Violenza sulle donne, aumentano i casi e l’aggressività nell’Alto Milanese
Nel 2023 è stato registrato un aumento del 20% rispetto agli anni passati. Dei 134 casi presi in carica nel 2023, 28 (21%) sono stati conclusi positivamente
Sempre più casi di violenza sulle donne nei territori del Legnanese e Castanese. I dati, presentati da Antonella Manfrin, coordinatrice del Centro antiviolenza di Legnano gestito dal “Filo Rosa Auser”, in occasione della conferenza stampa sugli eventi per la Giornata internazionale della donna del Comune di Legnano, fanno preoccupare. Soprattutto per l’aumento della violenza nei confronti delle giovanissime, minorenni comprese: «Per questo abbiamo tenuto incontri nelle scuole, sul tema del consenso e sul senso del limite».
Nel 2023 è stato registrato un aumento del 20% rispetto agli anni passati. Da un lato è sicuramente aumentata la consapevolezza delle donne, spinte a denunciare la propria situazione anche grazie ai media, ma allo stesso tempo, ha spiegato Manfrin, «è aumentata anche l’aggressività delle storie riportate». Per 11 delle 134 donne prese in carico nell’ultimo anno dal Centro antiviolenza (197 i contatti ricevuti) è stata necessaria la collocazione in case rifugio, proprio per la gravità della violenza subita che in molti casi coinvolge anche i figli. In generale, un caso su tre si configura come ad alto rischio.
Il 28% delle utenti del Centro proviene da Legnano, seguita da Castano Primo e Parabiago. La metà delle donne ha una età compresa tra i 41 e i 60 anni; la maggior parte sono italiane (72%) seguite da sudamericane (13%) e originarie di Paesi dell’Est Europa (10%). Il livello di istruzione è mediamente alto (il 74% ha completato la scuola secondaria di primo o di secondo grado) e il 63% sono donne occupate, con la possibilità di mantenersi in modo autonomo. Il 35% delle utenti è coniugata e il 71% ha figli, nella metà dei casi minorenni.
La violenza più praticata è psicologica e riguarda il 92% delle donne, seguita da quella fisica (60%); molto spesso il maltrattante è il marito (32%) o comunque una persona che ha un legame affettivo con la vittima.
La maggioranza delle vittime si presenta agli sportelli del Centro per iniziativa personale (32%), altre su iniziativa delle forze di polizia (14%) di uno psicologo o psichiatra (11%), del pronto soccorso di un ospedale (10%), di un parente o conoscente (9%) o dei servizi sociali (8%).
Dei 134 casi presi in carica nel 2023, 28 (21%) sono stati conclusi positivamente con l’allontanamento dal maltrattante e raggiungimento autonomia lavorativa e abitativa.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.