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Che cosa ho imparato vivendo per tre mesi a New York

Un reportage di Nadia Pieri, studentessa dell’Università dell’Insubria che per tre mesi ha fatto un tirocinio all’Istituto Italiano di Cultura di New York. “Questa città mi ha fatto sentire libera, indipendente e invincibile”

Nadia New york

Cari lettori,

dopo un volo di dodici ore, l’altro ieri sono tornata in Italia anche se, ahimè, le mie valigie sono rimaste a Londra (non preoccupatevi, sono riuscita a recuperarle!). La mia ultima settimana a New York  in  cui – udite udite – ho avuto la possibilità di vedere le Frecce Tricolori volare sulla Grande Mela, è stata molto intensa ed emotivamente forte (Ho pianto sull’aereo di ritorno? Assolutamente sì, ma lo avevo già messo in preventivo!). Fortunatamente il mio viaggio non è stato così traumatico perché, prima di fare ritorno a casa, ho trascorso una settimana a Miami insieme ai miei zii e ai miei cugini.
Il destino, però, ha voluto che mi beccassi sette giorni esatti di pioggia e così addio passeggiate sulle lunghissime spiagge bianche e benvenuti pisolini pomeridiani! Un po’ di riposo, dopo aver girato tre mesi come una trottola, non mi ha fatto male e mi ha permesso, per un attimo, di fermarmi a riflettere sulla straordinaria esperienza vissuta.

COSA HO AMATO DI PIÙ DI NEW YORK

Ormai lo avrete capito: mi sono innamorata di New York, letteralmente. C’è una frase, che è lo slogan di un brand che adoro, che dice: “It will always be New York or Nowhere”, ovvero: “Sarà per sempre New York o nessun altro posto”. E per chi, come me, per questo luogo ha perso la testa è proprio vero. In questi mesi ho avuto la possibilità di vedere diverse città americana: da Washington DC a Philadelphia e ogni volta che le visitavo ripetevo tra me e me: “Bella, ma non è New York”. Incredibile ma vero, la stessa cosa mi è successa anche a Miami, che fino allo scorso anno era la città numero uno sulla mia lista. “Che cosa ami tanto di New York?”, vi starete chiedendo. E la risposta non è così semplice. Ciò che più ho amato di questa città, infatti, non sono stati i grattacieli immensi, la metro aperta tutte le ore o le tantissime attrazioni, ma il modo in cui mi faceva sentire: libera, indipendente e invincibile. Una sensazione che non avevo mai provato nella mia vita  e che – devo ammetterlo – dopo un po’ diventa una sorta di dipendenza.

New York mi ha insegnato tanto: a badare a me stessa, ad adattarmi alle situazioni più svariate, a poter contare unicamente sulle mie forze, a muovermi da sola a qualsiasi ora del giorno e della notte, con coraggio ma allo stesso tempo prudenza. E ancora: a buttarmi in situazioni che mesi fa avrei evitato per la paura di fallire, a pensare in modo più aperto, ad uscire dalla “bolla” nella quale per 24 anni ho vissuto ma soprattutto a capire che il mondo, per me, è ancora tutto da scoprire. Con il passare dei giorni mi rendo conto sempre di più che, se fossi andata a New York da turista, non sarebbe stato lo stesso.  A rendere questo viaggio unico è stato il privilegio di poter lavorare all’interno di un ambiente come quello dell’Istituto Italiano di Cultura che mi ha permesso di crescere professionalmente e umanamente, di capire ancora di più ciò che voglio fare nella vita e di entrare in contatto con una realtà per me sconosciuta ma al contempo affascinante. Senza questo tirocinio non avrei mai intervistato un Premio Oscar, non avrei mai incontrato Whoopi Goldeberg, non avrei mai scoperto cosa si cela dietro all’organizzazione di un evento, non avrei mai capito come funziona il mondo della diplomazia, ma soprattutto non avrei mai trovato una seconda famiglia…newyorkese! E vi assicuro che quest’ultima parte non è affatto scontata.

La malinconia c’è, non posso negarlo, ma si sa che, quando sei davvero felice, il tempo vola.
Tornerò a New York? Sono sicura di sì, anche se non so ancora quando e come. Ma una cosa è certa: la prossima volta sarà come tornare a casa!

Grazie per aver seguito il mio viaggio!

di
Pubblicato il 26 Agosto 2024
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