Un nastro al posto del canapo, Maria Cozzi rivive da castellana il primo Palio di Legnano del dopoguerra
La legnanese Maria è stata castellana durante il Palio del 1952: "Oggi che siamo circondati da conflitti fa riflettere ripensare a quei giorni di rinascita. Il Palio ogni anno ricorda alla città quanto siano importanti i momenti di spensieratezza e comunità"
Il Palio di Legnano non è solo un appuntamento annuale che caratterizza la città è anche una ricca raccolta di storie. Una memoria fatta di uomini e donne che sono stati capaci di alimentare il mondo paliesco così da renderlo sempre più capace di coinvolgere la comunità ed attirare l’attenzione generale. Tra le testimonianze c’è quella di Maria Cozzi che per puro caso si è trovata a fare le veci della castellana nel 1952, esattamente durante il primo Palio dopo la seconda guerra mondiale. A quei tempi, nel dopo guerra, Legnano stava rialzandosi in piedi dopo un lungo periodo di oscurità: in ogni famiglia c’era un segno indelebile di dolore, ma anche la voglia di tornare a sperare e ridere. In quel momento Maria Cozzi si trovò ad indossare il mantello da castellana sostituendo Mariangela Alberti. «Il Palio del ’52 ha rappresentato un segno di rinascita dopo tempi bui e tristi. Nell’aria c’era la voglia di tornare alla normalità, la necessità di creare momenti di allegria, di festa. Volevamo tornare a vivere. Per fare questo ogni contrada si mise al lavoro per costruire la sua sfilata. L’intera comunità fu mossa per organizzare e vivere il Palio. Fu un’edizione speciale, la ricordo così».
Maria, oggi 90enne, all’epoca aveva 20 anni. Ed oggi come allora è certa di una cosa: «Il Palio riportò la speranza e la spensieratezza in città. Un sentimento mancato per troppo tempo».
Il Palio del 1952
La contrada Sant’Erasmo fu la prima a sfilare e Maria, in testa al corteo, venne ripresa in un servizio di presentazione della Sagra del Carroccio realizzato dall’Istituto LUCE. Un breve video conservato nell’archivio LUCE CLICCA QUI. Con emozione Maria rivedendosi in quelle immagini è tornata in quel lontano 30 maggio del ’52. È tornata con la mente tra le stanze della casa di sua madre, in viale Gorizia, dove si incontravano i contradaioli di Sant’Erasmo che nel contempo avevano da poco trovato casa in via Milano. Oggi hanno un maniero ampio e moderno in via Canazza. «Un mondo completamente diverso. Allora i cavalli si andavano a prendere all’ippodromo, correvano sul prato e non c’era la mossa con il canapo. Ma una sorta di nastro. Quell’anno ricordo che andai accompagnata da un esperto di cavalli in una struttura poco fuori da Milano per vedere il fantino ed il cavallo che doveva correre per la nostra contrada. Non avevo alcuna esperienza in materia. Per me fu una cosa nuova, un’avventura. Nel periodo pre Palio si organizzavano tante feste nelle contrade e le reggenze erano invitate a tutte. Studiavo, quindi, non ho potuto presenziare a molti eventi. È stato un bel periodo». Maria era una giovane universitaria iscritta alla Bocconi di Milano che per l’occasione prese anche lezioni di equitazione: «Per sfilare a cavallo andai a prendere alcune lezioni in una scuderia a Castellanza. Inoltre andai anche a Milano a recuperare i gioielli per la sfilata. Ricordo che il lavoro per la ricostruzione dei costumi fu seguita dall’architetto Turri, allora era l’esperto in materia. Ovviamente oggi c’è una ricerca più accurata e storica che ha permesso di far crescere la sfilata. Allora ci eravamo letteralmente inventati».
Il Palio e la sua importanza
Certo che trovarsi a ricordare il primo Palio del dopo guerra in un periodo caratterizzato da conflitti sparsi in tutto il mondo fa pensare: «La guerra è solo male… è solo tragedia. Ed è triste per me che l’ho vissuta, seppur in giovanissima età, vedere il mondo ancora travolto da questi eventi». Visti i tempi in cui viviamo, per Maria il Palio resta per Legnano una sorta di promemoria: «Ogni anno con i suoi valori e la sua bellezza ricorda alla città quanto siano importanti i momenti di semplicità fatti di spensieratezza e comunità. Momenti che solo la pace può regalare». [
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