In piazza a Legnano 300 lavoratori con Cgil e Uil, per dire “No” alla manovra del Governo
A manifestare anche molte lavoratrici che hanno voluto dire no alla violenza sulle donne, un problema sentito anche nel mondo del lavoro
Trecento i lavoratori sono scesi in piazza a Legnano per chiedere di cambiare la proposta di legge di bilancio e le politiche economiche e sociali messe in campo dal governo. Cittadini arrabbiati, delusi e preoccupati per il futuro sono quelli che questa mattina, venerdì 24 novembre, hanno partecipato alla manifestazione organizzata da CGIL e UIL. Una mobilitazione indetta a livello nazionale per protestare contro le nuove politiche economiche e sociali, per il diritto al lavoro e alla pensione «sempre più negato in questo Paese». Nel lungo corteo che si è snodato da piazza Monumento sino a piazza San Magno c’è stato anche ci ha voluto dire no alla violenza sulle donne: un problema sentito anche nel mondo del lavoro.
Ad intervenire per spiegare le motivazioni dell’iniziativa il segretario generale della Cgil Ticino Olona Mario Principe con Luigi Tripodi alla guida della Uil di Legnano. La giornata di protesta arriva dopo quella del 17 novembre che ha interessato i trasporti, pubblico impiego, la sanità, la scuola e le poste. Ed i sindacati promettono che non si fermerà qui: «Sarà una mobilitazione lunga. Perchè la situazione è grave in tutti i settori». Tripodi, con forza, dalla piazza ha precisato: «I lavoratori hanno detto basta. Dopo la partecipata manifestazione dello scorso 13 maggio, coerenti con le nostre proposte già avanzate e per rivendicare le vere emergenze economiche e sociali del nostro paese rivendicheremo: rinnovo dei contratti e lotta al precariato. Un fisco Equo e non a vantaggio degli evasori e recupero dell’erosione degli stipendi e pensioni dall’inflazione che ha pesantemente inciso sul carrello della spesa. Pensioni, APE Social, opzioni donna, giovani marcia indietro sulle penalizzazioni che hanno peggiorato la legge Fornero. Altro che superamento. Diritto alla casa e abitare. Sanità Pubblica, diritto alla Salute pubblica con liste d’attesa dignitose. Scuola e Istituzione per il futuro. Trasporti pubblici, infrastrutture e strumenti per tutelare la sicurezza sul lavoro Andremo avanti nella nostra protesta che si basa sulle vere esigenze delle lavoratrici, lavoratori e pensionati finché non saranno dare risposte concrete. Perchè noi ci siamo».
Dal canto suo Principe, nel suo intenso intervento, è tornato sulle polemiche sorte sullo svolgimento dello sciopero: «La vostra presenza è la risposta più giusta che potevamo dare a chi pensa di mettere in discussione il diritto di sciopero. E badate che chi lo fa, non sta mettendo in discussione la CGIL o la UIL ma bensì il diritto soggettivo di ogni cittadino così come previsto dalla nostra costituzione – spiega Pricipe -. È un grave attacco alla democrazia. Mentre tutti quelli che oggi hanno scioperato hanno scelto di rinunciare al proprio stipendio perché vogliono migliorare e cambiare questo paese. Credo che oggi la scelta più forte per difendere la democrazia sia quella di praticare la democrazia. Questo ha a che fare anche con le scelte che abbiamo fatto in questi mesi, penso alle manifestazioni e anche al percorso di mobilitazione del mese di novembre, e delle mobilitazioni che stiamo mettendo in campo, che non sono semplicemente azioni di protesta ma piuttosto si tratta di azioni per ricostruire una partecipazione una democrazia e per affermare un’altro progetto di società alternativo a quello che sta avanzando. È il momento di fare ognuno la nostra parte attraverso la partecipazione perché questo può fare la differenza. Perché è la democrazia lo strumento che permette alle persone di stare insieme, di discutere, di prendere decisioni, di fare sintesi, anche tra i bisogni e tra interessi diversi, senza democrazia questa cosa non c’è. Viviamo tempi dove il rapporto tra sindacato e politica è entrato in crisi, con una cultura che oggi si afferma maggioritaria nel paese che riconosce ai lavoratori al sindacato un ruolo di tutela e di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, ma non gli riconosce il ruolo di soggetto che può pensare ad una trasformazione sociale del paese. Mentre noi rivendichiamo il diritto di esserlo». Diversi i temi toccati tra questi quello dei migranti e della fuga dei giovani: «i sembra normale chi ha vinto le elezioni lo ha fatto raccontando che eravamo un paese invaso dai migranti clandestini, per poi scoprire che sono più i giovani italiani che ogni anno se ne vanno all’estero degli stranieri che invece vengono da noi. Il Governo che ha fatto per i tanti giovani che stanno qui con noi che chiedono un futuro migliore? E se osiamo dissentire veniamo accusati di fare politica. Allora dico che se quando chiediamo il rinnovo dei contratti, chiediamo interventi sulla sicurezza sul lavoro, sul quale non avete previsto un solo euro di spesa, una sanità pubblica che funzioni che chi guadagna di più debba pagare più tasse, un lavoro meno precario, cancellare le discriminazioni salariali tra uomo e donna». Mentre sul problema delle pensioni ha precisato: «Chiediamo al Governo risposte concrete su come intende finanziare la legge sulla non autosufficienza come intende intendete dare risposta ai tanti anziani che rimangono da soli che hanno bisogno di aiuto».
Donne e diritti
La manifestazione si è tenuta alla vigilia della Giornata contro la violenza sulle donne. Proprio per questo è stato letto un documento in cui si chiede al Governo di «mettere in atto interventi concreti».
Di seguito l’intervento integrale
Le donne e gli uomini di CGIL e UIL vogliono ribadire con convinzione che le politiche di questo Paese devono cambiare anche per mettere fine alla continua strage di donne, vittime di femminicidio, e per contrastare tutte le forme di molestie e violenze di genere. Nel nostro Paese, infatti, è ancora drammaticamente viva la cultura che ha dato origine allo ius corrigendi, al delitto d’onore e al matrimonio riparatore: una cultura che considera le donne una proprietà di cui disporre a proprio piacimento. Cambiarla è possibile e assolutamente necessario se non vogliamo continuare a piangere le tante Giulia, uccise per mano di chi diceva di amarle. Una ogni tre giorni.
Da tempo unitariamente chiediamo al Governo un approccio integrato e sistemico, in particolare:
• di inserire l’educazione all’affettività, al rispetto e alle differenze a partire dalla scuola dell’infanzia e per tutto il percorso scolastico, introducendo il tema della parità, del
contrasto alle violenze di genere e all’odio omotransfobico. È, infatti, fondamentale contrastare la cultura del possesso con appositi momenti di formazione/discussione nei percorsi curriculari degli studenti;
• di prevedere percorsi formativi rivolti a tutti gli operatori che, a vario titolo, si occupano di prevenzione e contrasto alla violenza di genere;
• di prevedere formazione specifica per i magistrati per tutto ciò che riguarda la violenza sulle donne;
• di inserire il contrasto alle violenze e alle molestie sulle donne tra gli argomenti della formazione obbligatoria su salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori;
• di introdurre incentivi specifici per la stabilizzazione lavorativa delle donne vittime di violenza;
• di rendere strutturale il reddito di libertà;
• di finanziare adeguatamente i centri antiviolenza e aumentare la disponibilità di posti in casa rifugio
• di completare il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 21/23 con il piano operativo che deve dettagliare ruoli, responsabilità, tempistiche e risorse finanziarie.
La stabilità e la qualità del lavoro sono essenziali per permettere alle donne di emanciparsi da una relazione violenta. Invece l’Italia continua a collocarsi agli ultimi posti di
tutte le classifiche internazionali che misurano la partecipazione delle donne alla vita economica dei Paesi, relegandole peraltro a lavori precari, a bassa qualificazione e
al part-time “involontario”. Servono, per questa ragione, investimenti strutturali per contrastare il divario occupazionale e salariale tra donne e uomini. Senza lavoro e salari adeguati le donne non saranno mai libere.
CGIL e UIL chiedono inoltre
• di mettere fine all’attacco, anche istituzionale, alla libera scelta e all’autodeterminazione delle donne. Va tutelato il diritto delle donne a scegliere di interrompere una maternità
non desiderata. A scegliere sul proprio corpo;
• di mettere fine alla cultura della colpevolizzazione che giudica le donne, trasformandole da vittime a colpevoli della stessa violenza subita. Ricordiamo sempre che le parole hanno un
senso.
Per ottenere questi risultati continueremo a mobilitarci, a partire dalle numerose iniziative territoriali previste in occasione del 25 novembre, giornata internazionale per
l’eliminazione della violenza contro le donne, camminando fianco a fianco con tutte le donne e gli uomini delle nostre Organizzazioni Sindacali. Per costruire insieme un Paese libero dalla violenza e da tutte le discriminazioni di genere.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.