Uccisa a mattarellate a Legnano, il ricordo dell’infermiere che ha assistito Stefania Cancelliere in rianimazione
L'infermiere, allora tirocinante, ripercorre quelle drammatiche ore: «Ti porti dietro il ricordo e lo fai tuo, sperando rimanga solo un ricordo e non diventi nuovamente una realtà"
Buongiorno, ho letto l’articolo riguardante Stefania Cancelliere e mi sono ritornate alla mente quelle ore durante le quali l’ho assistita in rianimazione. Ero uno studente, stavo facendo tirocinio ed era un fine settimana. Il mio assistente mi dice “Oggi siamo in TIPO” (terapia intensiva post operatoria) e penso “Che strano, la TIPO è chiusa nel weekend…”.
Quando entro c’è un solo paziente. Stefania. All’inizio non capivo chi fosse, se uomo o donna, se italiano o…cinese. Un cinese un po’ in carne diciamo. Si perché aveva il volto talmente gonfio che gli occhi erano ridotti a fessure e mi ricordavano molto il taglio degli occhi orientale. Prendiamo consegna e invece salta fuori che è italiana, l’ha aggredita il marito a Legnano, con un mattarello le ha disintegrato il cranio.
Siamo stati al suo letto tutta la mattina. Quando la toccavo avevo quasi paura di farle male. La parte più pesante del turno è arrivata quando hanno fatto entrare i familiari. In questi casi te ne stai lì zitto, nell’angolo, non c’è nulla da dire. Ti porti dietro il ricordo e lo fai tuo, sperando rimanga solo un ricordo e non diventi nuovamente una realtà.
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