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Palio di Legnano

La contrada La Flora si racconta nella sera del cenino “Reggenze ai fornelli”

Martedì 14 maggio il maniero della contrada La Flora ha ospitato il secondo appuntamento della sfida culinaria "Reggenze ai fornelli". L'occasione è servita per "sbirciare" dietro le quinte della vita di contrada ascoltando ricordi, aneddoti e storie della contrada rosso blu

Contrada La Flora - Reggenze ai fornelli

Nella serata di martedì 14 maggio il maniero della contrada La Flora ha ospitato il secondo appuntamento della sfida culinaria tra capitani e gran priori (tenutasi l’8 maggio), castellane e gran dame (14 maggio) e scudieri, gonfalonieri e jack (che si terrà martedì 21 maggio). Il secondo appuntamento del cenino “Reggenze ai fornelli” ha visto cimentarsi le castellane e le gran dame nella preparazione di un menù a base di hamburger e patatine per circa 100 persone in pieno stile Burger King… o per meglio dire Burger Queen.

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L’occasione è servita per “sbirciare” dietro le quinte della vita di contrada e ascoltare le esperienze vissute dai contradaioli che hanno attraversato insieme a La Flora numerosi cambiamenti.

I ricordi


Tra i ricordi più belli per un contradaiolo ci sono ovviamente le vittorie al Palio, ma anche gli scherzi goliardici con la loro preparazione, le amicizie nate in contrada, i momenti di condivisione e tanto altro. «Trovo la contrada un ambiente molto stimolante, – ha detto la contradaiola Viola -, ho stretto delle amicizie importanti che coltivo anche fuori dal maniero. Ho a cuore questo posto e cerco di dare il più possibile. Un dei ricordi più belli che ho è quando da piccola nel 2005 ho partecipato alla sfilata lanciando i petali di rosa per strada».

L’ingresso e le prime esperienze in contrada


Il gran priore

«Sono 50 anni che vivo la contrada, – ha detto il gran priore Pietro Colombo – sono entrato nei primi anni ’70 e da lì in poi è stato solo amore per i colori rosso blu. Tre anni fa sono diventato gran priore e, dopo 50 anni, diventare gran priore della propria contrada è il massimo che possa esserci per un contradaiolo. L’amore con la quale questa contrada mi ha dato la possibilità di ricoprire questa carica è stato enorme».

Il capitano

«Sono in contrada dal 1986-87, – ha detto il capitano Vincenzo De Milato -, mi ci ha portato l’amico Ciccio Bustoni che purtroppo è venuto a mancare anni fa. Mi ero avvicinato già ai 6 o 7 anni andando con mio fratello al maniero di via Ciro Menotti, che era una stanza, perché volevo sfilare. Mi ricordo che io e mio fratello andavamo lì il 30 aprile per registrarci alla sfilata, ma tutti gli anni ci rispondevano che non c’era posto, così mi sono un po’ allontanato. Un giorno – ha continuato il capitano Vincenzo De Milato – Ciccio Bustoni ci incontra al centro comunitario, eravamo un bel gruppo di ragazzi, e ci invita in contrada, ma a me non piaceva più questo mondo perché mi sentivo escluso. Piano piano sono rientrato e ho vissuto la vita di contrada fino a diventare priore e, dopo il Covid, sono rientrato in consiglio, mi hanno proposto di diventare capitano ed eccomi qua».

La contrada come una grande famiglia


«Per me, come per tanti, – ha detto il gran priore Pietro Colombo – la contrada è un po’ come una seconda casa, diventa come una famiglia un po’ più allargata. Sicuramente ci sono delle regole che dobbiamo rispettare, ma è come una famiglia, per cui se qualcuno è in difficoltà si cerca sempre di aiutare. Sotto questo aspetto ce la stiamo mettendo tutta e spero di essere riuscito in questi anni a coinvolgere più persone possibili in contrada».

Non c’è cosa più bella di entrare in un posto e sentirlo “casa”. «Ho iniziato a frequentare la contrada per caso, – ha detto la castellana Francesca Ponzelletti -, perché i miei amici già la frequentavano e una sera mi hanno convinta ad andare al maniero rossoblu. Ho trovato da subito un ambiente accogliente e ho capito che questo poteva essere un luogo che avrei potuto chiamare “casa”».

Un luogo sicuro


«Sono genitore, – ha detto Mauro Nebuloni, capitano non reggente -, ho un figlio di 14 anni che mi chiede di venire in contrada e io lo porto volentieri perché credo che la contrada abbia anche una funzione sociale all’interno della città. Ritengo le contrade un posto sicuro dove i ragazzi possono venire e imparare valori che forse nella società di oggi non vengono sempre ben trasmessi. La contrada vive tutto l’anno e, soprattutto, nei mesi estivi diventano luoghi di associazione per questi ragazzi».

Gli scherzi

«I ricordi più belli sono gli scherzi che facevamo alle contrade, – ha raccontato il gran priore Colombo -: negli anni ’70 e ’80 ne abbiamo fatte di tutti i colori». Tra gli scherzi raccontati c’è il “furto” delle bandiere delle contrade avversarie. «Una volta – ha raccontato il gran priore – si andava a rubare le bandiere sui pali della luce, si partiva in 3 o 4 e si saliva sui pali come fossero una cuccagna e si tiravano giù le bandiere».

I cambiamenti

Il primo Palio si è disputato nel 1935 e, da allora, le cose sono molto cambiate. «Il mondo del Palio è cambiato moltissimo rispetto agli anni precedenti, – ha detto il gran priore Colombo -, sembra quasi industriale perché tutto deve essere preciso e perfetto. Il cambiamento è avvenuto anche con l’arrivo della Commissione Costumi: una volta gli abiti non erano quello che sono oggi, ora c’è un lavoro immenso dietro, i costumi odierni sono di una precisione e di una bellezza spettacolare».

«La contrada è cambiata molto – ha detto Cristiano Poretti, capitano non reggente -, come anche il Palio. Nei primi anni il Palio c’era solo nel mese di maggio e i manieri erano tendenzialmente dei locali non grandi e belli come quelli di oggi. Era tutto “fatto all’ultimo” e gli eventi erano concentrati nel mese di maggio».

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Pubblicato il 15 Maggio 2024
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