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Industria e cinema a Glocal Doc. Dagli archivi della Liuc emergono i grandi registi da Antonioni a Pasolini

Lezione interattiva del professor Daniele Pozzi in università a Castellanza per una sessantina di studenti degli istituti Fermi e Facchinetti che hanno approfondito la comunicazione d'impresa attraverso filmati storici

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A lezione di cinema industriale con Glocal Doc e l’Archivio Cinematografico Industriale della Liuc che raccoglie filmati dedicati alla comunicazione d’impresa dalla fine dell’800 ai giorni nostri. Due classi dell’Isis Facchinetti (elettronica e geometri) e una classe dell’Istituto Fermi (tecnico economico), hanno potuto ascoltare la lezione del professor Daniele Pozzi e interagire con un’app dai loro smartphone (Wooclap).

Sessanta studenti, tutti del quinto anno, hanno potuto vedere filmati estratti dall’archivio che vanno dai fratelli Lumière, che riprendevano i lavoratori che uscivano dalla loro fabbrica nel 1895, a grandi registi e uomini di cinema come un giovanissimo Michelangelo Antonioni (1949) o Ermanno Olmi e Pier Paolo Pasolini (1956), fino ai primi elementi di pubblicità del prodotto finale come quello dedicato alla Vespa Piaggio di Luciano Emmer del 1959: «Quelli che poi sono diventati grandi registi si sono fatti le ossa e hanno reperito i finanziamenti anche grazie all’industria e al cinema industriale» – ha raccontato il professor Pozzi.

La lezione-proiezione ha mostrato come, per buona parte del Novecento il cinema è stato uno strumento di comunicazione molto importante per le aziende italiane, poi completamente soppiantato dalla televisione: «Cinema e sviluppo industriale si sono alimentati l’uno dell’altro in uno sviluppo continuo che è durato diversi decenni» – ha spiegato il professor Pozzi.

Attraverso l’analisi di filmati d’epoca il seminario ha presentato il percorso di evoluzione dell’industria nel nostro Paese dall’inizio del Ventesimo secolo ai giorni nostri, soffermandosi in particolare su come è cambiato il modo in cui le imprese si rivolgono al proprio pubblico: «All’inizio il messaggio principale era il ciclo produttivo, poi si è passati a privilegiare la tecnologia e le macchine, in seguito l’uomo e il suo duro lavoro e infine si è passati al trionfo del prodotto».

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I ragazzi sono stati coinvolti attraverso un’app scaricata sui loro smartphone e alla quale hanno dovuto loggarsi per poi partecipare rispondendo a quiz che ne hanno messo in luce qualche debolezza (anche informatica, sigh) mantenendo un buon livello di attenzione: «Siamo nell’era digitale e quindi abbiamo trovato questo sistema che li coinvolge e permette, in contesti limitati come questo, di tirare fuori da loro risposte che altrimenti faremmo fatica ad avere» – ha spiegato la responsabile dei rapporti con le scuole Elena Galante.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 08 Novembre 2023
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