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Protesta in carcere a Busto Arsizio, il Sappe chiede un incontro al sottosegretario Delmastro

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria denuncia l'episodio di sabato 3 febbraio e chiede provvedimenti urgenti

Apre lo sportello del Garante regionale dei Detenuti in carcere a Busto

Alta tensione in un carcere della Lombardia, nella Casa circondariale di Busto Arsizio, nella giornata di sabato 3 febbraio. Alfonso Greco, segretario regionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria riferisce: «Due detenuti di nazionalità straniera, assegnati in Sezione ordinaria “chiusa”, dopo neanche due ore hanno, con bastoni rudimentali, devastato il corridoio del reparto, utilizzando anche un idrante. Hanno minacciato per più di un’ora di uccidere chiunque entrasse. Solo verso le 17:00 l’emergenza è rientrata. Uno dei due doveva scontare il 14 bis, articolo dell’Ordinamento penitenziario volto alla tutela di particolari esigenze di sicurezza legate al comportamento dei detenuti come concretamente verificato nel corso della detenzione, ma gli è stato revocato ad inizio gennaio. Ancora una volta grazie al personale di polizia penitenziaria di Busto Arsizio si è ripristinato l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto».

«Ormai quello che quotidianamente accade negli Istituti del Distretto penitenziario lombardo non fa più notizia – denuncia Greco -. Le aggressioni che avvengono pressochè quotidianamente ai danni del personale di Polizia che presta servizio nelle varie carceri sono il simbolo di una gestione fallimentare dell’Amministrazione Penitenziaria. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria annuncia che saranno messe in atto, concrete forme di protesta finche l’Amministrazione non fornirà i mezzi e le soluzioni affinché il problema venga risolto».

Il sindacalista, che esprime solidarietà al personale del Reparto di Polizia del carcere di Busto Arsizio, ribadisce ancora una volta che «il SAPPE denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri lombarde ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria!».

«La situazione penitenziaria è sempre più critica – commenta il segretario generale del SAPPE, Donato Capece -. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Ci sono state 160 denunce per resistenza ed ingiuria a pubblico ufficiale, 10 proteste collettive con rifiuto di entrare in cella. Ma ancora più gravi le aggressioni a poliziotti: 56 quelle che hanno visto assegnare ai malcapitati fino a sette giorni di prognosi, 18 quelle con prognosi da 8 a 20 giorni e ben 8 aggressioni con prognosi maggiori di 20 giorni».

«Nelle carceri  serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci – prosegue il leader del SAPPE, che fa appello al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che tra le sue deleghe ministeriali ha quella riservata alla trattazione degli affari di competenza dei Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, per un incontro urgente -: per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!».

Redazione
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Pubblicato il 04 Febbraio 2024
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