scholae, uno strumento per l’integrazione? Intervista alla preside delle Carducci di Legnano
La legge "Ius Scolae" permetterebbe ai giovani stranieri di ottenere la cittadinanza italiana in seguito al completamento di un determinato ciclo di studi. Per la diregente Anna Maria Capuano sarebbe uno strumento valido per riconoscere e accogliere nuovi cittadini
Si sta dibattendo molto nell’ultimo periodo dello ius scholae, ipotesi di riforma della legge che regola la concessione della cittadinanza italiana per legare l’acquisizione della cittadinanza italiana al compimento di un ciclo di studi.
Nello specifico, verrebbero considerati cittadini italiani tutti i giovani nati in Italia o arrivati nel nostro Paese prima di compiere 12 anni che porteranno a termine almeno 5 anni di studi nel nostro Paese (anche se non nello stesso ciclo scolastico). Se i 5 anni presi in considerazione includono la frequenza della scuola primaria, allora viene richiesto anche il superamento del ciclo di studi con esito positivo come aspetto imprescindibile per ottenere la cittadinanza.
Sarebbe una riforma rivoluzionaria dato che ad oggi nel nostro Paese vige ancora la legge dello ius sanguinis (in vigore dal 1992) per la quale un cittadino italiano deve avere almeno un genitore in possesso della cittadinanza italiana.
Attualmente i figli di stranieri nati in Italia possono presentare richiesta per diventare cittadini italiani solo al compimento della maggiore età, mentre chi arriva in Italia – anche da molto piccolo – può conseguire la cittadinanza dopo almeno 10 anni di residenza e in base ad una serie di altri parametri economico-sociali ritenuti fondamentali.
Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici di Legnano cosa ne pensano dello ius scholae. Di seguito pubblichiamo l’intervista ad Anna Maria Capuano, dirigente dell’Istituto Comprensivo G. Carducci.
Come giudica la proposta di legge su cui si sta dibattendo in questi giorni?
Ritengo che il modello dello ius sanguinis sia superato. Ogni anno accogliamo migliaia di stranieri e la città di Legnano è sicuramente un esempio virtuoso, ma è necessario ricercare dei sistemi che consentano una loro piena integrazione e questa nuova proposta potrebbe esserlo.
Pensa possa essere uno strumento di integrazione per gli studenti che frequentano la scuola e che non hanno ancora la cittadinanza?
Credo che legare il diritto alla cittadinanza ad un congruo numero di anni trascorsi all’interno del nostro sistema scolastico, soprattutto quello della scuola dell’obbligo, possa consentire di avere delle garanzie di costruzione di un sistema valoriale condiviso, per una piena e consapevole adesione ai nostri valori e comprensione vera della nostra cultura. Naturalmente dovrebbe essere accompagnato anche da percorsi mirati di educazione civica e formazione linguistica.
Quali sono le maggiori difficoltà per i bambini che frequentano la scuola e non hanno ancora la cittadinanza?
Agganciare alla scuola il diritto alla cittadinanza avrebbe anche delle ricadute positive sulla dispersione scolastica che purtroppo è alta proprio tra i ragazzi stranieri. Certamente il tema delle seconde generazioni, ragazze e ragazzi figli di stranieri ma nati e o cresciuti in Italia, penso sia ormai indifferibile e sicuramente ritengo che la proposta di introdurre lo ius scholae per l’ottenimento della cittadinanza sia uno strumento valido per riconoscere e accogliere nuovi cittadini.
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