Scuola, Cgil Legnano: “Un contratto ancora lontano dall’Europa”
Pippo Frisone della Flcgil Legnano commenta il nuovo CCNL che sarà firmato il 18 gennaio esprimendo alcune critiche, trattandosi del rinnovo di un contratto già scaduto da tre anni e molto distante dagli standard Europei
Pippo Frisone della Flcgil Legnano commenta il nuovo CCNL (Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro) che sarà firmato il 18 gennaio esprimendo alcune critiche, trattandosi del rinnovo di un contratto già scaduto da tre anni e molto distante dagli standard Europei.
Giovedì 18 gennaio, l’Aran ha convocato le OO.SS. del comparto Istruzione e Ricerca per la firma definitiva dell’Ipotesi CCNL 19-21. Ci sono voluti sei mesi dalla firma dell’ipotesi, avvenuta in luglio per superare tutti i controlli burocratici previsti dalla legge, da ultimo quello della Corte dei Conti. La sottoscrizione del CCNL è molto attesa perchè consentirà di riavviare la contrattazione integrativa a livello di scuola, sospesa sin qui in attesa della firma. Infatti, il nuovo CCNL prevede compensi individuali accessori differenziati, fino al 31 dicembre 2023 con parametri che resistevano da 17 anni e dal 1 gennaio 2024, rivalutati del 10%. La firma sblocca così tutti quei contratti d’istituto e sono la maggioranza che hanno suddiviso del risorse del fondo d’istituto in 4/12 coi vecchi parametri e 8/12 coi nuovi parametri. Inoltre, il nuovo CCNL introduce modifiche significative sul versante dei diritti che avranno ricadute anche a livello integrativo d’Istituto.
Non può non colpire, tuttavia, il grave ritardo con cui vengono chiusi i contratti nazionali nel pubblico impiego. Va ricordato che il CCNL che si firma definitivamente il 18 gennaio è già scaduto da tre anni mentre il CCNL 22-24 è già in scadenza e senza nemmeno l’atto d’indirizzo dato dal Governo all’Aran per il rinnovo!!! Ricordiamo ancora che questa firma definitiva non comporta aumenti sostanziali, se non per 300Mln che portano le cifre medie dell’accordo economico del novembre 2022 a circa 124€ per i docenti, grazie all’aumento della RPD (retribuzione professionale docenti) da 79,40€ a 87,50€ .
Aumenti medi che ahinoi relegano i nostri docenti agli ultimi posti in Europa meno che in Spagna ( 29mila) Francia (30mila) Germania (43mila) per non parlare della Danimarca (51mila) o della Svizzera(80mila) , contro i 24mila dell’Italia (dati rilevati dalla Education price index, anno 2022).
E sullo sfondo, un’ Autonomia differenziata preoccupante, all’esame del Parlamento proprio in questi giorni, che oltre a spaccare l’unitarietà dell’Istruzione del nostro Paese, differenzierà ulteriormente anche gli stipendi dei docenti in quelle regioni che si riapproprieranno della gestione degli organici del personale della scuola. La richiesta unitaria dei sindacati sull’autonomia differenziata è esplicita : “Teniamo fuori la Scuola dal processo di regionalizzazione proposto col ddl.615, in quanto organo costituzionale. Perchè nella Scuola, unica nelle finalità, nazionale nell’ordinamento, uguale nei diritti degli alunni, risiede la nostra appartenenza alla comunità nazionale, il nostro orgoglio di essere europei in quanto italiani e italiani in quanto europei”.
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