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A soffocare la Pianura Padana sono i gas dell’agricoltura. Uno studio punta il dito

Legambiente rilancia uno studio secono il quale il gas rilasciato da liquami zootecnici e fertilizzanti è tra i principali responsabili della formazione di PM10

La mucca Carolina - foto di Daniele Venegoni

L’ammoniaca, un gas rilasciato dai liquami zootecnici e dai campi fertilizzati intensamente con urea e letami, è una delle principali responsabili della formazione di particolato secondario (PM10) sotto forma di sali solidi, in particolare solfati e nitrati d’ammonio.

Questo tipo di inquinamento contribuisce significativamente alle polveri sottili che i cittadini di Milano e delle altre città della Lombardia respirano quotidianamente. Oltre alle note polveri da combustione e da freni e pneumatici, vi è una crescente presenza di microscopici cristalli di sali ammoniacali, tra cui il nitrato di ammonio, che si forma dalla combinazione di ammoniaca e ossidi di azoto (NOx), liberati principalmente dai motori diesel. Questo particolato solido è prevalente nei mesi freddi, aggravando i livelli di inquinamento durante l’inverno, mentre in estate la situazione risulta meno critica grazie alla diversa dinamica atmosferica.

Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia e co-autore di una recente ricerca, sottolinea come l’inquinamento in Pianura Padana sia il risultato di una forte concentrazione di fonti emissive in un’area geografica ristretta. Tra queste fonti, le emissioni zootecniche giocano un ruolo non trascurabile. Nonostante i progressi compiuti per ridurre le emissioni in diversi settori produttivi, gli sforzi nel settore zootecnico rimangono insufficienti.

La Lombardia, in particolare, registra una delle più alte intensità di allevamento a livello europeo. Negli ultimi vent’anni, le emissioni di ammoniaca di origine agricola si sono ridotte solo del 7%, mentre quelle di altri inquinanti sono praticamente dimezzate. Di Simine afferma che senza una ristrutturazione significativa delle pratiche agricole nella Pianura Padana, inclusa una riduzione del numero di animali allevati, non ci sarà un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria.

Legambiente ha collaborato con il progetto di ricerca INHALE, sviluppato dai ricercatori del Centro euroMediterraneo sul Cambiamento Climatico (CMCC), per approfondire l’impatto dell’agricoltura sull’inquinamento atmosferico. Questa collaborazione mira a consolidare la conoscenza sulle emissioni agricole e a sensibilizzare i decisori politici sull’importanza di adottare misure di riduzione delle emissioni anche in questo settore.

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, ribadisce la necessità di coinvolgere pienamente l’agricoltura nella transizione ecologica. Quella che oggi può apparire una sfida difficile per la qualità dell’aria e la salute dei cittadini, deve diventare un’opportunità per qualificare la filiera agroalimentare del Nord Italia.

Redazione
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Pubblicato il 16 Luglio 2024
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