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Al Tirinnanzi di Legnano un concerto per non dimenticare le vittime dei campi di sterminio

Gli strumentisti del Teatro alla Scala di Milano, hanno incantato il pubblico. Toccante e significativo l'intervento di Emanuele Fiano: "La memoria una lezione che non diventi solo un esercizio del ricordo"

Al Teatro Tirinnanzi di Legnano si è tenuto il “Concerto per il Giorno della Memoria” in ricordo delle vittime degli orrori della Seconda guerra mondiale. Gli strumentisti del Teatro alla Scala di Milano, Alexia Thiberghien e Evgenia Staneva ai violini, Francesco Lattuada e Carlo Maria Barato alle viole con Simone Groppo al violoncello, hanno incantato il pubblico con Wolfgang Amadeus Mozart e Johannes Brahms ricevendo calorosi applausi.

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Concerto per il Giorno della Memoria 4 di 7

Ha aperto l’evento il sindaco Lorenzo Radice che ha sottolineato l’importanza del non rimanere indifferenti di fronte alle ingiustizie. «E’ un periodo storico molto particolare, – ha detto il sindaco Radice – l’invito che mi permetto di fare alla nostra comunità è di non rimanere indifferenti, in tutti i campi del nostro vivere, perché l’indifferenza è il primo atto che ha portato a quei tempi che furono e alla tragedia che ha vissuto il nostro paese, che il nostro paese ha contribuito a far accadere».

Concerto per il Giorno della Memoria

Anche il presidente della sezione legnanese di A.N.P.I. Primo Minelli ha voluto ricordare le origini dell’odio nazi-fascista. «La riflessione che dobbiamo fare in questa giornata di ricordo – ha detto Minelli – è su quale è stata la base culturale dell’olocausto, cioè da dove arriva quel fenomeno che nasce nella civilissima Europa, nella civilissima Germania. E’ da lì che ha origine l’antisemitismo e c’è un pericolo di ritorno, dopo tanti anni, di un fenomeno ad esso legato. L’olocausto nasce da un odio politico ed etnico che anche nel 2024 stiamo vedendo in giro per il mondo e anche in Europa».

Particolarmente toccante e significativo l’intervento di Emanuele Fiano, presidente del comitato scientifico del campo di concentramento di Fossoli e figlio di Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz. Fiano, nel suo intervento, ha ripercorso la storia della sua famiglia, raccontando della solidarietà che gli amici e vicini di casa avevano con i suoi nonni ebrei fiorentini e di come questi stessi buoni sentimenti si siano trasformati in indifferenza e timore negli anni della guerra. «Io temo – ha detto Fiano – che noi potremo rischiare, tra qualche anno, che questo esercizio fondamentale per la nostra vita di ricordare che cosa è successo tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso possa diventare un esercizio retorico, un puro ricordare degli avvenimenti. Il motivo per cui continuo la battaglia della memoria è che noi si sia capaci invece, per le prossime generazioni, di tradurre la Memoria in una lezione, che non diventi solo un esercizio del ricordo».

 

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Pubblicato il 21 Gennaio 2024
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