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Sanremo 2024: la mini maratona con Luca Mondellini

Il festival visto da Luca Mondellini, videomaker legnanese appassionato di musica e di #sanremo

Sanremo 2024, la prima serata

SANREMO 2024 – Prima serata

Ed eccoci qui. 74^ edizione del Festival di Sanremo, la quinta di Amadeus. Anche quest’anno sono a Villa Nobel (si, proprio la villa dove lunedì sera c’è stato il falso allarme bomba che ha creato parecchio scompiglio), per la terza edizione di Oltre il Festival.

Dalla prima serata ci si aspetta una mini maratona, speriamo di reggere! Amadeus, con un segno della Croce come fanno i giocatori prima di scendere in campo, sale sul palco del teatro Ariston. Ormai su quel palco si sente a suo agio, un po’ meno Mengoni anche se nel corso della serata si scioglie sempre di più. Carina la gag con i vari oggetti che rievocano fatti di Sanremo, peccato averla tirata in lungo. A livello di performance canora non c’è trippa per gatti, 11 minuti di medley incredibile. Meno spigliato sul palco Ibra che deve ringraziare l’inventore del gobbo che lo salva in corner.

Fiorello porta lo show a Sanremo, quello fresco che ci piace tanto, tra collegamenti e gag sull’intelligenza artificiale. “Ama pensati libero…è l’ultimo!”. La storia di Giovanbattista Cutolo, talentuoso pianista e un virtuoso del corno, che avrebbe dovuto suonare il suo strumento a fiato proprio nell’orchestra di Sanremo, è sicuramente molto forte, ma come è stata portata sul palco dell’Ariston, con la madre Daniela, è l’emblema della spettacolarizzazione del dolore in tv che alla fine crea l’effetto opposto all’empatia. L’omaggio a Toto Cutugno lo rivedrei nella forma: fissare una tenda vedendo un video delle teche Rai non mi convince tanto, soprattutto se penso al sonno che avanza.

Passiamo alla gara:

Clara, Diamanti grezzi: Pezzo straorecchiabile, controllo voce non male con tutta l’emozione di aprire il Festival, un bel vibrato. Insomma un pezzo che spacca.

Sangiovanni, Finiscimi: Nessuna grande novità, un pezzo piatto che non esplode.

Fiorella Mannoia, Mariposa: Ecco la sposa di Sanremo, tutta l’eleganza di Mannoia è svanita con un pezzo che potrebbe fare benissimo Mannario. Sempre una gran donna sul palco ma speravo di più, che osasse, con l’eleganza che la contraddistingue!

La Sad, Autodistruttivo: Un ritorno alle boyband degli anni 90. Vocalmente stonati ma in radio il pezzo girerà. Interessante il loro grido, da capire di più: “Vomito anche l’anima per sentirmi vivo”.

Irama, Tu no: Non sono riuscito a capire se mi piace, sicuramente rientra nel suo genere, una canzone delle sue. Senza infamia e senza lode.

Ghali, Casa mia: pezzo sicuramente orecchiabile, da approfondire al secondo ascolto perché sicuramente ci sono una serie di messaggi da osservare.

Negramaro, Ricominciamo tutto: anche in questo caso c’è tutto di loro, manca un po’ di innovazione, sembra tutta uguale, tanto da non capire dove sia il ritornello e quando lo capisci non è per nulla coinvolgente.

Annalisa, Sinceramente: un pezzo dance che diventerà subito una grande HIT che vorresti sentire in loop. Fa tutto la musica, il testo non ha sicuramente spessore.

Mahmood, Tuta gold: un brano che ricorda un po’ Barrio, Calypso e altri suoi pezzi. Le sonorità di Mahmood spaccano sempre, questo non si può negare, il pezzo fermo sulla sedia non ti fa stare.

Diodato, Ti muovi: una ballata orecchiabile ma speravo di più, forse l’aspettativa era molto più alta, dopo Fai Rumore. Una canzone anni 70/80, un ritorno al passato in un Festival dove ho paura che non ci sia spazio per lui anche se il pezzo è molto sanremese, forse fino a qualche anno fa…

Loredana Bertè, Pazza: complimenti per il coraggio di tornare sul palco dell’Ariston, qualche problema di intonazione ma che grinta!

Geolier, I p’ me, tu p’ te: ammetto che per comprenderlo meglio avrei avuto bisogno dei sottotitoli. Il ritmo c’è tutto, nel complesso godibile.

Alessandra Amoroso, Fino a qui: al primo ascolto piace, anche se tutta un po’ uguale. Molto sanremese.

The Kolors, Un ragazzo una ragazza: crea assuefazione. Lo vorresti sentire in loop, domani lo canteremo tutti. Nelle prime note delle strofe mi ha ricordato Salirò. È già tormentone.

Angelina Mango, La noia: quando metti insieme Dardust + Madame + Angelina Mango, praticamente vai sul sicuro. Complimenti per la sicurezza sul palco, un pezzo orecchiabile, come molti brani quest’anno.

Il Volo, Capolavoro: anche dopo il restyling, mi rimangono indigesti. Vocalmente bravi, tutto il resto non c’è, dal testo (“prima di te non c’era niente di buono: sei un capolavoro”) all’arrangiamento.

BigMama, La rabbia non ti basta: una sana interpretazione, nulla di troppo esagerato, un inno a se stessa, che serve in questo mondo.

Ricchi e Poveri, Ma non tutta la vita: anche per loro un applauso al coraggio, anche per il fatto di salire così sul palco. Sul resto nulla che lasci il segno.

Emma, Apnea: non colpisce al primo ascolto, mi spiace. Nulla che incide ma forse colpa del sonno, prometto di ascoltare meglio.

Nek e Renga, Pazzo di te: eterni ragazzi che sul palco sembrano godersela. Da approfondire.

Mr Rain, Due altalene: stesso effetto di Supereroi, all’inizio non mi ha fatto effetto poi entrerà. Nulla di diverso da solito, compitino ben fatto.

Bnkr44, Governo punk: una hit che rimane, altro ritorno alle band anni 90, voglio approfondire.

Gazzelle, Tutto qui: semplice, genuino. Quel che serve dentro questo subbuglio. Grazie per quel “Ciao mamma” finale, serve questa semplicità.

Dargen D’Amico, Onda alta: si sveglia tutta Sanremo all’una con Dargen, spacca tutto e si canticchia. Non da podio, ma in radio andrà alla grande.

Rose Villain, Click boom!: gran bella voce, pezzo da ascoltare con più attenzione.

Santi Francesi, L’amore in bocca: nulla che lasci il segno, ma forse sono troppo stanco, chiedo venia.

Fred De Palma, Il cielo non ci vuole: ritornello che rimane in testa, si vede che i tormentoni li sa fare.

Maninni, Spettacolare: manca di sale, mi spiace perché lui ha del potenziale, forse ancora acerbo.

Alfa, Vai!: bella, godibilissima canzone. Testo molto bello, canzone fresca, che spinge, con tante dinamiche che la rendono varia.

Il Tre, Fragili: sono le 2 di notte, non riesco ad emettere un giudizio, posso solo notare che sia andato dallo stesso parrucchiere di Irama.

Luca Mondellini

Redazione
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Pubblicato il 07 Febbraio 2024
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