Giorgio Cantù, il pilota di Somma Lombardo ricordato a Magenta
Domenica 3 dicembre a Magenta, durante l’annuale incontro dell’Associazione Briatico nel Mondo presieduta da Angelo Melluso, verrà ricordato il pilota automobilistico
Domenica 3 dicembre a Magenta, durante l’annuale incontro dell’Associazione Briatico nel Mondo presieduta da Angelo Melluso, verrà ricordato il pilota automobilistico Giorgio Cantù.
Giorgio Cantù, l’allora ventenne esperto guidatore era nato nel Varesotto, a Somma Lombardo, il 6 gennaio del 1950. Lo ammiravano e lo stimavano tutti in paese, a Briatico, oltre per la sua grande bravura dimostrata al volante come pilota, anche per la sua grande umanità, per la simpatia, per il suo sorriso, per come si poneva con gli altri, sempre gentile, cordiale e disponibile. Era il “turista” milanese atteso tutto l’anno, era l’amico, per tutti un “mito” di cui essere orgogliosi.
Briatico (Vibo Valentia), anni Settanta; era d’estate ed era il tempo dell’Agosto Briaticese e della “Gimkana in Piazza”, un evento organizzato, annualmente e per alcuni anni, dall’associazione turistica Pro Loco di Briatico con l’ACI di Catanzaro, il Comune di Briatico, e con la preziosa collaborazione del campione automobilistico Giorgio Cantù, e di suo fratello Renzo, che a Briatico trascorreva le ferie estive e alloggiava, in una tenda canadese, presso il “Camping Squalo 33”, il campeggio situato nel grande uliveto. Una piazza IV Novembre completamente transennata, un carico enorme di balle di paglia, vecchi copertoni, centinaia di lattine vuote di olio per motori che venivano reperite presso i meccanici e le officine di tutto il circondario!
Era questo l’affascinante scenario della gimkana, una piazza dove la sera prima della gara lo stesso Giorgio Cantù, con i suoi amici collaboratori, tracciava pazientemente il circuito sull’asfalto reso rovente dal sole. Con della pittura bianca a tempera si creava, pian piano, l’itinerario di corsa. Giorgio Cantù arrivava da Milano a Briatico con la sua auto ribassata e truccata. Era una piccola e aggressiva Innocenti Mini Minor di colore bianco e con il paraurti bull bar anteriore, in tubolare, di colore nero ed i grandi fanali fendinebbia, con tanti adesivi pubblicitari del mondo dei motori ed i loghi di appartenenza di squadra, la Turascia Corse prima e, successivamente, lo Sprint Club di Milano. Una settimana prima della gara Cantù faceva affiggere le locandine che pubblicizzavano la Gimkana di Briatico, sui muri, sulle vetrine dei negozi ed anche sul cofano e sulle fiancate della sua Mini e delle auto dei suoi tanti amici che arrivavano da Milano.
Con il suo “gioiellino” di auto Cantù testava personalmente il percorso con le tante curve a gomito, le inversioni ad U con i testacoda, le frenate improvvise effettuate con il freno a mano, gli zig zag veloci tra lo slalom di lattine e copertoni… Giorgio Cantù provava e modificava più volte l’itinerario di gara, lo riprovava personalmente in modo scrupoloso; poi, solo dopo tanti prova e riprova, finalmente poteva dare il via al circuito definitivo. Arrivavano da tutte le parti, in paese, per seguire la “Gimkana di Briatico”, ed arrivavano pure in tanti da Vibo Valentia, dal Vibonese intero, ed anche dalle altre zone della Calabria per seguire o per partecipare alla corsa. In pista scendevano varie categorie, ben cinque classi suddivise per diverse cilindrate del motore delle auto ed anche alcune classi speciali; c’era quella riservata al guidatore più anziano, la classe tutta rosa riservata alle donne e quella per le vetuste auto d’epoca. I briaticoti accorrevano alla gara in tanti e tra i tanti c’era chi partecipava alla competizione con una vecchia Fiat Topolino, di colore verde bottiglia, mentre il fratello correva con una Opel Olimpia Coupé di colore rosso; era il 1972.
A gareggiare in “pista” una veloce Spitfire Coupé́, una vecchia Alfa Romeo. L’elenco è lungo: c’era un francese con la sua potente e sportiva Renault Alpine A 110 1600 S, di colore blu, c’era una Fiat 500, una Renault 6, una Fiat 850 Coupé, di colore rosso. Qualcuno ci racconta che «un anno stava per vincere il primo posto in classifica quando, a pochi metri dal traguardo, si ruppe il laccio d’acciaio dell’acceleratore e per quell’improvviso inconveniente perse la gara». Lo stesso ricorda che all’epoca aveva utilizzato degli accorgimenti davvero ingegnosi, ci racconta: «non esistevano ancora le cinture di sicurezza e si era legato al sedile con una serie di cinghie di pelle. Aveva anche zavorrato il cofano dell’autovettura, riempiendolo di mattoni pieni, per avere più stabilità nella guida».
Il lungo elenco continua; c’era una Fiat 500 color paglierino e c’era la Fiat Balilla nera, a tre marce, del parroco. Era un evento replicato per più anni dove le Mini Minor, le Mini Cooper, le 600 Abarth e le piccole Fiat 500 facevano la differenza. In particolare, essendo le Mini a trazione anteriore, con il freno a mano si riuscivano ad affrontare bene le curve senza urtare le balle di paglia, i copertoni e le lattine posizionate sul percorso. Alla gimkana partecipava anche una Renault 4 che ad ogni curva sembrava si cappottasse, tanto si piegava da un lato. Alla gara partecipava una Mini Cooper rossa con il tettuccio nero, e poi c’era il più veloce e spericolato di tutti, un gommista che con la sua Fiat 500 azzurra correva con il vano motore semiaperto. In piazza il mitico gommista, con dei guanti da rally, controllava a piedi la pista di gara come un vero pilota di Indianapolis. Ma altrettanto bravo e veloce nella guida era il “pilota” a bordo della sua Alfa Romeo GT 1750, un fiammante coupé di colore rosso, riusciva a fare dei percorsi di pista velocissimi e senza penalità.
Un altro briaticese che oggi vive a Milano, in quel tempo correva con una Fiat 500 Abarth elaborata al massimo. Lui, con i suoi amici, ogni anno era il primo ad aiutare Cantù a posizionare le balle di paglia. Tra le tante automobili in corsa a Briatico c’era qualche potente Giulia e Giulietta Sprint Alfa Romeo, molte Autobianchi A 112, i Maggiolini Volkswagen, le Fiat 127, le Fiat 600, alcune delle quali modificate Abarth, le Ford Escort e Capri, le Opel Kadett ed una rara Renault Dauphine di colore blu metallizzato. In pista scendevano tantissime Fiat 500, alcune Simca 1000, le Fiat 1100 D e le Fiat 1300, la 124 Sport Coupé́ e la Fiat 125, alcune Renault 4, una Lancia Fulvia Coupé HF rossa con il cofano nero, una NSU-Prinz 4, una Innocenti 950 Spider, una Austin A40, la Citroen 2CV che però si piegava troppo nelle curve rischiando di capottarsi. Tra le auto rimaste nella memoria collettiva della gimkana briaticese c’è anche una Fiat 850 Coupé́ Spider di colore giallo, una Renault 8 Gordini, la Simca 1000 Rallye di un turista romano, una Citroen Mehari ed una Fiat Giardinetta 500 B, una Ford Taunus e una Fiat 600 D di colore celeste chiaro.
Il microfono per la cronaca raccontata in diretta era annualmente affidato ad un briaticese, vero speaker sportivo del paese dalla buona dizione, il professore Pasquale Prostamo. Oltre ai tanti turisti ospiti dello Squalo 33 anche molti briaticoti di quel tempo diventarono piloti per un giorno. Sotto il sole cocente di agosto la piazza veniva inondata da suggestive fumate, dall’odore acre e pungente di gomme bruciate, frizioni e freni sotto sforzo, e poi c’era il rumore assordante dei tubi di scappamento e dei rombanti motori, delle frenate e delle accelerazioni improvvise. La partenza della gara era una linea bianca situata, per alcuni anni, davanti al Bar dello Sport, altre volte la starting line era situata dalla parte opposta della piazza. I giudici di gara, con il cronometro in mano, gli organizzatori e lo speaker, erano seduti a dei tavolini del bar, sotto ombrelloni da mare; prendevano appunti, controllavano, vigilavano e valutavano le performance dei corridori.
Memorabile periodo quello della Gimkana di Briatico, come memorabile è il duello di corsa, nella categoria massima cilindrata, tra un vibonese che gareggiava con la sua Triumph Spitfire 1500, color giallo oro, ed un francese di nome Jan Pierre che correva con una potente Renault Alpine A 110 1600 S. Fu una vera e propria battaglia rombante, che in molti ancora ricordano a distanza di tanti anni. A fine gara, accanto a palco in legno colorato allestito nei pressi di Piazza Marconi, si posizionava una moto ape con la tromba amplificata sul tettuccio collegata ad un microfono; poi salivano sul palco i vari rappresentanti dell’organizzazione e lo stesso Cantù, per le premiazioni. In una delle rare foto che sono sopravvissute, oggi fornite dalla madre di Cantù, Giulia Magni, e dalla moglie del pilota, Rosalba Daccò, si riconoscono tra gli altri un giovane premiato con tanto di coppa in mano, Giorgio Cantù, il presidente della pro loco e l’allora vicesindaco del comune. A Briatico ancora in tanti ricordano il Giorgio Cantù della gimkana, oggi, purtroppo, prematuramente scomparso. L’allora ventenne esperto guidatore, che successivamente diventerà architetto, era nato nel Varesotto, a Somma Lombardo, il 6 gennaio del 1950. Lo ammiravano e lo stimavano tutti in paese, a Briatico, oltre per la sua grande bravura dimostrata al volante come pilota, anche per la sua grande umanità, per la simpatia, per il suo sorriso, per come si poneva con gli altri, sempre gentile, cordiale e disponibile. Era il “turista” milanese atteso tutto l’anno, era l’amico, per tutti un “mito” di cui essere orgogliosi!
Testo a cura di Franco vallone
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.