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La maturità oltre i voti: “Buon viaggio”

La nuova puntata delle rubrica "Curare le Relazioni" a cura dell'insegnante Simona Michelon è una riflessione sulla strada che gli studenti hanno davanti e devono intraprendere

Generico 01 Jul 2024

Ci ho messo un po’ a decidere cosa scrivere per questo appuntamento. Infatti, siamo in ritardo di più di una settimana rispetto il nostro appuntamento. Adesso provo a condividere con voi, il perché.

Questo periodo coincide con la fine della scuola, gli scrutini e la comunicazione degli esiti, e poi gli esami di fine primo ciclo e della cosiddetta maturità e i corsi di recupero o i passaggi ad altre scuole. Tutte attività che, in diverso modo, riempiono le giornate degli insegnanti di incontri, ascolti e confronti che meritano molte energie e cura.

Sono scadenze preziose che segnano passaggi automatici o scelte coraggiose, talvolta anche dolorose. Anche agli insegnanti sono richiesti, più del solito, coerenza e molta concentrazione educativa. Esclusività e dedizione.

Giugno presenta anche per i genitori un periodo importante: si ripresenta la possibilità di fare pace con lo studente che sono stati o di ascoltare la sofferenza che “quel” docente (magari inconsapevolmente) è riuscito a provocare al percorso di studi del bambino ora cresciuto, ed è soprattutto LA grande occasione per essere pronti ad accogliere le emozioni forti dei nostri ragazzi.

Abitualmente, in questo periodo, i discorsi degli adulti switc(h)iano sull’argomento scuola. Sono stati tutti studenti e tutti sanno quanto è difficile rispondere a un “sei stato promosso?” e “con che media?” che giunge da chiunque. Ma la curiosità e la voglia di esserci in questo turbinio che sentono familiare li spinge comunque ad esserci. Talvolta, pare che tutti conoscano le regole più affinate di calcolo delle medie, i criteri di valutazione e ipotizzano parametrazioni di voti, tra epoche. I mass media recitano, come un ritornello annuale, le tracce della prima prova scritta e al telegiornale la seconda notizia spesso è legata agli esami.

Tutto ciò, mentre gli studenti sono alle prese con l’analisi delle scelte di vita, oltre alle medie e ai numeri, al guardarsi dentro e decidere quale strada prendere o se continuare su quella già intrapresa.

LA STORIA

Talvolta le esperienze che si vivono in questo periodo sono così forti da divenire pietre miliari del loro viaggio.

Ore 12, un ragazzo rientra a casa dopo la prova orale dell’esame di stato pre-Covid. Apre la porta ed esplode, in:

“Mamma, è stato bellissimo! Mi ascoltavano, ero io. Sono molto soddisfatto.”

La madre lo osserva stranita e dice: “Stai bene? Siediti.’”

Il figlio ribatte: “Si, mi sento pieno e soddisfatto!”

I due continuano.

Dopo due giorni, escono i risultati e…

“Mamma, il risultato è 98/100”

“Fantastico!

I due si abbracciano.

“Sei dispiaciuto per quei due punti”

Riprende il figlio

“No, giusto così. Uno mi ricorda la mia terza, in cui ho oggettivamente cazzeggiato e l’altro gli errori di matematica che ho fatto, il mio limite.” “Fatta la somma arrivo a 100. Sono io”

LA RIFLESSIONE

La scuola, tanto interpellata in questi anni dal dibattito politico, è uno strumento indispensabile attraverso cui gli studenti si confrontano, all’interno del quale crescono o ci provano, prendono le misure rispetto le loro abilità e attraverso queste “misure” (che sono molto più dei numeri) capiscono dove orientare le proprie energie di studio e lavoro al fine di cercare un’adultità felice.

Se tornassimo indietro di qualche anno o decennio, anche noi adulti, ci ritroveremo: era importante andarci perché costituiva una bussola, magari ricordiamo i ritornelli dei nostri genitori recitare quanto importante fosse la scuola; inconsciamente lo sapevamo anche noi che la scuola fosse una questione profonda e visceralmente nostra, indispensabile per le nostre giornate tanto da costituirne un affare profondamente intimo. E cosa contava davvero?

Contava che desse il “giusto” segnale al nostro andare (il giusto non è sempre buono), coerente con gli sforzi profusi e il tempo dedicato al nostro viaggio. Contava che la misura ci desse esplicitamente il segnale per continuare o ripartire per ricominciare.

Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno
Che sia una vita o solo un giorno
Che sia per sempre o un secondo
L’incanto sarà godersi un po’ la strada
Amore mio, comunque vada
Fai le valigie e chiudi le luci di casa

Coraggio, lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che non c’è niente di più vero di un miraggio
E per quanta strada ancora c’è da fare
Amerai il finale

Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Luglio 2024
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