Maggioranza e opposizioni ancora ai ferri corti a Legnano. Ma i consigli “al calor bianco” non sono una novità
Di clima teso in consiglio comunale già nei primi anni '90 si parla anche nell'ultimo numero della rivista Polis, in un articolo a firma di Saverio Clementi che tra aneddoti e analisi non risparmia bordate a chi oggi siede tra i banchi consiliari
Liti e polemiche sono ormai all’ordine del giorno per il consiglio comunale di Legnano: prova ne sia che giusto ieri, martedì 5 marzo, il presidente Umberto Silvestri ha sospeso i lavori consiliari in anticipo dopo l’ennesimo scontro a tutto campo tra maggioranza e opposizioni.
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Ma se è vero che il leit motiv di questa consiliatura sono una maggioranza e una minoranza costantemente ai ferri corti, le discussioni, anche accese, nel parlamentino di Legnano non sono una novità. Tanto che di clima teso e consigli comunali “al calor bianco” si parla anche nell’ultimo numero della rivista Polis, in un articolo a firma di Saverio Clementi che tra aneddoti e analisi non risparmia bordate a chi oggi siede tra i banchi consiliari di Palazzo Malinverni.
«Sono stato consigliere comunale dal 1993 al 1996 – scrive Clementi nell’articolo -. Allora sindaco era l’architetto Marco Turri, il primo ad essere stato eletto ai legnanesi alla guida di un monocolore leghista. Erano gli anni in cui la Lega poteva candidare anche un illustre sconosciuto con la certezza di un successo garantito. Turri fu costretto ad andare al ballottaggio con Stefano Landini poiché gli mancarono pochissimi voti per essere eletto al primo turno. Dovette subire la furbesca concorrenza di Angela Bossi, sorella del senatur, e della Lista per Legnano che candidava Giorgio Vecchio. Inutile dire che i leghisti per tutto il mandato fecero il bello e il cattivo tempo. Ricordo ancora quando, indispettito dalle proteste di noi consiglieri di minoranza che lamentavano di non essere mai presi in considerazione, l’allora capogruppo leghista si alzò e con calma disse più o meno queste parole: “Le elezioni le abbiamo vinte noi e quindi facciamo quello che vogliamo, se e quando le vincerete voi farete altrettanto”».
«Il clima in aula era spesso nervoso, condizionato negativamente anche da un sindaco con un carattere non sempre conciliante, eppure capitava a volte che al termine di una seduta, anche a tarda sera, si andava tutti insieme, maggioranza e minoranza, a mangiare una pizza in uno dei pochi locali ancora aperti a quell’ora – prosegue il racconto di Clementi -. Particolare degno di nota: a pagare per tutti era il sindaco Marco Turri. Seduti allo stesso tavolo si scherzava, prendendoci in giro per cose successe poche ore prima in aula. Sono trascorsi trent’anni da allora e viene spontaneo fare un paragone con quanto accade regolarmente oggi durante le sedute del consiglio comunale legnanese. Uno spettacolo a dir poco deprimente! Crediamo sia inutile distribuire patenti di innocenza o colpevolezza agli uni o agli altri. È un dato di fatto che il confronto politico degenera quasi sempre in scontri verbali non degni di un parlamentino cittadino. È venuto meno quel doveroso rispetto che deve caratterizzare i rapporti umani, prima ancora che politici. Non per tutti è così, sia ben chiaro».
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