Chi sono e cosa hanno fatto gli otto arrestati per uccidere Fabio Ravasio a Parabiago
Dalla sacerdotessa Adilma Pereira Carneiro al 45enne maghrebino, ultimo a finire in carcere per l'investimento mortale volontario del 52enne. Ecco chi sono e cosa hanno fatto gli otto parabiaghesi
Ad una settimana dai primi arresti per l’omicidio di Fabio Ravasio, il commerciante di Parabiago investito mentre tornava a casa dal lavoro sulla sua bicicletta lo scorso 9 agosto, le persone finite in manette sono otto. Secondo la Procura di Busto Arsizio (sostituto procuratore Ciro Caramore) tutti hanno fatto la propria parte nell’investimento del 52enne con l’intento di ucciderlo. In questo articolo cerchiamo di mettere tutte le tessere del mosaico al proprio posto.
La decisione di uccidere il povero Ravasio è stata presa dalla compagna Adilma Pereira Carneiro, brasiliana di 49 anni da molti anni in Italia, sacerdotessa del Candomblè, una rivisitazione del culto degli Orixa importato secoli fa dall’Africa al sud America e ancora molto diffusa in Brasile. Adilma avrebbe deciso di eliminare il compagno con l’intenzione di far ereditare agli ultimi due dei suoi otto figli, tutti i beni della famiglia del compagno. Prima avrebbe fatto in modo che lui li riconoscesse come figli suoi (inizialmente, infatti, erano stati registrati come figli del marito Marcello Trifone, ndr) e poi avrebbe ordito il piano per ucciderlo, assoldando amanti, figli e amici per arrivare a tale scopo.
Marcello Trifone è l’attuale marito di Adilma Pereira Carneiro che avrebbe sposato nel gennaio 2016. Figlio adottivo di Franco Trifone, importante industriale di Magenta e fondatore della Stf poi fallita nel 2018, sarebbe stato spogliato di tutti i suoi beni da Adilma che lo ha poi costretto a vivere da recluso nella villa di via delle Orchidee a Parabiago fingendosi gay per non insospettire Fabio Ravasio che non sapeva del matrimonio tra i due. Trifone avrebbe partecipato all’investimento come passeggero della Opel Corsa che ha investito Ravasio.
Igor Benedito è il secondo figlio di Adilma. Nato in Brasile dall’unione con un uomo poi ucciso in un agguato ha seguito la madre in Italia insieme ad altre due sorelle nate da altre relazioni. Nullafacente e dedito all’uso di sostanze stupefacenti è molto legato alla madre e per lei ha accettato di mettersi alla guida della Opel Corsa utilizzata per investire Fabio Ravasio.
Massimo Ferretti è il proprietario di un bar a Parabiago. In questa vicenda emerge come amante di Adilma Pereira Carneiro. Negli interrogatori ha affermato di essere completamente soggiogato dalla donna sia per la relazione sentimentale che per i rituali candomblè che la brasiliana praticava. Nel piano criminale avrebbe fatto da raccordo tra i pali che dovevano segnalare l’arrivo di Fabio Ravasio e Igor Benedito che era alla guida dell’auto.
Fabio Lavezzo entra in questa vicenda come fidanzato di Ariane, la prima figlia di Adilma Pereira Carneiro. Separato dalla precedente moglie, aveva iniziato da qualche mese la relazione con la figlia 30enne della Pereira andando a vivere con lei in una delle case a disposizione dei figli di Adilma. Viene coinvolto nel piano come palo: avrebbe dovuto segnalare l’arrivo di Fabio Ravasio a Massimo Ferretti.
Mirko Piazza è la gola profonda dell’organizzazione. Coinvolto nell’omicidio come palo è il tuttofare di Ferretti che lo aveva aiutato dopo la scomparsa dei suoi genitori. Viene descritto come una persona fragile ed è infatti il primo a raccontare tutto quello che sa della vicenda agli inquirenti.
Fabio Oliva è un meccanico molto noto a Parabiago. Anche lui figura come amante di Adilma Pereira Carneiro. Viene a conoscenza del piano di Adilma quando la donna si presenta nella sua officina annunciando la volontà di uccidere Fabio Ravasio e per farlo ha bisogno che gli venga riparata l’auto con la quale ha intenzione di farlo investire. Cambia la batteria all’auto e mette a posto un fanale senza battere ciglio.
Infine c’è il maghrebino 45enne, coinquilino di Mirko Piazza e spacciatore. A lui viene dato il compito di simulare un malore in mezzo alla strada con l’intento di bloccare il traffico nel tratto di via Vela in cui poi verrà investito Fabio Ravasio. Zelantemente si accascia a terra e riesce a bloccare alcuni passanti che gli prestano soccorso.
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