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Confindustria Lombardia: il 65% delle imprese segnala difficoltà nelle ricerche di personale

L’elevata quota di personale operaio (47%, con punte del 51% nell’industria) riflette la vocazione fortemente manifatturiera della Lombardia. Le maggiori problematiche emergono per le competenze / mansioni tecniche

vestiti da lavoro

Profili professionali introvabili, necessità di individuare formule per l’attraction e la retention, crescita del turnover, aumento della flessibilità organizzativa e retributiva: sono le principali indicazioni emerse dall’estratto regionale dell’Indagine sul Lavoro ‘I numeri per le risorse umane’ realizzata da Confindustria Lombardia. L’indagine sul lavoro, svolta annualmente dal Sistema Confindustria tra le imprese associate sui vari temi che attengono la gestione delle risorse umane, è concepita principalmente come strumento a beneficio di chi in azienda si occupa di capitale umano.

In Lombardia hanno partecipato alla survey 840 aziende associate alle 9 territoriali di Confindustria Lombardia, per un totale di 155 mila dipendenti. «L’indagine fornisce una serie di conferme di ciò che le imprese affrontano in questi anni quando si rivolgono al mercato del lavoro – ha commentato il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella -. Politiche retributive adeguate, responsabilizzazione e gratificazione dei giovani, flessibilità nell’offerta di strumenti di welfare aziendale e dei sistemi di incentivazione, migliore bilanciamento vita-lavoro, sono formule che molte imprese lombarde già adottano per attrarre e trattenere i lavoratori ma che, per Confindustria Lombardia, dovranno diventare la base di partenza per la creazione di rapporti dai quali a beneficiarne siano l’impresa e il lavoratore. Rapporti basati sulla fiducia reciproca nei quali la crescita del dipendente e la crescita dell’impresa vanno di pari passo».

L’elevata quota di personale operaio (47%, con punte del 51% nell’industria) riflette la vocazione fortemente manifatturiera del tessuto imprenditoriale lombardo, mentre il peso di white collars (quadri e impiegati) raggiunge il 50% (e supera il 60% nei servizi) per la forte concentrazione di head quarters di imprese multinazionali e, soprattutto a Milano, di servizi innovativi ad alto valore di conoscenza. Le maggiori problematiche emergono per le competenze / mansioni tecniche (segnalate dal 77% delle imprese con difficoltà di reperimento) e per quelle manuali (49%). Meno diffuse le segnalazioni riguardanti le competenze trasversali, le cosiddette soft skills, (14%) e quelle manageriali (8%). Per quanto riguarda, invece, gli ambiti, si registrano maggiori problemi nel reperire risorse con competenze funzionali alla transizione digitale (segnalate dal 30% delle imprese con difficoltà di reperimento), mentre risultano meno diffuse le problematiche negli ambiti internazionalizzazione (14%) e green (9%)

LOMBARDIA DATI IN PILLOLE

Il rapporto utilizza le informazioni raccolte dalle aziende localizzate in Lombardia. Hanno aderito all’indagine ben 840 aziende che inquadrano 155 mila dipendenti.

• Il 65% delle imprese segnala difficoltà nelle ricerche di personale in corso: maggiori problematiche per le competenze/mansioni tecniche (77%) e quelle manuali (49%);
• Il tasso di sostituzione della forza lavoro nel 2023 è stato del 23,3%, di questi il 6,4% è stato turnover volontario;
• Il 51% ha attivato lo smart working, fenomeno più diffuso nei servizi (67%) contro il 46% nell’industria;
• La percentuale di smart worker in Lombardia è del 26%;
• Il 38% delle imprese lombarde nel 2023 ha formalizzato una politica retributiva, di queste il 3,6% ha programmato incrementi retributivi di merito per il 2024 (+3,3% operai, +4,2% impiegati);
• Il 69% mette a disposizione strumenti di welfare aziendale;

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Pubblicato il 07 Giugno 2024
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